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TESTO L'umiltà, concreta lezione di vita

padre Gian Franco Scarpitta  

Battesimo del Signore (Anno A) (09/01/2005)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Il battesimo amministrato da Giovanni non è lo stesso voluto da Gesù. Si tratta infatti di un battesimo di "conversione" per il perdono dei peccati in attesa della venuta del Messia; in altre parole un battesimo di conversione in vista del Salvatore venturo Gesù Cristo, che comporta il "raddrizzare i propri sentieri", il "preparare la strada per il Signore", abbandonare il peccato per la novità di vita.

Eppure Gesù, nonostante sia a pieno titolo il dominatore del peccato e della morte quale Figlio di Dio Salvatore, e nonostante non via sia in lui macchia alcuna di peccato, decide di farsi battezzare in linea con tutti i peccatori e senza pretendere che in ciò vi siano eccezioni a suo vantaggio. Disponendosi in fila con tutti gli altri, si sottomette alla prassi di ricezione del battesimo di fronte allo stupore dello stesso Giovanni che gli pone qualche obiezione: "Io dovrei farmi battezzare da te, e tu vieni da me!?" Perché Gesù si lascia battezzare alla pari degli altri? Forse non è convinto di essere Dio (ipostesi sollevata da qualche studioso)? Forse aveva coscienza di qualche peccato o pecchia morale commessa in precedenza? Niente di tutto questo, ma si umilia a tal punto allo scopo di "adempiere ogni giustizia" il che equivale a dire in ultima analisi "compiere in tutto la volontà del Padre"; quella cioè di rendersi solidale con l'umanità peccatrice e condividere con essa lo stato di gioia e di esultanza nell'avviarsi alla conversione e pertanto di avvicinarsi, anche fisicamente, ai peccatori pur non facendo parte della loro categoria. In Cristo Dio non si limita a richiamare a sé l'umanità dal peccato solo attraverso moniti di altolocata scaturigine, tantomeno per mezzo di minacce e/o riprovazioni: piuttosto intende "conversare" con loro, intrattenersi con essi in modo del tutto spontaneo e familiare parlando il loro stesso linguaggio e pertanto avverte di non poter fare a meno di annichilirsi davanti al Battista per esternare tale solidarietà. Leggiamo in questo atteggiamento di Gesù un implicito riferimento al valore dell'umiltà, che comporta la rinuncia ai propri progetti di grandezza e alle prerogative di superiorità e di dominio sugli altri e molte volte comporta altresì dover accettare situazioni di incomodo in vista di ideali di amore per il prossimo. Anzi, l'umiltà richiede che non ci si consideri meritori di nulla e che ci si privi di qualsiasi vanto mettendo da parte qualsiasi autoesaltazione e vanagloria; comporta che si accetti con rassegnata pazienza che gli altri siano superiori a noi e che non si venga presi in considerazione in merito a compiti, incarichi, mansioni in qualsiasi campo o dimensione questi si debbano verificare. L'umiltà si affina all'umiliazione quando si accettano le altrui ingiustizie e le altrui cattiverie con mitezza, senza apportare repliche o rivendicare diritti. Tutto questo è senz'altro molto difficile e chi scrive non garantisce di essere in grado di poterlo realizzare in prima persona, eppure proprio in questa prospettiva di umiltà e di umiliazione è possibile riscontrare la serenità di spirito e la pace interiore... Durante la mia infanzia trascorsa a Genova, mio padre in una certa occasione mi parlò di un sacerdote del luogo che con estrema pazienza e spirito di sopportazione aveva accettato critiche, illazioni, insinuazioni da parte di non pochi parrocchiani, senza aver mai proferito una sola parola di protesta o di autodifesa; prima di rendere l'anima a Dio, aveva espresso il desiderio di essere seppellito nel giardino della chiesa parrocchiale proprio sul luogo di passaggio della gente, e che la sua tomba fosse disposta in modo tale che la lapide venisse continuamente calpestata dai passanti, affinché "quanti mi hanno calpestato in vita, possano continuare a farlo anche adesso che sono morto." Ed è cosa certa che in quelle condizioni avesse sempre vissuto in serenità e mansuetudine proprio perché accettava di non aver riconoscimenti né meriti e per ciò stesso considerava se medesimo inferiore agli altri. L'umiltà rasserena molto più del successo e della gloria, che non di rado comportano molte ansie, lotte e pene a motivo della loro salvaguardia. Ma soprattutto, l'umiltà è la condizione per la quale ci si dispone a condividere le sofferenze dei più deboli, a considerare i dolori dei poveri e degli emarginati e ancora a rendersi disposti al servizio e alla generosità effettive: solo chi è umile, cioè sottomesso e privo di vanto, sarà capace di esternare tale e tanta sensibilità poiché avrà coscienza di aver ottenuto solo in dono (e non per merito) quanto possiede.

Ma l'umiltà non mancherà di apportare le dovute ricompense. Riflettiamo infatti un istante su quanto avviene a Gesù una volta che Questi ha ricevuto il battesimo: lo Spirito Santo scende su li Lui sotto forma di colomba e una voce dal cielo lo qualifica come "il Figlio prediletto... Ascoltatelo"; a seguito cioè di un palese atto di umiliazione che lo ha reso partecipe con i peccatori e gli ultimi Gesù viene esaltato da Dio. Come affermerà poi la teologia paolina e la Lettera agli Ebrei a proposito della morte di croce, qui si nota come da umiliato per causa nostra Gesù viene immediatamente esaltato dal Padre. Si tratta del destino comune che tocca a chiunque voglia accettare la prova della frustrazione e del dolore alla quale altri ci sottomettono, giacché chi ci rende martiri è destinato a perire della stessa morte che egli stesso aveva preventivato per noi e l'umiltà ha sempre la sua vittoria sulle inutili affermazioni. E così il battesimo di Gesù diventa per noi concreta lezione di vita.

 

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