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TESTO Ti rendo lode, Padre!

mons. Gianfranco Poma

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/07/2014)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Matt.11,25-30 è una pagina intensissima che ci fa entrare nella intimità più profonda dell'esperienza personale di Gesù per suscitare la nostra esperienza: ogni parola ci coinvolge personalmente. Qui troviamo il cuore della novità cristiana che è offerta a noi.

"In quel momento, Gesù, rispondendo, disse: Ti rendo lode, Padre...". In quel "momento" Gesù sperimenta il rifiuto della sua comunità (Cafarnao) e l' ostilità delle città delle scuole rabbiniche e della cultura religiosa del suo tempo mentre trova accoglienza presso "i piccoli" ed "i pagani" (Tiro e Sidone"). Al rifiuto che gli oppone l'élite religiosa del suo tempo, Gesù risponde con un forte accento polemico. Ma la risposta, una preghiera rivolta al Padre, contiene tutta la sua novità: Gesù ringrazia (confessa, riconosce, loda) il Padre, per il suo fallimento presso i sapienti e gli intelligenti, ma non per antipatia verso di loro, ma perché sa che questo fallimento e la riuscita che l'accompagna, corrisponde al senso dell'opera che egli è chiamato a compiere per volontà del Padre: la salvezza dell'umanità. In piena coerenza con la preghiera dei Salmi, Gesù riconosce che Dio continua l'opera della salvezza, e per questo gli rende lode. Ma la preghiera di Gesù rivela la novità della sua intimità senza limite con Dio, come del figlio con il padre, che diventa amorevole disponibilità filiale e sintonia nel progetto d'Amore della sua volontà.

Gesù rende lode al "Padre che nasconde e rivela..." Nella concretezza della sua esperienza, egli riconosce solo in Dio il soggetto che opera: il suo fallimento o la sua riuscita non dipendono dai suoi sforzi o dalla sua attività, ma solo dalla volontà di Colui che egli sperimenta come Padre che lo ama, e fa di Lui uno strumento del suo amore.

Ecco: la grande novità di Gesù è la sua relazione filiale con il Padre, il volto nuovo di Dio, che Lui sperimenta come Figlio "conosciuto", amato intimamente dal Padre, nella sua carne, nel suo farsi mite e umile di cuore, nel suo spogliarsi di tutto, nel suo annientarsi sino alla nudità della Croce. La grande novità di Gesù è la sua "conoscenza" del Padre, la sua esperienza di un Amore che non lo abbandona, lo accompagna sempre, gli apre la mente, il cuore...lo fa vivere persino nella morte. E tutto questo è dono che solo Lui, spogliato di tutto può accogliere: tutto è Amore che diventa carne nel Figlio che discende per poter essere amore che continua a donarsi in chi si lascia amare.

Adesso sappiamo quali sono "queste cose" che il Padre, Signore del cielo e della terra ha nascosto ai sapienti e ha rivelato ai piccoli: sono la novità di un Amore infinito che diventa intimo nell'uomo fragile, è l'esperienza di una relazione filiale che libera dalla paura, dona un cuore capace di vivere una vita nuova libera da schemi e dalla Legge, per gustare l'Amore e compierne le opere.

Adesso possiamo capire la logica del "Padre, Signore del cielo e della terra" che "ha nascosto ai sapienti e ha rivelato ai piccoli": perché chi ritiene di bastare a se stesso, con la propria ricchezza, i propri mezzi, intelligenza, forza, chi è chiuso in se stesso, non può conoscere la gioia di entrare in una relazione d'amore che dilata infinitamente l'umanità che trova il suo significato proprio nel momento in cui ha il coraggio di sentirsi debole goccia in un oceano d'Amore. Dio ha bisogno della nostra piccolezza per rivelare l'immensità del suo Amore.

Tutto questo è vero quando diventa l' esperienza personale che Gesù vive: il momento in cui i potenti lo scartano è quello nel quale egli propone la sua novità. Agli uomini alla ricerca del senso della vita, stanchi per la loro inconcludente potenza, coscienti dell'invalicabilità dei propri limiti, dell'impotenza della Legge che diventa l'ultima forma di schiavitù per i poveri e i deboli, Gesù dona se stesso, non spiega una dottrina, non impone una Legge, ma invita alla relazione personale con Lui, con la sua umanità fragile come quella di tutti gli uomini, riempita dall'infinito Amore del Padre. Quello che l'umanità cerca le è donato: "Accostatevi a me, tutti, stanchi e senza forze: io vi rigenererò". Non la Legge, ma l'incontro con Lui, la relazione personale con Lui, è il dono che fa rinascere l'umanità: proprio la carne debole, è piena di gloria; il limite è dilatato ad orizzonti infiniti.

"Prendete su di voi il mio giogo e lasciatevi istruire da me": la novità sorprendente di Gesù non è meno esigente dell'osservanza della Legge, il suo "giogo" chiede il coraggio di accettare fino in fondo la fragilità del limite umano, la spogliazione radicale della propria velleità di autosufficienza. Chiede di lasciarsi educare da lui, per imparare la mitezza e l'umiltà del cuore che è la rinuncia alla volontà di affermazione di sé e al desiderio di potere: chiede di scendere senza difese nella propria umanità, ma per gustare con Lui l'ebbrezza dell'abbraccio dell'Amore del Padre, che dona la pace e libera dalla paura per poter cominciare a vivere ogni attimo la bellezza della vita con la freschezza sempre nuova di un bambino che si sente avvolto dall'Amore.

 

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