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TESTO Dio si rivela ai piccoli

Giovani Missioitalia  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/07/2014)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Gesù rende grazie a Dio perché ha scelto di rivelare "queste cose" ai piccoli e non ai sapienti. Quali sono "queste cose"? Le cose del cielo, quelle di Dio, quindi Dio stesso. E cosa vuol dire questa frase? Chi sono i sapienti, chi sono i piccoli? Noi siamo abituati a pensare ad un sapiente come ad una persona degna di rispetto perché conosce tante cose e sa dare le risposte a tante domande, mentre quando pensiamo ad un ‘piccolo', ci viene in mente un bambino, di cui pensiamo, spesso, anche con tenerezza, ma anche con superiorità, che ancora ha tanto da imparare. Beh, Gesù oggi ci dice che per conoscere Dio bisogna riconoscersi sempre disposti ad imparare. Semplificando un pochino, facendo un esempio legato alla nostra vita sempre più tecnologica, è come se ogni volta che impariamo una cosa salvassimo un file dentro ad una cartella del nostro computer, della nostra mente, e di conseguenza impariamo che per ricercarla dobbiamo andare a riprenderla proprio lì, in quella cartella: ci siamo fatti uno ‘schema', un'idea di dove sono le risposte e di come fare per ottenerle. Più file piazziamo nelle cartelle del nostro computer e più ci sentiamo ‘sapienti', perché ci convinciamo di avere tanti schemi chiari e incont rovertibili su come attingere alle risposte che ci servono. Ad un certo punto non abbiamo più bisogno di nessuno che ci dica dove andare a recuperare quello che ci serve: sappiamo già tutto. Dio non si fa incasellare, non si fa mettere dentro una cartella, perché la conoscenza di Dio è una conoscenza dinamica, che non si ottiene tramite formule e schemi impostati in precedenza, ma tramite un'esperienza fatta a cuore e a mente aperta, un'esperienza in cui entriamo sapendo che non ne sappiamo e non ne sapremo mai abbastanza. Per conoscere Dio e le "sue cose", l'unico modo è lasciare che lui "sovrascriva" ogni volta i nostri schemi, che non ci ancoriamo al nostro modo di conoscere le cose, ma rimaniamo come i piccoli, i fragili, quelli che ancora non sanno abbastanza, quelli che sentono il bisogno di imparare, anche a costo di cominciare di nuovo e da capo, mettendo da parte le proprie sicure conoscenze e la propria intelligenza, e si aprono ad un'esperienza di Dio ogni giorno parlante, diversa e viva. Chi invece rimane ancorato alle sue conoscenze, come se fossero da sole capaci di spiegare ogni cosa, senza alcuna ombra di dubbio, non impara mai: la sua proposta è sempre la migliore, la sua risposta è sempre la migliore. Diventa superbo. E i superbi "sono dispersi nei pensieri del loro cuore", dice il Magnificat: si chiudono dentro se stessi e dentro le loro risposte, e a furia di guardare solo dentro se stessi non si accorgono che Dio è fuori, e si perdono, non trovano più il bandolo della matassa. Già, il Magnificat: un altro canto di ringraziamento a Dio nel vangelo, il canto di Maria. Che dice anche: "ho rovesciato i potenti dai troni ed ha innalzato gli umili". I potenti, quelli che pensano di avere tutte le possibilità in mano, tutta la conoscenza in mano. E gli umili, quelli che sanno sempre di dover imparare. Come dire...tale madre tale figlio! La Parola di oggi ci dona una grande Verità: nella nostra vita spesso abbiamo l'atteggiamento di chi sa tutto, di chi sa come gestirsi, di chi pensa di avere il controllo al cento per cento sulla propria vita. Questa intelligenza, questa scienza, che ci sembra proteggere e confortare, che ci sembra costruire la corazza con cui affrontare il mondo che ci circonda o il riparo in cui rifugiarsi, non permette invece di aprirsi alla pienezza della nostra esistenza, che ha bisogno anche di riconoscersi piccoli, bisognosi, per potersi aprire all'esterno. È in questa condizione che, proprio quando ci sentiamo più vulnerabili, scopriamo che il nostro cuore diventa capace di imparare ed accogliere quanto di grande vuole fare Dio con noi: diventiamo capaci di imparare ed accogliere Dio. E impariamo che non sono le nostre sicurezze, le nostre conoscenze, a confortarci, a proteggerci, a darci riposo e respiro, ma è solo Lui che è capace di dare il "vero ristoro" per la nostra anima, per la nostra vita, e di rendere leggeri i nostri pesi, le nostre ansie, rendendoci così capaci, con Lui, di affrontarli e, finalmente, veramente...pienamente liberi.

 

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