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TESTO Commento su Giovanni 3,16-21

don Michele Cerutti

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III domenica dopo Pentecoste (Anno A) (29/06/2014)

Vangelo: Gv 3,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

La domenica che viviamo ci inserisce con maggiore profondità nel tempo ordinario; la liturgia ci esorta a comprendere la centralità dell'uomo nel progetto di creazione con il brano sempre profondo della Genesi. L'uomo è al centro della creazione. Tutto viene sottoposto ai suoi piedi e a Lui è affidata la custodia. All'uomo viene consegnato un compito grande con un limite rappresentato dall'evitare l'albero del bene e del male. C'è in Dio non l'idea di negare i frutti di questo albero, ma di accompagnarlo a cibarsi in maniera consapevole. L'idea è quella di donarne i frutti in Cristo. Possiamo comprenderla questa proibizione in una sorta di pedagogia di Dio che è quella di offrirsi in Cristo.

Il tentatore utilizzando la menzogna smentisce il progetto di Dio e lo inviterà a cibarsi dei frutti di quell'albero rompendo il rapporto con l'Autore della Vita. Imbrigliato da quella bugia del tentatore l'uomo è permanentemente tentato di distogliere il suo sguardo dal Dio vivo e vero per volgerlo agli idoli (cf 1Ts 1,9), cambiando la "verità di Dio con la menzogna" (Rm 1,25).

Tuttavia, Dio non ha abbondonato mai l'uomo e non lo ha lasciato in preda al male. Alle tenebre ha opposto la luce.

La luce del volto di Dio splende in tutta la sua bellezza sul volto di Gesù Cristo, «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15), «irradiazione della sua gloria» (Eb 1,3),«pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Per questo la risposta decisiva ad ogni interrogativo dell'uomo, in particolare ai suoi interrogativi religiosi e morali, è data da Gesù Cristo, anzi è Gesù Cristo stesso, come ricorda il Concilio Vaticano II:«In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro, e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione».

Gesù Cristo, «la luce delle genti», illumina il volto della sua Chiesa, che Egli manda in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura (cf Mc 16,15). Gesù è il faro della notte dei tanti Nicodemi che incontriamo nella nostra vita ovvero di quegli uomini e donne assetati di verità e che sono in ricerca assidua. Nicodemo è il fariseo che nella notte si rivolge a Gesù perché in lui come si percepisce dal resto della Scrittura inizia a percepire che quelle sue sicurezze che il mondo farisaico ostenta iniziano a scricchiolare e si rivolge a Gesù nelle ore notturne forse per non essere visto dai compagni o forse perché è il momento della giornata che mette più in crisi l'uomo messo nella solitudine.

L'impressione, che si respira è che l'interrogativo sul mistero ultimo che tutti ci avvolge, e di conseguenza sul senso della nostra esistenza, sia veramente diffuso. Ovvero che tanti vivano la notte. Noi cristiani dobbiamo essere coloro che indicano a questi dove è l'interruttore. Come fare?

Molto spesso ci chiediamo come vivere bene i tempi forti e in particolare la Quaresima e ancora prima l'Avvento per incontrare il Cristo glorioso e il Cristo incarnato. Chiediamoci come vivere bene l'ordinarietà per scoprire il Cristo che cammina con noi nelle faccende della quotidianità. D'altra parte i tempi forti sono la benzina per vivere l'ordinarietà se mancasse questa prospettiva questi tempi rischierebbero di essere vissuti in maniera farisaica. Questo è il periodo dell'anno in cui c'è dato più tempo per staccare dal tran tran quotidiano utilizziamolo per letture spirituali penso alle vita dei santi. Familiarizziamo con loro.

Mi piace pensare come afferma Papa Francesco che occorre comprendere i santi non come superuomini. Il tentativo che dobbiamo fare è quasi quello di farli scendere dalle nicchie. "I santi non sono nati perfetti - ha sottolineato il Papa nell'Angelus di ognissanti- sono come noi, come ognuno di noi, persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze".

Occorre cercare di non scivolare in una difficoltà in cui la Chiesa è incorsa nei secoli passati di proporre vite di santi cercando di eliminare le storture del loro cammino rendendoli così distanti dalla nostra vita. La differenza con il resto dell'umanità consiste nel fatto che "quando- i santi- hanno conosciuto l'amore di Dio, lo hanno seguito con tutto il cuore, senza condizioni o ipocrisie; hanno speso la loro vita al servizio degli altri, hanno sopportato sofferenze e avversità, senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace". "I santi sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri". Ecco la grande lezione che apprendiamo alla loro scuola a cui appartengono sacerdoti, religiosi e laici sposati e non: Far trasparire il volto di Cisto nella nostra vita, nelle nostre azioni anche nella nostra testimonianza fatta di parole.

Familiarizzare con loro per invocarne l'intercessione potente a Cristo per i loro meriti e così non confenderli come certi maghi come si fa ahimè con alcune figure di santi, che non hanno mai voluto questo, ma si sono messi a servizio di Cristo e della sua Chiesa. Questi mesi caldi sono mesi giusti per avvicinarsi a loro e farceli amici durante qualche momento libero di vacanza in cui siamo distratti dalle tante preoccupazioni. Ci sia di aiuto lo Spirito Santo per comprendere attraverso loro la profondità, la lunghezza e l'ampiezza dell'amore di Cristo.

 

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