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TESTO Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto

Monaci Benedettini Silvestrini  

S. Ireneo (28/06/2014)

Vangelo: Gv 17,20-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 17,20-26

20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

La Chiesa universale ricorda oggi la figura di Sant'Ireneo, discepolo di San Policarpo che a sua volta fu discepolo di San Giovanni Evangelista. Si considera quindi l'ultimo uomo della generazione apostolica. Fu un grande difensore della sana dottrina sulla persona di Gesù Cristo storico contro le aberrazioni del sincretismo e dello agnosticismo. La liturgia della parola ripropone alla nostra considerazione le tragica condizione di Gerusalemme stretta d'assedio, distrutta dai nemici, con gli abitanti deportati in schiavitù a Babilonia. Sembra che ogni speranza di rinascita sia spenta: tanta è la desolazione. Ma noi sappiamo che anche da queste ceneri la potenza del Signore farà risorgere la vita... Segno di questa potenza ci viene offerto nella narrazione evangelica dove un centurione pagano testimonia una fede forte, certa, sicura, nella potenza del Signore Gesù, tanto da destare meraviglia: "Non ho trovato tanta fede in Israele!" E il servo del centurione viene immediatamente guarito. Noi abbiamo fiducia che anche le piaghe della nostra società saranno guarite. Ovunque tra la gente si odono lamentele: Tutto va male, tutto va peggiorando. Chi potrà mettere rimedio a questa discesa, a questa continua perdita dei valori della vita, della pace tra i popoli, della persona umana, della famiglia, della fede?... Forse anche noi saremmo tentati di intonare le "lamentazioni"... Ma questo significa dimenticare che abbiamo con noi, nelle nostre chiese Colui che comanda alla malattia, alla febbre, alla infermità e tutti risana. Dinanzi alla presenza di questo nostro medico divino apriamo il cuore alla fiducia. Gli eventi storici del nostro tempo non sfuggono alla sua divina provvidenza. Fiducia quindi... e se ci sentiamo giù di corda, appressiamoci anche noi alla soglia della casa di Pietro per essere guariti.

 

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