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TESTO Il primo posto

don Marco Pratesi  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/08/2004)

Vangelo: Lc 14,1.7-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,1.7-14

Avvenne che 1un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

7Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

12Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Le riflessioni di Gesù, occasionate da un banchetto, sono due: la prima riguarda l'occupare gli ultimi posti, la seconda l'invito a chi non può contraccambiare. Ci occupiamo solo della prima.

Tutti cercano di occupare i primi posti, i posti d'onore, quelli in evidenza. Non essere in evidenza, rimanere oscuro, sconosciuto, persona qualunque, è sentito sempre più come intollerabile, da fuggire: i mass-media hanno potenziato enormemente questo desiderio di apprezzamento e successo da sempre presente nell'uomo.

Questo atteggiamento ha però il risultato di allontanare l'uomo da se stesso ("alienarlo", come si direbbe) e quindi da Dio, che abita nel suo profondo. Non segue più la sua realtà profonda, ma dipende dall'apprezzamento altrui e da quello viene regolato. Si producono guasti in tutti i campi (pensiamo, per fare solo un esempio, ad un artista che operi prevalentemente spinto dalla ricerca di successo), ma specialmente nella vita spirituale. Si può direttamente lasciar perdere la fede, che non assicura i primi posti; oppure fare della fede il trampolino per mettersi in evidenza, per occupare i primi posti (fosse pure soltanto ai propri occhi), per "essere visti dagli uomini" (ricordiamo l'insegnamento di Gesù sui farisei); ma in questo modo si distrugge la sostanza stessa della fede.

Conta quello che io faccio (o no) quando sono solo col mio Dio e nessuno mi può apprezzare o disprezzare; è inconsistente quanto faccio (o no) solo se ci sono altri a guardare. Gesù dice: non essere tu a metterti in mostra, lascia che lo faccia Dio; sia lui a chiamarti più su al banchetto, e allora la tua gloria sarà vera. Chi si esalta da solo ha una gloria fasulla. Lo ripeterà S. Paolo: "non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda" (2Cor 10,18). Essere discepoli di Gesù significa saper portare avanti le cose che contano nell'anonimato, nel nascondimento. Allora sarà Dio stesso a far risplendere, quando e come lui sa, la nostra luce. Sarà lui a darci gloria, a chiamarci al primo posto, e sarà onore vero, sostanzioso. Come Maria di Nazareth, la vergine del nascondimento che tutti i secoli dicono beata.

All'offertorio:

Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci liberi dal desiderio di apparire, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:

Chiediamo con fiducia al Padre che il suo Nome sia glorificato:

 

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