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TESTO Signore, sono pochi quelli che si salvano?

mons. Antonio Riboldi

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/08/2004)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

La domanda di quanti seguivano Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme, è di quelle che non solo ci interessano direttamente, ma ci scuotono profondamente...almeno quanti di noi hanno a cuore il domani della vita, ossia la vita eterna.

Racconta il Vangelo di Luca: "Gesù passava per città e villaggi, insegnando. Mentre era in cammino verso Gerusalemme un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?" Una domanda che certamente veniva spontanea da chi seguiva il suo insegnamento che non lasciava nessuno spazio ai "tanti spazi per sé e pochi per Dio"...come avviene anche oggi.

Rispose Gesù: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a BUSSARE alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma Egli risponderà: non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire. Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma Egli dichiarerà: vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti, operatori di iniquità. Là sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco, e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori" (Lc. 13,22-30).

Una "parola", che suona come una sferzata sulla nostra coscienza di cristiani che, troppe volte, ci adagiamo in una vita che non è secondo Cristo ed in molta parte è del mondo.

Quante volte abbiamo sentito frasi come queste: "Sono un buon cristiano, migliore di tanti altri che vanno in Chiesa, si battono il petto! Non frequento chiesa e preti, ma non mi tiro indietro dal fare l'elemosina a chi me la chiede". Senza contare le pubbliche dichiarazioni di gente, che si dice famosa, che, dopo avere seminato scandalo a larghe mani, non ha alcun pudore di mettersi in prima fila tra quelli che considerano invece la vita un continuo "scalare la difficile ma stupenda montagna della santità, per essere degni di entrare per la porta stretta".

Una volta, certi atteggiamenti - l'immodestia assunta a titolo di bellezza senza alcun riguardo alla castità, l'infedeltà coniugale, che con una facilità incredibile porta a sfaldamenti di matrimoni, a convivenze inaccettabili, a illegalità che sono un terribile schiaffo alla giustizia - erano lontani dalla comune coscienza di cristiani.

Era quella civiltà di valori che oggi si considera come "cose di altri tempi", che non appartengono più alla nostra epoca! Oggi si assiste a un tale "rosario" di violazioni alle più elementari norme morali, che si è resa invisibile la linea di demarcazione tra ciò che è lecito, ed onora la coscienza ed è il cammino verso la porta stretta, e ciò che non lo è. A volte addirittura atteggiamenti, che sono offesa a Dio e quindi al nostro essere di Cristo, vengono proposti come "stile di vita", "esigenza dei tempi", "essere alla moda" e, quello che è davvero grave offesa alla verità, si cerca di imporre una ragione a questo mettere un bavaglio alla coscienza.

Voglio portare un esempio, tra i tantissimi di cui credo tutti siamo testimoni, che mi ha tanto colpito. Una famiglia, papà e mamma, che non scherzano con il Vangelo, ma sono testimoni di fede nel quartiere, decidono di accogliere un quarto figlio nella loro famiglia. Prendono questa decisione affidandosi alla preghiera ed alla forza del cuore, che dice loro come, con un poco di sacrificio e tanta fiducia nella Provvidenza del Padre, la loro modesta tavola potesse trovare un posto in più. Era la risposta della fede a Dio, che voleva una prova del loro amore, quella di essere "accolto" nel figlio che doveva nascere. Dal momento che si seppe che quella "santa donna", d'accordo col marito, aveva deciso di dare alla luce il quarto figlio, fu una autentica processione di "amiche" e di "vicine" che si alternavano a "farla ragionare" sulla non ragionevolezza davanti agli occhi di tutti. "E' un attentato - dicevano - alla vostra serenità: non bastano già tre figli, e per di più in tempi di difficoltà economiche, ad impegnare la vita di coppia?" Oppure "Troppi figli turbano l'equilibrio di voi genitori, costretti già a tanti sacrifici. Già uno ti lascia poco spazio alla libertà personale di realizzarsi, come è la regola per tutti...immagina quattro!" La povera mamma non riusciva a capire, nella semplicità della sua fede e della sua fedeltà a Dio, tutte queste "attenzioni" che, alla sua coscienza riuscivano semplicemente scandalose. Decise di proseguire per la strada intrapresa con suo marito, ma si vide letteralmente emarginata, come fosse una folle, e perse tutte le cosiddette amiche, che la lasciarono sola...come appestata, o pazza.

Ma quanti esempi potremmo portare oggi, in nome della modernità, che sembra abbia preso il posto del Vangelo!

Quante volte ci siamo visti emarginati, forse anche voi, per il semplice fatto che avete deciso di prendere il sentiero costoso, ma bello, della "porta stretta"! Quando ci è andata bene, ci siamo sentiti dire che siamo dei "fuori moda", "residuo di altri tempi", "gente con cui non è possibile ragionare"...Ma addirittura alcuni fratelli sono stati emarginati dal lavoro e da posti di responsabilità, solo perché coerenti con il Vangelo e quindi non disposti ad accettare decisioni che urtavano con la loro coscienza.

E' proprio vero che, per quanti seguono Gesù fedelmente, la vita è meravigliosamente dura. C'è chi afferma - ed ha ragione - che la vita, per indovinare la porta stretta, è un martirio quotidiano, per le difficoltà e le emarginazioni di questa società. Oggi, ieri, sempre. Ed è bello anche solo sapere che sia così, perché il "martirio" è "dare la vita" e quindi essere degni di "vedere i cieli aperti", come S. Stefano.

Ma la dice lunga un certo atteggiamento degli uomini di oggi e di tutti i tempi. Sono sempre pronti a chinare il capo alle mode del tempo e quindi a relegare nel disprezzo chi non piega la testa...ma nello stesso tempo rimangono stupiti alla vista dei santi.

Affermava un giorno il grande Card. Shuster ai suoi teologi (siamo in tempi che appartengono alla memoria) "La gente, quando vede i cristiani uscire dalle loro chiese, non si ferma a guardarli, perché dicono poco di Cristo. Così, quando passano davanti ai nostri oratori, non si fermano, sapendo che il mondo è pieno di altri oratori ben più divertenti. Ma quando vedono passare un santo, si fermano come davanti ad uno spettacolo che stupisce e mostra la loro meschinità".

Ha ragione la Chiesa, allora, quando ci invita ad uscire dalla meschinità o dall'accidia, che ci fanno conformi al mondo, a insistere perché siamo fedeli alla nostra vocazione alla santità.

Se noi non portiamo nella vita i segni della santità, che sono i segni di Dio in noi, cosa significa il nostro cristianesimo?

Ha veramente ragione il Santo Padre quando nella esortazione apostolica "La Chiesa in Europa" afferma: "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri è perché sono testimoni". Decisivi sono quindi la presenza e i segni della santità: essa è prerequisito essenziale per una autentica evangelizzazione, capace di ridare speranza.

Occorrono testimonianze forti, personali e comunitarie, di vita nuova in Cristo.

Non basta infatti che la verità e la grazia siano offerte mediante la proclamazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti; è necessario che siano accolte e vissute in ogni circostanza concreta, nel modo di essere dei cristiani e delle comunità ecclesiali. Questa è una delle scommesse più grandi che attendono la Chiesa, che è in Europa, all'inizio del nuovo millennio" (E. in E. n. 49).

Pare di risentire le parole che Gesù rivolgeva ai suo, e quindi a noi: "Ricordatevi! voi siete la luce del mondo: questa non va nascosta sotto il moggio ma sopra il candelabro perché faccia luce agli uomini. Voi siete il sale della terra: se il sale non è salato serve solo a essere calpestato".

E' davvero dura, ma necessaria, la regola di Gesù: per la porta stretta: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta..." Ed allora alla domanda: "Sono pochi, Signore, quelli che si salvano", il silenzio di Gesù significherà che noi siamo tra "gli eletti". Le parole severe di Gesù ci richiamano il grande fervore dei nostri fratelli nella fede, nelle prime comunità degli apostoli. Non solo non nascondevano la loro fede, ma la professavano fino al martirio. Ed oggi, lo ripeto, è tempo di testimoni, semplici, umili, che non cercano inutili glorie terrene, ma, nella loro semplicità e umiltà, sono la grande luce che rischiara il volto dell'umanità, dando speranza, quella che solo Dio sa donare.

 

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