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TESTO Commento alla liturgia

don Michele Cerutti

Pentecoste (08/06/2014)

Vangelo: Gv 14,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-20

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Quando camminiamo su sentieri tortuosi di alta montagna dobbiamo, per evitare di cadere essere ben saldi con una piccozza o aggrappati ad una corda quando dobbiamo camminare su crostoni.

La corda o la piccozza che ci impedisce di scivolare e di farci male è lo Spirito Santo nel cammino di fede. Lo Spirito Santo è la linfa e l'anima della Chiesa e di ogni singolo cristiano senza lo Spirito Santo vivremmo una fede in cui Dio è un estraneo, un totalmente Altro e nulla di più.

Il Padre ci dona il Figlio il quale a sua volta si dona per tutti noi, ma sa che non possiamo rimanere orfani e ci dona lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è un dono che riversa sugli uomini altrettanti doni speciali: i sette doni.

Già il numero 7 ci richiama la completezza. Questi doni sono quelli invocati nella sequenza.

Il primo è la sapienza che si distingue dalla saggezza umana frutto dell'esperienza. La sapienza è quella invocata da Salomone che chiede di avere la capacità di guardare con gli occhi di Dio. Invocare lo Spirito per essere capaci di avere gli stessi occhi di Dio arricchirebbe le nostre comunità cristiane che impoveriamo proprio per le nostre incapacità di avere questo tipo di vista. Invocare lo Spirito per donare la sapienza e costruire la famiglia, per costruire insieme la Chiesa.

L'intelletto è il secondo dono e ci permette di scrutare le profondità di Dio

Il consiglio è il dono che ci viene riversato quando accogliamo lo Spirito Santo nel nostro cuore e ci impedisce di inciampare su sentieri fuorvianti.

A volte possiamo essere tentati di lasciarci prendere dalla pigrizia o peggio dallo sconforto, soprattutto di fronte alle fatiche e alle prove della vita. In questi casi, non perdiamoci d'animo, invochiamo lo Spirito Santo, perché con il dono della fortezza possa sollevare il nostro cuore e comunicare nuova forza ed entusiasmo alla nostra vita e alla nostra sequela di Gesù.

La scienza illumina la mente a giudicare rettamente delle cose create.

La Pietà ci inclina a onorare Dio come Supremo Signore e Padre e le creature per amore di Dio.

Il timore ci porta a riverire Dio filialmente e ad evitare ciò che gli dispiace.

Sintetizzo una riflessione del Cardinal Amato, illuminante per comprendere lo Spirito Santo.

L'esistenza cristiana è intimamente segnata dalla «nube dello Spirito» (cf. Mt 17,5). È lo Spirito che porta i fedeli alla loro piena configurazione a Cristo. La vita cristiana, per svilupparsi e giungere a maturazione, esige una assistenza speciale dello Spirito santo e dei suoi doni. Il mistero profondo dello Spirito è quello di essere «dono».

La Dominum Vivificantem al n. 10 afferma: «Si può dire che nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone, e che per lo Spirito santo Dio «esiste» a modo di dono. È lo Spirito Santo l'espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. È Persona-amore. È Persona-dono» Il dono dello Spirito significa vocazione alla profezia da parte dei figli e delle figlie, dei servi e delle serve; significa chiamata a seguire grandi ideali («visioni») da parte dei giovani e ad avere sogni profetici da parte degli anziani.

Lo Spirito rende continuamente possibile la vita di comunione nella Chiesa. Tale comunione è prima di tutto con il Signore Gesù, è dono grande che si realizza in noi principalmente attraverso i sacramenti. Battesimo, cresima, eucaristia ci conformano proprio a Gesù, almeno come offerta e possibilità, perché poi è chiesta la risposta dell'uomo. Perciò Giovanni può scrivere: "Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi; egli ci ha fatto dono del suo Spirito" (1Gv 4,13;3, 24).

Ma la comunione nella Chiesa è anche orizzontale, tra i fratelli, essa è resa stabile e duratura ancora a motivo dell'azione dello Spirito. Le sole forze umane, pur magari con tutti i lodevoli sforzi, non sarebbero del resto in grado di garantire l'unità della Chiesa.

Frutto singolare della comunione realizzata dallo Spirito è l'attenzione verso i più poveri, i più bisognosi.

Scrive Ireneo: "Dov'è lo Spirito del Signore, lì c'è la Chiesa e dov'è la Chiesa c'è lo Spirito del Signore e ogni grazia" (Contro gli eretici 3,24,1).

Scrive Tertulliano "Ove sono i tre, Padre, Figlio e Spirito Santo, là si trova anche la Chiesa che è il corpo dei tre" (De Baptismo 6).

Scrive poi S. Giovanni Crisostomo: "Se lo Spirito Santo non fosse presente, non esisterebbe la Chiesa; se la Chiesa esiste, è un chiaro segno della presenza dello Spirito".
Vieni Santo Spirito e infiamma il cuore dei tuoi fedeli.


COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA VIGILIA

La Parola di Dio nella liturgia vigliare della solennità di Pentecoste si presenta con una certa abbondanza.

C'è un ripercorrere alcune tappe della storia della salvezza per comprendere meglio il progetto che la Trinità da sempre ha pensato per l'uomo.

D'altra parte l'amore di Dio per l'uomo è da sempre. La Scrittura lo esprime bene: "la gloria di Dio è l'uomo vivente" e davanti a questo amore che sorpassa ogni cosa creata anche il salmista prova una gioia che ha anche dello sconcertante tanto da chiedersi cosa è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Per comprendere che lo ha fatto poco meno degli angeli e di gloria e di onore lo ha coronato e tutto ha posto sotto i suoi piedi.

Il dono dello Spirito Santo è un dono grande che viene riversato sull'uomo per sentirci sempre in sintonia perfetta con Dio.

L'uomo quando cerca di raggiungere Dio con le proprie forze rompe l'unità con Dio stesso e tra gli uomini, come si può vedere nell'esempio di Babele.

L'uomo vuole costruire una torre per raggiungere Dio, ma lo sforzo è vano e si rompe l'unità delle lingue (che sta a significare l'unità tra gli uomini) e questo è la conseguenza di chi cerca di accaparrare Dio e costruirlo su misura, non fa altro che rompere anche l'unità con il fratello.

Dio però continua a scommettere sull'uomo e vuole che l'uomo abbia la capacità di riscoprirlo non per la forza dirompente, ma per la forza dell'amore.

Nel brano dell'Esodo Jahwè invita il popolo a comprendere ciò che il Signore ha fatto per loro liberandoli dalla schiavitù.

Il Dio di Israele e dei cristiani non è un Dio dei morti, ma dei vivi. L'icona che il libro di Ezechiele ci fa scoprire ha proprio questa finalità. Il Signore vuole darci una vita in abbondanza.

Tutti sono coinvolti in questo amore di Dio lo fa intendere bene Gioele.

Il Padre ci dona il Figlio perché tutti riscopriamo la sua paternità e il Figlio si dona tutto per noi e sapendo che noi non possiamo rimanere orfani ci promette lo Spirito Santo che ci viene donato.

A Babele l'uomo voleva, costruendo una torre, creare una scala con il cielo con le proprie forze a Pentecoste è Dio che costruisce, con lo Spirito Santo, questa scala per cercare raggiungere il cuore di ogni uomo.

Lo Spirito ci aiuta a scoprire che Dio cammina con noi se non ci fosse donato Dio sarebbe lontano dalla nostra vita e sarebbe un perfetto sconosciuto.

Cristo rimarrebbe nel passato e allora l'autorità della Chiesa sarebbe solo potere, la missione una propaganda, il culto una sorta di archeologia e l'agire morale una sorta di archeologia.

In forza dello Spirito invece il cosmo intero è nobilitato per il Regno perché il Risorto si fa presente e il Vangelo si fa potenza e vita, la Chiesa realizza la comunione e la sua autorità si trasforma in servizio, il culto diventa memoriale e anticipazione e l'agire umano viene deificato.

Allora invocare nella nostra vita la Luce dello Spirito Santo è compito importante per il cristiano.

Un rischio che si corre nella nostra fede è proprio quello di considerare lo Spirito Santo un optional della nostra fede non una realtà fondamentale.

Un rischio che ci fa scivolare in difficoltà a comprendere invece la luminosità che dovrebbe permeare la nostra vita.

Il rischio è quindi di farci abbindolare dalle dottrine varie che circolano.

Pensiamo al diffondersi di sempre nuove forme di esoterismo con il new age.

C'è una ricerca di luci da parte dell'uomo, ma c'è l'incapacità di comprendere la Luce e allora subito a trovare soluzioni molto spesso magiche ai problemi che sorgono.

Invochiamolo più spesso il dono dello Spirito Santo per aprire la strada di unità tra noi e Dio, tra noi e i fratelli e riscoprire l'unità e non la frammentazione in noi stessi.

 

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