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TESTO Entrare per la porta stretta

don Roberto Rossi  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/08/2004)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Il brano evangelico si sviluppa a partire da quella domanda iniziale che un tale rivolge a Gesù: Signore, sono pochi quelli che si salvano? La domanda potrebbe nascondere curiosità o riferimento negativo sugli altri. La risposta di Gesù sposta l'attenzione dal «quanti» al «come» ci si salva. Gesù vuole educare i discepoli a passare dal piano della curiosità a quello della sapienza, dalle questioni oziose ai veri problemi.

Cosa dice Gesù circa il modo di salvarsi? Due cose: una negativa, ciò che non serve e o non basta e una positiva, ciò che invece serve per salvarsi.

Non serve, o comunque non basta, a salvarsi il fatto di appartenere a un determinato popolo, a una determinata razza, o tradizione, o istituzione, fosse pure il popolo eletto da cui proviene il Salvatore: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze... Vi dico che non so di dove siete. Non basta a salvarsi neppure il semplice fatto di aver conosciuto Gesù e di appartenere alla Chiesa; occorre ben di più.

Gesù parla della "porta stretta". Siamo alla risposta positiva, a ciò che veramente assicura la salvezza. Ciò che mette sulla strada della salvezza non è un qualche titolo di possesso, ma è una decisione personale. Ciò è più chiaro ancora nel testo di Matteo che contrappone due vie e due porte - una stretta e una larga - che conducono, rispettivamente, una alla vita e una alla morte. Alla via della vita appartiene l'amore di Dio e del prossimo, il benedire chi ti maledice, tenersi lontano dalle bramosie terrene, perdonare chi ti ha offeso, essere sincero, povero; insomma, i comandamenti di Dio e le beatitudini di Gesù. Alla via della morte appartengono, al contrario, la violenza, l'ipocrisia, l'oppressione del povero, la menzogna; in altre parole, il contrario dei comandamenti e delle beatitudini.

L'insegnamento sulla via stretta trova uno sviluppo molto pertinente nella seconda lettura di oggi: Il Signore corregge colui che ama... La via stretta non è stretta per qualche incomprensibile motivo, o per un capriccio di Dio che si diverte a renderla tale, ma perché c'è stato di mezzo il peccato, c'è stata una ribellione, si è usciti da una porta; la strettoia della croce è il mezzo predicato da Gesù e da lui stesso inaugurato per risalire questa china, capovolgere quella ribellione e «rientrare».

Ma perché via «larga» e via «stretta»? E' forse la via del male sempre facile e piacevole da percorrere e la via del bene sempre dura e faticosa? La via degli empi è larga, sì, ma solo all'inizio; a mano a mano che ci si inoltra in essa, diventa stretta e amara e comunque diventa strettissima alla fine, perché finisce addirittura in un vicolo cieco. La via dei giusti è stretta all'inizio quando la si imbocca, ma poi diventa una «via regia», perché in essa si incontra Gesù col suo Spirito e i frutti del suo Spirito che sono sicurezza, gioia e pace. La caratteristica della gioia terrena è di diminuire via via che la si gusta, fino a generare nausea e tristezza; la caratteristica della gioia che viene da Dio è di accrescersi di intensità e di generare un desiderio sempre più forte a mano a mano che la si gusta. C'è una bella conferma anche di questo nella seconda lettura di oggi: Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

Gesù ha illustrato due modi diversi di porsi di fronte alla salvezza: il modo di chi pretende di possederla per qualche privilegio di nascita o per qualche suo merito passato e il modo di chi, invece, cerca questa salvezza giorno per giorno, con umiltà, attraverso la sequela di Gesù. Adesso, questa parola va calata nella nostra realtà di oggi: cosa ci dice? Essa mette in luce due categorie di cristiani: i cristiani che si credono a posto con la loro anima perché appartengono alla Chiesa, perché sono battezzati, perché vanno a messa o perché discutono di religione con gli amici e i cristiani che vivono davvero la loro fede, che pregano, che collaborano, per quanto possono, alla diffusione del Regno, che si sforzano di amare i fratelli.

Di questi ultimi, Gesù dice che sono pochi: Quanto pochi sono quelli che la trovano (la via che conduce alla vita) (Mt. 7, 14). Ma il Signore può dare la sua grazia e la sua forza a tutti coloro che lo cercano con cuore sincero. Dio - sta scritto - vuole che tutti gli uomini sono salvi (1 Tim. 2, 4); molta parte delle letture di oggi non fa' che esaltare questa universale chiamata di Dio alla salvezza: Io verrò a radunare tutti i popoli...; essi vedranno la mia gloria (1a lettura); «Ti loderanno, Signore, tutti i popoli della terra» (SaI. resp.); Verranno da oriente e occidente... e sederanno a mensa nel Regno di Dio (Vangelo). Ma se Dio vuole la salvezza di tutti, egli è anche abbastanza onnipotente per realizzare ciò che vuole; una volta, gli apostoli, spaventati dalle esigenze poste da Gesù, esclamarono: Chi potrà essere salvato? Egli rispose con le seguenti parole che possono essere illuminanti anche per noi: Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio (Lc. 18, 26-27).

La parola di Dio ci lascia oggi con due sentimenti diversi: uno di salutare timore, al pensiero di quanto sia serio ed esposto al rischio il problema della nostra salvezza e uno di gioia al pensiero di quanto sia grande la volontà di Dio di salvarci ad ogni costo.

Per assicurarci di questa sua volontà ci ha dato Gesù Cristo; ogni Eucaristia è la riconferma e la garanzia che Dio ci vuole bene e ci vuole salvi.

 

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