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TESTO Commento su At 2,1-11; 1Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23

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Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (08/06/2014)

Vangelo: At 2,1-11|1Cor 12,3-7.12-13|Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-23

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

La festa di Pentecoste non può essere disgiunta dalla veglia di preghiera che la precede, che fa un chiaro riferimento alla Pasqua. Le diverse letture di questa veglia ci aiutano a rileggere ciò che Dio ha fatto per noi e ci permettono di rivedere, con lo sguardo del poi, tutta la storia alla luce dell'evento nuovo che è la discesa dello Spirito.
Tutti gli eventi sono unificati dalla Pasqua di Gesù e noi siamo testimoni della bontà di Dio e siamo in cammino verso "cieli nuovi e terra nuova".
Pentecoste vuol anche dire abbandonare le nostre paure, i nostri rimpianti sulle cose passate, ed è un invito a "uscire dal cenacolo" e affidarsi allo Spirito che ci dona entusiasmo e forza per andare tra la gente ad annunciare la buona novella del Cristo morto e risorto.
Il dono dello Spirito apre alla realtà più alta della nostra fede. Grazie a questo dono Dio è veramente con noi come "intelligenza nuova", come forza interiore che ci guida nelle scelte decisive della nostra vita cristiana. Senza lo spirito la nostra fede perde tutta la sua originalità e la sua forza. La presenza dello Spirito crea nelle coscienze una misteriosa affinità istintiva, una specie di connaturalità con il mondo di Dio che il Signore ci ha lasciato intravedere nel suo Vangelo.
Nella prima lettura troviamo il superamento delle barriere di comprensione e di relazione. Si tratta infatti non tanto di una questione di lingua parlata, ma di un agire, di far capire il linguaggio dell'amore. "Ciascuno li udiva parlare nella propria lingua" è un invito al saper inculturalizzare la fede, stando nel luogo dove ci si trova, facendo un cammino di testimonianza nello spirito del Risorto.
Con lo Spirito la Chiesa diventa un grande spazio di comunione, di fraternità e di libertà che si preoccupa unicamente di creare le condizioni per una fedeltà sempre più grande al progetto di Dio. La Chiesa diventa così la comunità fraterna degli uomini che cercano la verità e trovano l'intrepidezza necessaria per testimoniare la novità di vita inaugurata dal Risorto.
Nella seconda lettura, san Paolo sottolinea che il segno dell'unità è dato dal fatto che noi tutti siamo stati battezzati in un solo spirito. I tanti e i diversi doni sono concessi per l'utilità comune, per l'edificazione della Chiesa: non siamo uno contro l'altro, ma uno per l'altro. Dobbiamo quindi abbandonarci allo Spirito e lasciarlo operare in noi.
Nel Vangelo di Giovanni troviamo Gesù che irrompe nel cenacolo e si rivolge ai suoi discepoli donando loro la pace, mostrando loro i segni della passione quale riconoscimento della fede pasquale e l'invito alla missione.
L'alitare di Gesù ci richiama l'alito di Dio nella creazione dell'uomo: Gesù soffia su di noi e ci fa diventare creature nuove. La Pentecoste è dunque una nuova creazione.
Il dono dello Spirito trasforma i discepoli, ed anche noi, in testimoni convinti, pronti a continuare l'opera di Cristo, di salvezza e di perdono, annunciando che il futuro non è chiuso, che camminare e lavorare per un mondo a misura d'uomo ha senso ed è possibile.
Infine il mandato di Gesù circa il potere di perdonare non è per escludere e creare una cerchia di "perfetti", ma questo compito è indirizzato ad allargare la famiglia di coloro che si sentono Figli amati da Dio, come ci ricorda papa Francesco con il suo pressante invito alla misericordia.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Come riusciamo a rileggere la nostra vita alla luce dello Spirito?
- Come lo Spirito può aiutarci a superare il peso dell'abitudine, della stanchezza e della banalità?
- Un invito a leggere la sequenza che ci aiuta a non spezzettare gli eventi della storia, ma a vederli alla luce dello Spirito..
Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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