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TESTO Non abbiamo timore, osiamo crescere nel suo amore

don Michele Cerutti

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V Domenica di Pasqua (Anno A) (18/05/2014)

Vangelo: Gv 14,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,1-12

1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

Addentriamoci in queste letture per non far cadere la ricchezza di questi brani.

La Chiesa primitiva sperimenta la necessità di organizzarsi. Tante le conversioni frutto dell'evangelizzazione, ma la necessità di far sì che queste comunità crescano non solo di numero ma anche perseverino, necessita un affinamento dell'organizzazione.

Da sempre è così. Anche nel popolo ebraico nel periodo in cui Mosè, sperimentata la necessità di non poter intervenire su tutte le piccole questioni ma solo in quelle di grande valore, si avvale di collaboratori. Nelle prime comunità cristiane il problema si ripropone. La Chiesa nasce mostrando la sua vocazione di annunciatrice non solo comunicando il Vangelo, ma cercando di vivere la novità evangelica, guardando i poveri.

L'istituzione della diaconia si inserisce in questo contesto. I primi sette diaconi hanno la funzione principale di servire le mense dei poveri poi si amplia il ruolo affidando la predicazione e permettendo agli apostoli la preghiera e il ministero della parola. Vengono imposte loro le mani e da questo comprendiamo che la diaconia è il primo gradino dell'ordine. Che begli esempi di fede: pensiamo a Stefano, che la Chiesa propone come martire, è un diacono. Lui prega per i suoi uccisori. Filippo ci mostra una prontezza nell'avvicinarsi all'eunuco della regina etiope che si accosta per la prima volta alla lettura della Bibbia di ritorno da Gerusalemme e, forse affascinato della fede che si viveva in quella città, vuole capire e Filippo gli si fa compagno di viaggio e lo conduce pian piano alla verità fino a battezzarlo.

Nella storia della Chiesa primitiva come non pensare a Lorenzo, martire romano, che mostra con orgoglio ai suoi persecutori i tesori della Chiesa, i poveri. I diaconi sono preposti al servizio liturgico assistendo i sacerdoti, predicando e somministrando i sacramenti del battesimo e del matrimonio e potendo celebrare liturgie funebri. In comunità dove diminuiscono i sacerdoti il loro lavoro è prezioso per la liturgia e l'aiuto ai poveri. Non potrò dimenticare quando, ordinato diacono per la preparazione al sacerdozio, con il Vescovo ordinante e i miei compagni di ordinazione siamo stati invitati appena dopo la celebrazione a servire la mensa dei poveri di una parrocchia romana. E' stato un forte richiamo a vivere quel ministero a servizio. I diaconi ci indicano la complementarietà delle mansioni nella Chiesa che debbono essere tutte al servizio, mai per finalità di prestigio.

Tutti siamo chiamati responsabilmente a sentire con la Chiesa. Pietro in questa seconda lettura ci invita a sentirci parte di quel sacerdozio regale che ci viene riconosciuto in forza del battesimo. Allora le sorti della Chiesa non divengono più questione solo di preti e suore, ma il Battesimo ci corresponsabilizza. Tutti impegnati alla costruzione del Regno già su questa terra.

Occorre invocare il Signore e mi rifaccio a Papa Francesco che nell'udienza all'Azione Cattolica ha concluso con questa esortazione che vale per tutti i cristiani: "Chiediamo al Signore, per ognuno di noi, occhi che sanno vedere oltre l'apparenza; orecchie che sanno ascoltare grida, sussurri e anche silenzi; mani che sanno sostenere, abbracciare, curare. Chiediamo soprattutto un cuore grande e misericordioso, che desidera il bene e la salvezza di tutti."

L'esempio dei santi è un richiamo forte per tutti noi. La santità è la vocazione comune a tutti non è una prerogativa del clero o dei religiosi. Dobbiamo imparare da loro la capacità di essere capaci di intercettare le necessità dei tempi. Dobbiamo essere uomini e donne che sanno trasmettere gioie e speranze anche quando il vento gira per il verso contrario. Saremo così porti sicuri per le navi degli uomini che vengono sballotati da correnti e navigano senza trovare una terra ferma.

D'altra parte nel Vangelo il Signore ci esorta a non avere paura. Questo invito viene formulato nel contesto dell'Ultima Cena quando Lui stesso deve iniziare il cammino della Passione. Quindi ancora una volta il Signore ci sorprende perché vive quello che Lui stesso dice. Le sue esortazioni e i suoi insegnamenti Lui stesso li vive sulla Sua pelle. A buon ragione può definirsi la Via, la Verità e la Vita. La Via che permette a noi di sorpassare gli ostacoli anche quelli che ci sembrano a prima vista insormontabili. La Verità che dona a noi quella libertà davanti ai condizionamenti del mondo e la Vita perché Lui la dona in abbondanza.

A noi tocca sempre di più crescere nel Suo Amore. Un rischio in cui possono incorrere tutti, pensate preti, religiosi e religiose, è quello di: annunciarlo senza conoscerlo. Un po' come gli apostoli che pur stando con Lui per un cammino fanno a Lui delle domande che dimostrano come lo conoscono poco. Anche noi facciamo incontri di preghiera, incontri di meditazione, celebrazioni liturgiche e anche pellegrinaggi e rischiamo, tuttavia di non conoscerlo. Gesù può divenire per noi cristiani "impegnati" un perfetto sconosciuto e ancor di più una etichetta che ci poniamo, ma che dice poco alla nostra vita. Chiediamo nelle celebrazioni di questo scorcio di tempo pasquale di aiutarci a conoscerlo sempre di più e chiediamolo con la preghiera mariana del Rosario, in questo mese di maggio. Per intercessione della Vergine ci avviciniamo a Lui non superficialmente ma in maniera profonda e cresciamo nel Suo Amore.

 

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