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TESTO Non sia turbato il vostro cuore

don Luca Garbinetto  

V Domenica di Pasqua (Anno A) (18/05/2014)

Vangelo: Gv 14,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre.

‘Non sia turbato il vostro cuore!'.

Quanti turbamenti appesantiscono la nostra vita. Quante ansie, quanta frenesia, quante paure. Il rancore per il ieri, l'affanno dell'oggi, il fantasma del domani: sembra che tutta la vita si ammassi sulle spalle di ognuno di noi, in particolare dei giovani; e genera inquietudine. Tanta inquietudine.

Gesù lo sa. Per questo invita, delicato ma deciso: ‘Non sia turbato il vostro cuore'. Ma più esattamente, quale turbamento legge, il Maestro, nel cuore dei suoi discepoli, raccolti attorno alla mensa dell'ultima cena? E nei nostri cuori, di cristiani contemporanei a questa storia postmoderna, quale turbamento vede?

Gesù ha appena lavato i piedi ai suoi, invitandoli a fare altrettanto tra loro. Poi ha annunciato il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. Gli apostoli ancora non immaginano la sorte atroce che attende il loro Signore. Ma è l'inquietudine di Giuda, uscito nella notte, e l'agitazione di Pietro, candidato al fallimento, ciò che penetra nei loro cuori. Gesù percepisce la paura di relazioni minate alla radice. I suoi migliori amici si preparano, senza saperlo, a ferire la sacralità dell'amicizia. In loro e negli altri, crollerà inesorabile la fiducia!

Non è forse questa la matrice delle nostre inquietudini moderne? Viviamo relazioni in cui è minacciata alla base la fiducia. Viviamo il terrore di una delusione, di un abbandono, di una perdita. Già segnati, nella società dell'apparenza, da una micidiale solitudine, abbiamo timore di rischiare l'incontro, perché è sempre in agguato un ulteriore smacco: la separazione, il rifiuto, il tradimento.

A questo vissuto così ordinario, così spaventosamente diffuso nelle nostre case e nelle nostre relazioni, Gesù vuole contrapporre un atteggiamento nuovo, radicalmente diverso. ‘Non sia turbato il vostro cuore'. Egli, che ha ben motivo di essere turbato in vista della fiducia tradita dai suoi amici, parla in fondo a sé e di sé, invitando i suoi, e noi con loro, a non lasciarci vincere neanche dalla delusione più cocente. Ci propone di andare oltre l'esperienza di non trovare negli altri l'accoglienza che cerchiamo.

E ci propone la vita, ci indica il percorso. ‘Abbiate fede in Dio', perché solo Lui non delude, solo Lui non scade anche se esce dai nostri schemi, solo Lui ci stupisce nella sua fedeltà anche se siamo noi a tradirlo. ‘E abbiate fede anche in me', in Gesù, perché Gesù conosce la nostra esperienza e l'affronta in maniera nuova: sarà Gesù stesso a chiamare ancora ‘amico' proprio Giuda, dopo il tradimento, e a porgere il suo sguardo misericordioso a Pietro, nel cortile del rinnegamento. C'è davvero da piangere, di commozione!

Allora, se Egli è uno capace di portare su di sé un peso così grave, proponendosi come alternativa alla logica del ‘do ut des', della vendetta e del rancore, questo significa che Gesù merita credibilità. Egli rinnova i nostri rapporti come pure i suoi, perché il posto che è andato a prepararci conosce il cammino della Croce, della sofferenza offerta e del peccato redento.

Gesù ci sollecita a vivere in maniera nuova le relazioni, perché Egli viene e va continuamente nel cuore della Relazione per eccellenza: quella trinitaria. Nel suo parlare ai suoi, interlocutori ancora ciechi come bambini alle prime armi, incapaci di scorgere l'infinito orizzonte che si dischiude davanti, Gesù li prende per mano, e li accompagna passo a passo a penetrare il mistero dei misteri: la Trinità.

Non è un itinerario razionale, né un manuale di comportamento. Non si impara a nuotare camminando intorno alla piscina e leggendo le regole della fisica. Bisogna tuffarsi dentro, meglio se direttamente nel mare. Gesù accompagna i suoi, e noi con loro, a bagnarci piano piano dell'acqua zampillante del Dio Uno e Trino, con la pazienza della samaritana. Gesù accende teneramente la luce dell'Eterna Relazione tra le Persone divine, mentre balbettiamo qualcosa che intravediamo, come il cieco nato. Gesù va trasformando l'acqua semplice e quotidiana delle nostre fatiche e della nostra ricerca nel vino buono delle Nozze con l'Infinito, come a Cana di Galilea.

Ecco perché il nostro cuore non si deve turbare. Perché Colui che è ‘la via, la verità e la vita' ci immerge nella fonte della Vita fin da adesso, preparandoci già oggi a pregustare ciò che non conosciamo ancora nella sua pienezza. Egli, esperto di relazioni intime che generano l'Amore, ci propone una relazione vitale con Lui e con il Padre, perché lo Spirito prenda dimora in noi.

Sì, il nostro cuore non può essere turbato, perché la dimora che Gesù ha preparato per noi sta proprio qui. Non tanto, o non soltanto, nel Cielo dell'al-di-là, bensì nell'intimo dell'al-di-qua. Non fuori da questa vita terrena, ma dentro la nostra esistenza carnale. E' qui che nasce l'uomo spirituale, nella stanza intima dell'anima, dove riposa il nostro Amato e ci attende, per riposare anche noi fin d'ora i nostri turbamenti terreni.

La conoscenza che Gesù si propone è proprio l'intimità nuziale, che è possibile nel talamo della nostra interiorità. Certamente Gesù si prepara all'incontro con sorella morte, e prepara così anche noi al distacco, alla partenza, al mistero. Ma la paura della morte turba le relazioni oggi: è qui e ora che si insinua il terrore di non esistere per nulla e per nessuno. Ed è qui, allora, che giunge la buona notizia: ‘Chi ha visto me, ha visto il Padre'; chi guarda il volto di Gesù Crocifisso e risorto, vede il volto del Padre e riceve l'Amore dello Spirito.

E si compie l'opera, l'unica opera che il Padre continua a compiere in chi segue il suo Figlio prediletto e si lascia plasmare dallo Spirito di Vita. L'opera è la fede, la fiducia, incondizionata. L'opera è un nuovo modo di relazionarsi, con Dio, con gli altri, con se stessi, con il mondo. L'opera è una presenza nuova, che appoggia la propria pace nella roccia di una relazione, di un ponte definitivo steso tra Cielo e terra. L'opera è l'adesione appassionata all'Amore della Trinità, conosciuto per immersione più che per riflessione, accolto dal di dentro più che cercato nel di fuori.

‘Oggi la salvezza è entrata in questa casa' (Lc 19,9): Gesù non si presenta come la meta, ma come la via. E' nel cammino che si incontra la vita. Ed è il cammino che manifesta tutta la verità. Dio è relazione d'amore. E noi siamo a sua immagine e somiglianza.

 

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