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TESTO Il Pastore dal cuore squarciato

don Luca Garbinetto  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (11/05/2014)

Vangelo: Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

E' la domenica del Buon Pastore. E' la domenica delle pecore chiamate ciascuna per nome per entrare ed uscire, e avere vita in abbondanza. E' la domenica del recinto aperto, per chi sceglie di attraversare la Porta e rinuncia ad altre vie degne dei ladri e dei briganti.

Il Vangelo di oggi ci presenta, con la dolcezza e l'intensità tipica del linguaggio parabolico, la realtà della Chiesa così come Gesù stesso l'ha desiderata e la desidera ancora. La Chiesa è il recinto delle pecore. Non una prigione chiusa da filo spinato, ma nemmeno una reggia per chi voglia accomodarsi nel lusso. La Chiesa è un ovile, un luogo che custodisce chi vi abita, un rifugio sicuro, un ambiente in cui ristorarsi insieme e riprendere fiato e cibo, calore e forze. Ma non è un nido in cui adagiarsi per chiudersi nell'isolamento o nel narcisismo di gruppo, guardandosi l'un l'altro per leccarsi le ferite della propria fragilità di agnelli.

Nell'ovile si è protetti dai ladri e dai briganti, cioè dai falsi profeti e dai leader troppo ‘carismatici' per abbassarsi ad essere parte del gregge. Nell'ovile si scampa all'insidia dell'autoreferenzialità, perché si è costretti a fare comunità, e quindi a confrontarsi, a sostenersi, a limitarsi a vicenda per crescere. E nell'ovile si impara a riconoscere le voci estranee, quelle che risuonano suadenti ma insidiose, seducenti ma false; si impara a distinguere le parole che lusingano, per trarre in inganno, dalla Parola che scuote e non lascia tranquilli, ma che porta vita in abbondanza. Oggi è forse più frequente incontrare, fuori e dentro la Chiesa, ladri e mercenari camuffati da agnellini, piuttosto che rapitori violenti con le zanne dei lupi. Nell'ovile, i pastori, se conoscono il passo del gregge perché mai hanno smesso di sentirsene parte, aiutano ogni pecorella a non lasciarsi fuorviare e a non accoccolarsi nell'isolamento.

Gesù indica dei criteri importanti per riconoscere la voce del Buon Pastore, e i pastori che se ne fanno eco, a Sua immagine e somiglianza.

E' una voce diretta personalmente ad ognuna delle pecore. Non tratta il gregge come una massa indistinta e indifferenziata, ma restituisce ad ognuno la propria dignità e singolarità. La voce del Buon Pastore fa della Chiesa una comunità di figli, chiamando ciascuno ad uscire dall'anonimato che disumanizza e che deresponsabilizza, privandoci della libertà. La voce del Buon Pastore fa risuonare dal silenzio dell'eternità il nome unico e insostituibile che affida ad ogni persona una storia irripetibile da vivere e una missione straordinaria da compiere. Nessuno rimane orfano, sotto lo sguardo paterno del Buon Pastore.

E' una voce che scuote, che fa alzare in piedi, che risuscita. Le pecore che sono chiamate per nome sono ‘spinte fuori', condotte verso l'esterno. Il Buon Pastore non vuole scappatoie egocentriche. La Chiesa vive per andare verso il mondo, esiste per evangelizzare. E questo vale per ogni singolo battezzato. La voce che chiama non lascia in pace, non genera illusori paradisi di tranquillità. Infonde invece coraggio per andare tra gli uomini, spesso ‘come agnelli in mezzo ai lupi', e portare la Buona Notizia: "nel gregge, nell'ovile c'è posto anche per te! Anche tu sei conosciuto e chiamato per nome dal Buon Pastore! Non temere: ascolta con noi la Sua voce!".

E' una voce che non abbandona e che si mette in cammino davanti al gregge. Non a fianco, non dietro, ma davanti: è il Buon Pastore che detta il passo, che indica la strada, che apre i varchi. Egli infonde coraggio ed esorta ad andare, ma per primo lascia sul terreno le orme verso la meta, le impronte che generano vita. Sono i segni della passione, è il sentiero della Croce. Non fa sconti, il Buon Pastore, ma soprattutto non li fa per se stesso. Le pecore riconoscono il suono soave e rassicurante della voce del Pastore perché l'hanno sentito gridare per amore e spirare consegnandosi per loro. E' l'esperienza della Maddalena, prima pecorella smarrita che ritrova il cammino quando riconosce la tonalità dell'amore nel sussurro del Risorto: ‘Maria!'. Come si può non seguire il richiamo di chi ha dato se stesso per noi? Non ci è più estraneo Colui che ha perso se stesso, per entrare bruciante nei nostri cuori con l'offerta del proprio Cuore squarciato.

Ed è proprio da lì che esce, forte e tenera insieme, la voce del Buon Pastore. E' nel suo Cuore aperto che possiamo riconoscere il passaggio, la porta. E' attraverso questo squarcio che l'ingresso al recinto si è spalancato per sempre, rotolando i massi della paura, e non si chiuderà più. Nella Chiesa si entra attraverso il Cuore crocifisso di Gesù. Da lì si riceve vita, nell'acqua e nel sangue dei sacramenti, e da lì si riparte per andare a donare vita, e vita in abbondanza. Gesù è la porta aperta.

Passando attraverso Lui, che è Egli stesso la via, la verità, la vita, anche noi, come piccoli agnelli immolati a sua immagine e somiglianza, diventiamo pastori buoni della porzione di gregge a noi affidata.

 

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