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TESTO Commento su At 13, 14-15

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Giovedì della IV settimana di Pasqua (15/05/2014)

Brano biblico: At 13,13-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

"Essi invece, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero. Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!».
Atti 13, 14-15

Come vivere questa Parola?
Paolo viene invitato a parlare nella sinagoga come era in uso a quel tempo, quando era solito cedere appunto la parola al forestiero presente alla funzione sinagogale.
Questo permette all'apostolo di annunciare Cristo come salvatore ai presenti.
A noi può suonare strana questa abitudine: come fidarsi a dare la parola ad uno sconosciuto di cui non si conosce la preparazione, la fede, l'equilibrio psichico? Certo Paolo era preparato ma non lo conoscevano.
Nelle nostre assemblee liturgiche se si cede la parola a qualcuno, che non sia sacerdote, lo si fa "in sicurezza", per evitare brutte sorprese.
E questo è bene. É vero però che l'istituzionalizzazione e la preparazione fino all'ultimo dettaglio di ogni evento, di ogni incontro, può far tacere lo Spirito il cui compito è far conoscere la persona di Gesù e che spesso parla attraverso i piccoli, i meno notati e dotati.
A volte può bastare una parola detta da una persona che vive quanto dice, che fa parlare il suo dolore, la sua fatica, che riesce a vedere con chiarezza dove la sua comunità di fede manca e deve cambiare. Non sempre sono gli "anziani", i "dottori" a cogliere l'essenza delle cose, a sapere dove andare e come andarci, a scoprire le magagne. Presi dalle cose "alte" a volte non sanno vedere più l'uomo, le sue necessità, i suoi bisogni. Ma il povero, il piccolo, chi si sente parte dell'umanità ferita, riesce a vedere perché lui vive "a terra". E allora la sua parola parla e fa intravedere la presenza di Gesù.
Purtroppo però noi non siamo soliti lasciare la parola e dare credito a chi pensiamo abbia poco da dire. Non crediamo veramente che il Signore possa parlare attraverso le labbra di un umile o di uno sconosciuto.
Andrè Louf, un grande uomo di spirito e a lungo abate di un monastero trappista, affermava che spesso nella sua comunità lo Spirito di Dio parlava attraverso la bocca del più giovane o del più umile. E che spegnere queste voci solo perché considerate senza esperienza o poco preparate sarebbe stato un errore. Dobbiamo dunque trovare il coraggio di lasciar parlare o di parlare nel caso fossimo noi gli "ignoranti" a cui non viene data mai parola. Rimarremo stupiti di quanto potrà uscire dalla bocca di chi cerca Dio e cerca l'uomo, anche se ai nostri occhi non ci sembrava "adatto".
A quante persone, Signore abbiamo chiuso e chiudiamo la bocca perché non ci sembrano "adatte", non ci sembrano "in grado".
Perdona i nostri facili giudizi e donaci non solo di fidarci di Te ma anche di fidarci del prossimo e di come tu sia presente in lui
La voce di un uomo di Dio
"Una sorella timida, nascosta, umile, è uno strumento a volte più adatto all'azione dello Spirito santo perché pone meno ostacoli alla sua presenza."
P. Gasparino

Emanuela Giuliani - emanuelagiuliani@gmail.com

 

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