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don Michele Cerutti

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V domenica di Quaresima (Anno A) (06/04/2014)

Vangelo: Gv 11,1-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

47Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». 49Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! 50Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». 51Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; 52e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

La Parola di Dio ci continua a sollecitare con icone veramente profonde in un cammino che ci vuole condurre alla riscoperta del nostro Battesimo. Siamo, infatti, invitati in questo periodo dell'anno nella liturgia ambrosiana a ripercorrere il cammino dei catecumeni nella chiesa primitiva quando i battezzati erano essenzialmente adulti.

A tutti noi viene fatto un invito forte in questo tempo a conoscere la data del nostro Battesimo.

Non si vuole negare l'importanza del giorno in cui si è nati. Quello della vita è un dono grande.

Quello che si vuole invitare a riscoprire è la grandezza del dono del Battesimo in forza del quale siamo figli nel Figlio. Il battesimo è il sacramento che ci accomuna e da cui scaturiscono, rinforzati dal Sacramento della Cresima, tutte le vocazioni.

In forza del Battesimo siamo chiamati alla nostra santità personale da cui deriva anche la salvezza degli altri.

Don Guanella lo diceva sempre ai suoi figli spirituali, i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, e questo invito è rivolto a tutti: "la Santità salverà il mondo".

Nella II domenica di Quaresima la liturgia con il brano della samaritana ci invitava a meditare l'importanza dell'incontro. La nostra fede cresce nell'incontro con Gesù, ovvero, se sappiamo assetarci della Sua Parola e del Suo Pane, l'Eucarestia. Questi doni sono grandi e vanno annunciati con lo stesso entusiasmo di questa donna.

Nella III domenica di Quaresima il brano del cieco nato ci esortava a tenere saldo Gesù nella nostra vita anche quando tutti ci invitano a staccarci da Lui. I farisei, infatti, continuavano a creare terra bruciata intorno al cieco nato una volta guarito perché rompesse la relazione con Gesù.

In questa IV domenica di Quaresima Gesù compie un miracolo grandioso, anticipo della risurrezione. Gesù risuscita Lazzaro.

Gesù viene informato della morte dell'amico Lazzaro mentre si trova in Galilea. Dopo una titubanza iniziale su cosa fare si spinge verso Betania.

Giunto da Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro è circondato da un clima di pessimismo.

In questo clima di pessimismo Gesù si commuove. Egli sembra che abbia compreso quanto male ci fa la morte e la sofferenza. Tuttavia in questo clima di pessimismo compie il miracolo. E' un invito a non ripiegarci su noi stessi. Gesù è sempre presente anche nel momento del dolore.

Laddove tutto sembra volgere al peggio Cristo ci dona la luce.

Guardiamo nella storia della Chiesa e pensiamo alla novità di Papa Francesco quando tutto sembrava finito e i giornali iniziavano, sulla onda anche di scandali nella Chiesa, a redigere necrologi; c'è voluto il gesto umile e generoso di Papa Benedetto e la elezione di Bergoglio al soglio pontificio che si respira già una grande aria di primavera. E' lo Spirito di Dio donato a Pentecoste che continua a soffiare e a farci sperare e a farci aver fede che è Gesù ad avere le mani sul timone.

Gesù ci invita proprio a non ripiegarci su noi stessi. Lui che ci ha cercati e ha donato a noi la vista non ci lascia in balia della morte.

Cristo ci sprona perché nel nostro cuore comprendiamo le meraviglie che lui compie.

In questo clima di pessimismo Gesù vuole la nostra fede e chiede di credere in lui.

E' importante uscire da una fede miracolistica che segue Gesù ma senza una convinta adesione a lui stesso.

Il Signore, non è un taumaturgo, è Dio e vuole un coinvolgimento totale.

Gesù opera il suo miracolo dopo che c'è la risposta convinta di fede delle due sorelle.

Il clima si trasforma gradualmente da pessimismo a una adesione di alcuni Giudei al Signore perché credettero.

Davanti alla grandezza di ciò che Dio compie di meraviglioso il cuore dell'uomo può essere sempre chiuso.

Alcuni andarono a riferire ai farisei ciò che Gesù aveva fatto e questi ultimi decretarono la condanna.

Chiediamoci in preparazione alla Pasqua come è il nostro cuore è chiuso o è aperto a Gesù.

Siamo in grado di comprendere la grandezza di questo mistero grande di morte e risurrezione o lo viviamo con la routinarietà.

Il Signore non ci lascia mai, è innamorato dell'uomo che non ha paura di sporcarsi le mani, di mettersi in gioco fino a dare la sua vita.

Non si preoccupa delle condanne a morte che i suoi gesti possono portare.

Chiediamo con insistenza il coraggio di un cuore aperto a lui per vivere la Pasqua con intensità e un cuore aperto ai fratelli.

 

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