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TESTO Commento alla liturgia

don Michele Cerutti

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (30/03/2014)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Siamo sempre più immersi in questo periodo dell'Anno Liturgico, la Quaresima, che ci invita in maniera sempre più stringente a rispondere all'invito di convertirci e credere nel Vangelo.

Le icone, che la Liturgia ci invita a contemplare, sono quelle adottate nella Chiesa Antica per accompagnare i catecumeni a camminare verso il Battesimo da celebrarsi nella notte di Pasqua.

Quella del cieco nato colpisce perché mette in evidenza quella correlazione inversa di chi apre gli occhi e vince la cecità grazie al dono della fede e di chi al contrario, invece, li chiude a causa della chiusura al dono di Dio.

I protagonisti di questa vicenda sono oltre al Maestro e al cieco anche gli oppositori che a causa della loro ostinazione chiudono gli occhi del cuore e impediscono alla grazia di filtrare.

A questo tipo di polemiche siamo abituati. Focalizziamo l'attenzione invece su un'altra dimensione importante quella della risposta ai tentativi di chi perseguita la nostra identità cristiana.
Andiamo con ordine e entriamo nel brano.

Gesù agisce sul cieco non perché questi lo abbia pregato ma perché è un'iniziativa gratuita di Dio

Davanti a quell'uomo provato i discepoli si fanno interpreti di una visione che sembra non debellarsi ai nostri giorni. Per i discepoli la causa della cecità è dovuta ai peccati suoi e dei suoi genitori.

Gesù afferma che la cecità è dovuta al fatto che in Lui si visibilizzi l'amore di Dio.

Dio agisce anche in quelle vite che ai nostri occhi appaiono insignificanti e anzi da eliminare nella concezione efficientista della nostra società.

Il Signore lo guarisce e il solo invito che gli fa è di lavarsi alla piscina di Siloe.

Questo dimostra il rispetto del Signore per la nostra libertà non lo guarisce contro la sua volontà. La gioia del cieco è così grande che al comando del Signore infrange il tabù del Sabato. I doni grandi che il Signore concede a noi superano ogni vincolo formale della Legge.
E' un gesto che apre le incomprensioni.
Ogni brano del Vangelo va letto nel contesto di chi scrive.

Il testo evangelico è della scuola giovannea ed è redatto nel 70 dopo Cristo quando le comunità cristiane iniziavano a subire la persecuzione.

I discepoli di Giovanni, trascrivendo questo episodio, di cui il loro maestro era stato testimone, offrono ai lettori del tempo delle riflessioni importanti anche a noi cristiani del XXI secolo, visto che il Vangelo ci fa rivivere nell'oggi questi eventi.

La riflessione che vuole suscitare è la capacità di essere in grado a rispondere con coraggio alle provocazioni di chi attacca il cristiano da sempre.

L'atteggiamento che possiamo scorgere in questo brano è di due tipi.

Il primo tipo è quello timoroso dei genitori del cieco chiedete a Lui.

Nelle prime comunità non tutti erano coraggiosi e qualcuno perfino incensava le divinità pagane piuttosto di essere uccisi e quelli che provenivano dal giudaismo temevano ripercussioni dai compagni di fede ebrei.

Il cieco nato guarito invece cresce nella sua fede e questo crescere nella fede gli permette di professare la sua fede davanti a Gesù che lo ha guarito non curante delle ripercussioni di cui poteva soffrire.

Noi oggi abbiamo il coraggio della fede davanti agli attacchi che ci vengono perpetrati.

Il coraggio è oggi più che mai l'unica strategia vera di nuova evangelizzazione. In questo anno di pontificato lo dimostra Papa Francesco che, con la semplicità che lo contraddistingue, non ha intaccato minimamente la proposta cristiana.

Questo coraggio dovrebbe abitare in tutti noi cristiani per affrontare le grandi sfide del contesto in cui viviamo.

Non facciamoci prendere da timori il Signore c'è sempre vicino e ci dà il coraggio di affrontare il Lunedì quando è più difficile visibilizzare la nostra appartenenza alla Sua Chiesa.

 

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