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TESTO Commento su 1Pt 2,20b-25

Monastero Domenicano Matris Domini  

IV Domenica di Pasqua (Anno A) (11/05/2014)

Brano biblico: 1Pt 2,20b-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Collocazione del brano

Nel secondo capitolo della lettera prevalgono le indicazioni pratiche sul comportamento dei cristiani. Essi infatti venivano guardati con sospetto e spesso calunniati come malfattori poiché nell'impero romano risultavano come elementi "estranei", quindi la loro condotta oltre che ad essere ispirata ai principi del Vangelo e della vita nuova in Cristo, doveva essere manifestamente retta ed onesta, per mostrare a tutti che questa nuova religione non portava alcun danno alla vita sociale. Pietro parla dunque dell'atteggiamento verso le autorità (2,13-16) e verso i padroni, per coloro che ancora erano schiavi (2,18-19). Nei versetti che seguono, la lettura di oggi, egli dà le motivazioni teologiche dell'atteggiamento mite e sottomesso che egli suggerisce: essi devono seguire l'insegnamento di Cristo. Questo insegnamento si trova inserito in un inno Cristologico molto bello, che viene cantato ai Vespri delle domeniche di Quaresima.
Lectio
Carissimi 20 se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.
Anche se all'interno della comunità cristiana gli schiavi avevano gli stessi diritti degli uomini liberi, la loro situazione sociale rimaneva la stessa. Solo più tardi il cristianesimo poté chiedere il riscatto degli schiavi. I padroni spesso erano molto duri con loro. Pietro non li invita alla ribellione ma a sopportare con pazienza il male ingiusto e dà loro una motivazione per sostenere con maggiore fortezza la loro difficile situazione.
21 A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:
La sofferenza ingiusta diventa una vocazione, un modo privilegiato di seguire l'esempio di Cristo.
Anche lui sopportò una sofferenza ingiusta, per riscattare i peccatori dal male e dalla morte. Con questo ci ha lasciato un esempio. Non tutte le sofferenze possono essere evitate, ma se le sopportiamo come le ha sopportate Gesù, seguiamo il suo esempio e le sofferenze possono diventare motivo di riscatto.
22 egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca;
Anche Gesù era innocente ed era veritiero. Gli interlocutori di Pietro vengono esortati a rimanere retti nel loro comportamento e sinceri nelle cose che dicono, anche se i loro padroni spesso li puniscono per cose che non hanno fatto o menzogne che non hanno detto.
23 insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Anche Gesù è stato insultato ma non rispondeva, non minacciava vendetta, ma affidava la sua causa a Dio che tutto vede e giudica.
24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.
Il comportamento di Gesù aveva uno scopo, stava portando i nostri peccati per distruggerli sul legno della croce. Qui c'è la citazione di Isaia 53, il servo di JHWH che soffre per la redenzione del suo popolo. Grazie alle piaghe di Cristo siamo stati guariti. Pietro ha ben presente le ferite che gli schiavi ricevevano nel proprio corpo con le frustrate, i maltrattamenti. Egli è molto ardito nella sua similitudine, ma offre a queste persone che soffrivano una via di uscita, uno scopo nobile: l'imitazione di Gesù e della sua sofferenza.
25 Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.
Questo versetto ci collega al Vangelo di oggi dedicato al buon Pastore. In verità il termine che viene usato qui è episkopos che significa colui che fa attenzione alle pecore, vigila su di esse. E' Gesù il vero episcopo. Ma ai temi di Pietro c'erano già nelle comunità coloro che esercitavano questo servizio (i primi vescovi, appunto). La morte e risurrezione di Cristo hanno permesso che coloro che vivevano in modo vuoto ed erravano senza meta (i pagani) fossero ricondotti al pastore che ha cura di loro e che non permetterà che andranno persi.
Meditiamo

- Qual è il mio atteggiamento davanti alle fatiche e alle ingiustizie che mi capita di dover sopportare?
- Sono riuscito a perseverare nel bene, nonostante mi sembrasse non servire a niente?
- Sono riuscito qualche volta a unire le mie sofferenze a quelle di Gesù? Qual è stato il risultato?

 

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