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TESTO Non abbiate paura

don Roberto Rossi  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/08/2004)

Vangelo: Lc 12,32-48 (forma breve: Lc 12,35-40) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Viviamo giorni difficili. Sono finiti i giorni d'incanto e anche quelli di una comoda sicurezza. Quello che potevamo fare anni fa, ora non possiamo più farlo.

Le cose diventano sempre più complicate. I viaggi che potevamo fare senza paura in tutto il mondo sono finiti, perché molti hanno paura del terrorismo internazionale. Le passeggiate serali che potevamo compiere senza preoccupazione nel nostro vicinato, non si possono più fare. Ci sono pericoli dovunque: conflitti internazionali, difficoltà interne a un paese, rapinatori all'angolo di ogni strada e piazza. Quasi ogni settimana ci sono voci di nuove guerre; quasi ogni giorno sembra che stiano per scoppiare nuovi conflitti: autobombe, arresti, scioperi, violenza in ogni parte.

Anche se non siamo direttamente coinvolti in tutto questo, ciascuno di noi è colpito. Tutti paghiamo il prezzo di questa situazione. Anche i cibi più comuni vengono venduti a un prezzo che supera la portata delle masse, e vengono tassati come se dovessero pagare gli armamenti che i politici definiscono necessari.

In tutto questo, in mezzo a tutto questo, rimane il lieto annuncio del Vangelo: «Non aver paura, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre di darvi il regno». Una promessa e niente di più, è la sola cosa che sembriamo avere. Niente altro. E' sufficiente per aiutarci a sopravvivere, a tener duro, a renderci abbastanza motivati per continuare?

Per Abramo fu sufficiente, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura. In forza di questa promessa Abramo lasciò la città in cui viveva. Fidandosi di questa promessa cominciò a vivere come un nomade sotto la tenda, sempre in cammino, guardando verso la città fondata, disegnata e costruita da Dio. Non la vide mai e non poté mai arrivarvi. Tutta la sua vita fu piena di complicazioni ed ebbe molti buoni motivi per dubitare.

Gli era stata promessa una discendenza numerosa come le stelle del cielo, eppure, fin quasi al momento della morte, non ebbe alcun bambino da Sara. Quando finalmente gli nacque un figlio, Dio gli domandò di offrirlo a lui in sacrificio.

Abramo continuò a credere a causa di quel sogno, in forza di quella città che gli era stata promessa, una dimora che non vide mai realizzata nella sua vita.

Abramo è un buon esempio di che cosa può fare una promessa nella vita di una persona. Non siamo anche noi nella stessa situazione? Abbiamo forse qualcosa in più di una semplice promessa?

Sì, abbiamo qualcosa in più. Siamo andati avanti, siamo più vicini. Abbiamo un modello tangibile; abbiamo con noi qualcosa che si è già compiuto. Lo abbiamo in una celebrazione come questa che stiamo facendo. Qui e ora realizziamo quello che non possiamo realizzare nella vita di ogni giorno. È qui e lo abbiamo: il Signore!

Talvolta in un'assemblea riunita in chiesa, come la nostra, ci sono famiglie che non si amano, perfino che si odiano reciprocamente. Non si stringono la mano. Dicono ai bambini di non giocare fra di loro. Non si parlano e non si guardano neppure. Sono l'una per l'altra come aria, invisibile e rarefatta, eppure inquinata. Quando entrano in chiesa, la prima cosa che fanno è di guardare dove sono seduti gli altri. Se sono seduti a destra, vanno a sedersi a sinistra. Se gli altri siedono a sinistra, loro vanno a sedersi a destra. Non pregano gli uni per gli altri. Non si scambiano un saluto di pace: ma al momento di partecipare alla comunione, entrambi vanno a prendere il pane alla stessa mensa. Ricevono entrambi lo stesso Signore e bevono il medesimo vino. Entrambi formano l'unico corpo di Gesù Cristo.

«Non aver paura, piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre di darvi in dono il regno».

Non è solo una promessa, ma una realtà, qui e ora, che non è ancora pienamente compiuta, e tuttavia è il modello di un futuro migliore.

Dio ha acceso nei nostri cuori una grande luce con la speranza e la certezza della vita eterna. E il pensiero nella vita eterna ci aiuta a vivere nella bontà, nella fiducia, e secondo le parabole del cap. 25 di Matteo, ci aiuta a vivere attenti e vigilanti, a trafficare al massimo i nostri talenti, ad amare in concreto il prossimo. E il Signore dirà ai suoi discepoli, che hanno resistito alle tentazioni del mondo, che hanno creduto, sperato e amato, che hanno dato il giusto valore a tutte le cose terrene in vista della vita eterna: "Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore". E' la grazia più bella e più grande; è l'unica grazia di cui abbiamo bisogno. I santi, i martiri, le anime belle, come Benedetta Bianchi Porro, hanno creduto e vissuto così: "Non muoio, ma entro nella Vita" (Benedetta); "quando sarò giunto là, sarò veramente uomo" (Ignazio di Antiochia).

 

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