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TESTO Ai piedi del Crocifisso

padre Antonio Rungi

Venerdì Santo (Passione del Signore) (18/04/2014)

Vangelo: Gv 18,1- 19,42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», 9perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».

12Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».

15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.

19Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.

25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

28Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.

33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».

E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. 2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. 3Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

4Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». 5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».

6Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».

12Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

Essi presero Gesù 17ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:

Si sono divisi tra loro le mie vesti

e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

Il venerdì santo è la giornata della meditazione sulla passione di nostro Signore Gesù Cristo. Oggi non si celebrano messe, ma, come è tradizione nella liturgia cattolica, si svolge solo l'Azione liturgica dell'Adorazione della Croce e a seguire la santa comunione.

Oggi la Chiesa tutta è chiamata ad inginocchiarsi davanti al Redentore, che muore sulla Croce per noi, versando fino all'ultima goccia del proprio sangue. La sofferenza di Gesù è la sofferenza di ogni essere umano, piagato nel corpo e nello spirito e che ha bisogno di guardare oltre, di andare oltre, di sperare oltre il momento del dolore e della stessa morte.

Quante sofferenze nel mondo di oggi e di sempre che hanno completato ciò che manca ai patimenti di Cristo e che sono state occasione di santificazione per coloro che, con umiltà si sono posti ai piedi del Croce, dalla parte di coloro che sono in ascolto del Redentore e Salvatore. Gesù, da quella cattedra unica e irripetibile della storia dell'umanità e della salvezza è il vero Maestro, che ama profondamente ogni suo discepolo e che spinge questo suo amore verso gli orizzonti infiniti dello spazio e del tempo, per collocarsi in quel Calvario della gioia, che ha solo e soltanto un nome: il Paradiso. A piedi di Gesù ci si mette in ascolto e si fa proprie ogni parola che esce dalla sua bocca, dalla misericordia che chiede al Padre per noi peccatori e crocifissori, all'affidamento a Maria Addolorata della Chiesa, alla consegna della Madre al suo discepolo prediletto, Giovanni, alla sete non solo fisica, ma soprattutto spirituale che esprime nell'estremo momento della sua vita, alla promessa del Paradiso al ladrone pentito, alla coscienza di aver portato al termine tutta la sua missione, rispondendo in pieno alla volontà del Padre Suo e Nostro, di donare la vita al fine di riconciliare l'umanità con Dio, immersa nelle tenebre del peccato. Ai piedi della croce, bisogna sostare un bel po' per comprendere il grande amore che Gesù ha manifestato per noi. L'alta scuola del maestro crocifisso è un forte invito a cambiare la vita dall'odio all'amore, dal risentimenti al perdono, dall'indifferenza all'attenzione, dalla morte alla vita, dal disimpegno all'impegno attivo e coerente rispetto al vangelo della sofferenza. Non può esserci vero cristiano senza la Croce di Gesù e di conseguenza non può esserci vero cristiano se non aiuta a portare la croce a chi questa croce la sperimenta ogni giorno, senza il conforto di una mano che ti solleva e ti porta in alto per volare verso il Crocifisso e abbracciare tutta la sua vita di dolore per farlo nostra, alleggerendo il peso della sofferenza innocente di tanti bambini, donne, uomini della terra che non hanno avuto la gioia di godere neppure di un giorno di sole.

La meditazione della passione di Gesù, passa, oggi, e in tutti i venerdì della storia di ognuno di noi, mediante il cammino della croce e del crocifisso, dall'Orto del Getsemani, fino alla deposizione nel sepolcro nuovo, dopo Gesù fu collocato prima della risurrezione.

La croce è una forte esperienza di gioia, se vista nella prospettiva della risurrezione e se lo sguardo di ognuno di noi si fissa sul Golgota.

Nella vita di tutti i giorni c'è, infatti, un'esperienza di gioia autentica che è data dalla pace con Dio e con i fratelli e che scaturisce dalla retta coscienza. C'è una pace apparente, quella che tende ad essere giustiziera nei confronti dei fratelli. La gioia di Cristo nel momento della sua condanna a morte è gioia vera, perché parte dall'amore verso l'uomo peccatore. La gioia manifestata dal Sinedrio e dalla gente che gridando crocifiggilo, condannando a morte Gesù Cristo, è una gioia falsa ed inconcludente, in quanto dettata dall'odio, dal quale non può mai nascere la vera gioia. Ecco la doppia faccia di un grande mistero che ti prende il cuore e ti fa piangere sinceramente davanti ai dolori e alla passione del Signore. Solo un cuore indurito, cinico, senza alcun sentimento è incapace di non piangere e commuoversi davanti a questo grande mistero del dolore e dell'amore. E allora in questo Venerdì Santo risuonano forti le parole di Gesù, mentre caricato del pesante legno della croce, va verso la morte. Piangere su questa umanità, segnata da tante debolezze e dal pensiero debole, che non fa altro che indurre le persone a disperare, perché fondando il proprio futuro nell'ambito del temporale e del materiale non potrà mai assicurare la vera felicità e la vera gioia che nasce dall'amore del Redentore. Ci ricorda Papa Francesco che "la verità cristiana è attraente e persuasiva perché risponde al bisogno profondo dell'esistenza umana, annunciando in maniera convincente che Cristo è l'unico Salvatore di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. E forti dell'esperienza di San Paolo Apostolo noi vogliamo annunciare l'amore crocifisso, vogliamo far innamorare di Gesù Crocifisso quanti sono indifferenti, scettici ed atei teorici e pratici. Noi vogliamo dire al mondo intero che quella morte in Croce di Gesù è la nostra vera liberazione. Ora e sempre siamo più convinti che i nostri piccoli o gravi peccati Egli ci ha perdonato e continua a perdonarci, purché abbiamo l'umiltà di inginocchiarci con semplicità e guardando dentro il nostro cuore, scrutando i nostri pensieri, valutando alla luce della verità su noi stessi come abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, se abbiamo evitato di sostare ai piedi della croce e fare nostro quell'invito che ci Gesù ha rivolto continuamente a quelle persone che, una volta incontratesi con Lui, cambiarono di fare e con assoluta certezza la loro vita: "Va e d'ora in poi, non peccare più".

Il Venerdì santo è la giornata della penitenza del pentimento, della confessione sacramentale. Faccio nostro questo invito di Gesù e mediante la grazia sacramentale della confessione, pentiamoci dei nostri peccati ed andiamo avanti seguendo Gesù sulla vita della pace e della riconciliazione universale. Maria la Donna della santa montagna, del Calvario e della Risurrezione ci aiuti ad incontrare Gesù nel suo amore misericordioso, per essere segni di misericordia in mezzo a questo mondo disgregato dal peccato e dall'odio. Amen.

 

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