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TESTO Galilea di risorti

don Luca Garbinetto  

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno A) (19/04/2014)

Vangelo: Mt 28,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,1-10

1Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».

8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Qual è la meta della storia della salvezza? Qual è il centro che ne raccoglie tutte le tracce più luminose, che si sono accese una dopo l'altra nella meravigliosa notte di veglia del popolo riunito attorno alla Parola?

La meta è la Galilea delle genti! Il centro è il bagliore del Risorto che torna a brillare, più luminoso che mai laddove aveva vissuto le sue giornate più nascoste e silenziose! Il profeta di Galilea, sceso dalla sperduta borgata di Nazareth, ritorna fra i suoi, che non lo avevano accolto, per restituire la bellezza e la dignità a chi giaceva nelle grinfie della morte e del peccato.

Gesù è risorto, è risorto davvero. Per Matteo, è tanto vero, che le guardie e le donne sembrano testimoni oculari dello spostamento del masso dal sepolcro. Ma la notizia, già sconvolgente, non è ancora del tutto buona. E se il Risorto se ne fosse andato piantandoci in asso? E se il Crocifisso, tornato in vita, avesse imboccato subito la via del Cielo, per tornare al suo trono e guardarci da lassù, a riposo dopo tanta fatica?

No, non è accaduto questo. Il Crocifisso di Galilea è Risorto per ritornare dai suoi, e questa volta definitivamente. Egli vuole lasciare il dono più bello: lo Spirito di vita, di cui diveniamo partecipi mediante la fede. Fede è vedere il Risorto, riconoscerlo, accoglierlo. E lo si vede in Galilea. Lì egli attende i suoi discepoli, coloro che vivono di fede.

La Galilea è il luogo della vita ordinaria, lo spazio della ferialità. Gesù risorto abita gli ambienti comuni dell'esistenza, intreccia la sua presenza con la nostra nelle relazioni più abitudinarie e quotidiane. E le impregna della profondità della vita divina. Lì si compie il culto gradito a Dio (cfr. Rm 12,1-2), perché lì Dio ha scelto di continuare a esistere fino al giorno del nostro incontro definitivo con Lui. Ma anche allora, nella pienezza del Regno, i rapporti saranno configurati da una commovente e ordinaria familiarità: il banchetto della vita eterna, infatti, si colorerà della gioia piena che nei pasti comuni della famiglia e della Chiesa abbiamo potuto pregustare come primizia e promessa.

La Galilea è anche il luogo degli esclusi, degli emarginati, dei ‘fuori legge'. Il popolo dal dialetto strano, di cui rimane contagiato anche il Figlio di Dio, è un popolo disprezzato, rude, contadino. È anche un popolo piuttosto irrequieto e irruento, sempre in agitazione. Sembrerebbe poco opportuno, per lo stesso Dio, frequentare troppo assiduamente una terra così inquieta. E invece proprio lì, dove si cerca una pace vera, non offuscata dalla falsità dell'immobilismo e dalla patina del legalismo, Gesù risorto torna ad offrire la sua pace. La pace che viene dal Cielo desidera poggiarsi, come vello delicato e intriso di rugiada, sull'arida terra ferita dalla violenza e dall'oppressione. Per indicare percorsi nuovi e donare vie inedite di cambiamento. Il Risorto cambia i cuori, trasfigura le relazioni, trasforma l'intimità degli uomini. Ai semplici è più facile vedere e credere tanta bellezza.

La Galilea, poi, è il luogo dove si incrociano i popoli. ‘Galilea delle genti', appunto, e per questo poco gradita ai puri della religione ufficiale. Regione tanto vicina alle nostre regioni, ormai segnate dal miscuglio delle razze e delle lingue. Può essere un problema. Per il Risorto è l'opportunità. Perché la meta della storia della salvezza è che questa salvezza giunga a tutti i popoli, senza distinzione. E se qualcuno ha una missione particolare, una elezione specifica, non è mai nella logica dell'esclusività, ma del servizio. A tutti i popoli saranno mandati i discepoli ad annunciare la Buona Novella, sull'esempio delle donne, prime missionarie della storia.

Per chi accoglie l'invito, si intrecciano due sentimenti contrastanti: gioia e timore grandi. Siamo nella sfera di Dio, l'unico che riesce a far coesistere gli opposti senza che ci frammentino. Gioia e timore sono i segni particolari dell'esperienza di Dio, sono i caratteri che, nel nostro cuore, garantiscono l'esperienza della fede nella loro coesistenza. Sono i sentimenti dell'attesa, della memoria, dell'incontro. Domani, ieri e oggi raccolti e unificati nell'unica vera fede, che è l'incontro con il Risorto.

Egli ci aspetta in Galilea, nella nostra quotidiana Galilea. Lì si accenderà la Luce della Risurrezione, che dal cuore gioioso e timorato di Dio si irradierà su ogni nostra ordinaria attività.

 

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