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TESTO Le vere ricchezze per sempre

don Roberto Rossi  

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/08/2004)

Vangelo: Lc 12,13-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,13-21

In quel tempo, 13uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». 14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

16Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. 20Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Ci sono alcune espressioni in questa liturgia particolarmente significative.

Dice Gesù: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni".

L'altra è nelle lettera di S. Paolo: "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra".

Le due espressioni sono tra loro collegate perché, secondo la parabola del ricco stolto, l'uomo che è preoccupato solo delle cose materiali e poi muore all'improvviso, è uno stolto – lo dice Gesù - perché ha accumulato tesori per sé, e quando muore con sé non porta nulla, e non è arricchito davanti a Dio, con le opere buone. Sono le opere buone che contano e che ci accompagnano nella vita eterna: la fede, l'amore, i sacrifici, l'aiuto al prossimo, l'impegno per il vero bene della famiglia, della Chiesa, della società, i valori di Dio e del vangelo a fondamento della propria vita e della propria famiglia, il lavoro come mezzo vero di sussistenza per sè, per la famiglia e per l'amore al prossimo e non solo per accumulare o sprecare denaro. E' questo il significato della espressione di Paolo: "Cercate le cose di lassù, non quelle della terra"; in un altro testo dice: "le cose materiali, visibili sono di un momento, le cose invisibili sono eterne".

"Anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni". Cos'è che conta, che ha durata nella nostra vita? Gesù ci insegna che i soldi, il lavoro, i beni materiali devono essere un mezzo per vivere, non il fine per il quale si vive. Gesù insegna la virtù della sobrietà, della povertà, del distacco del cuore dalle cose materiali, perché in tale maniera si riesce a dare il giusto valore a tutte le cose e non si diventa schiavi delle cose materiali. Gesù sa che il ricco o chi vuol far soldi a tutti i costi, rischia di non capire e di non amare il prossimo, anche nella propria famiglia (quando ad es. si trascurano i figli o la stessa armonia tra i coniugi), rischia anche di strumentalizzare gli altri (ad es. nel lavoro), rischia di compiere scelte cattive (pensiamo a tante azioni cattive del nostro tempo: droga, violenza, prostituzione, ambizioni, vizi, spreco...)

Noi viviamo in una società consumistica o che tende al consumismo e questo porta nella nostra vita elementi che non ci aiutano a vivere in maniera vera: molte volte non sono le cose a servizio dell'uomo, ma siamo noi a servizio del consumismo. Inoltre dobbiamo sempre pensare che tanta parte dell'umanità vive nella povertà e nella miseria, mentre l'altra parte vive nello spreco più sfacciato. Questo non dà gioia e vita a nessuno ed è una grande ingiustizia.

Oggi muoiono ogni minuto tanti bambini per denutrizione, mentre ogni minuto si spende un miliardo per gli armamenti. E alle spese militari si aggiungono le spese dello spreco. Il mondo si può dividere in due zone: spreco e fame. Cristo Gesù condanna apertamente questa situazione: i beni sono di Dio e sono destinati a tutti.

Gesù ci ha resi tutti figli di Dio, tutti fratelli, fra di noi. Quanto è importante che questa fraternità cerchiamo di viverla non solo come persone, ma anche come gruppi sociali e popoli. Noi cristiani in questo cammino di fraternità universale abbiamo un compito e una missione tutta particolare. Ci vogliono uomini col cuore nuovo, col cuore libero, col cuore povero per portare giustizia al mondo. Con le parole, con la testimonianza, con la nostra coscienza sociale e politica, con scelte di vita, come hanno saputo fare i santi. In questa maniera si testimonia anche che la vera ricchezza è quella del cuore, quella che durerà per sempre, quella che dobbiamo accumulare per l'eternità. E nell'eternità noi possederemo ciò che abbiamo donato, nell'amore, nella bontà, nella carità, nella condivisione, nelle opere buone, anche le più piccole, ma fatte sempre con cuore grande.

 

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