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TESTO Vivere pregando

mons. Antonio Riboldi

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (25/07/2004)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Il segno che tra due persone non corre amore, come se non sapessero di esistere l'uno "vicino o con" l'altro, è quello di non comunicare tra di loro. E si verifica questo, non solo nella vita quotidiana, che oggi si vive come se tra di noi ci fosse il deserto, ma, quello che è peggio, nelle famiglie, tra coniugi che pure sono lì perché si sono promessi amore per sempre, ossia vivere una vita di totale comunione: e questa ha bisogno di parole che siano il dono della propria intimità nella gioia, nella sofferenza e nelle difficoltà. Quanto fa male il silenzio tra coniugi! E lo stesso tra figli e genitori.

Certamente tutti abbiamo fatto esperienza di come "viva" una autentica amicizia: ha bisogno di una continua relazione, perché non si può amare senza comunicarlo. Quante volte, proprio a chi ci è caro, abbiamo detto: "Ho una grande voglia di vederti o di sentirti"!

Gesù stesso, nell'ultima cena, usò la parola "amici", rivolgendosi agli apostoli, che erano stati da Lui scelti e quindi amatissimi, e spiegò in che consisteva questa amicizia: "Non vi chiamo più servi, ma amici, perché vi ho fatto sapere tutto quello che ho udito dal Padre mio" (Gv. 15).

L'amore ha bisogno di conoscenza, di dialogo, di comunicazione: un desiderio di donare tutto di sé, di essere accolti e capiti e di conoscere. Purtroppo, oggi, c'è "crisi di preghiera": si prega poco o nulla o male.

Alcuni forse pensano che pregare è un perditempo. "Abbiamo altro da fare". Un tempo, nel '68, si scriveva sui muri: "Meno chiese e più case". Per altri la preghiera è un "parlare distrattamente a Dio", ma non pensando che, Chi ci ascolta, chiede innanzitutto di essere ascoltato.

Ma soprattutto Dio, cui ci rivolgiamo, ha bisogno di essere conosciuto. Sappiamo tutti che Dio è amore: un amore che è totale apertura e cura ai figli, ma nello stesso tempo infinita sapienza, che è conoscere quale è il nostro vero bene.

Ci rivolgiamo a Lui, tante volte, solo quando siamo nel bisogno e, molte volte, questo bisogno non collima con quell'amore che va oltre le nostre necessità o richieste. A volte, vedendoci non ascoltati, ci pare che Dio non abbia alcuna cura verso di noi ed allora ci arrabbiamo con Lui e ci allontaniamo, senza neppure chiederci se davvero non ci ha ascoltato, o se ci ha ascoltato, ma ha indirizzato la nostra supplica in una direzione diversa ma più efficace.

"Ho pregato tanto per ottenere una grazia materiale, che era la mia guarigione; ma avevo come l'impressione che Dio non mi ascoltasse. Ho voluto "forzare" la porta del Suo Cuore, andando pellegrino in un Santuario. Lì ho pianto, fino quasi ad arrabbiarmi, avendo l'impressione che da Dio venisse un silenzio che smentisse il Suo immenso amore di Padre. Ma nel momento giusto, mi sono trovato nel cuore una serenità, una grande grazia, che andava ben oltre ciò che chiedevo, e che era l'ascolto del Padre. Avevo chiesto una cosa e me ne fu data un'altra, che è la mia felicità di ora e spero per sempre".

La preghiera, - lasciatemelo dire - è un dolce stare con Dio, che sa tutto di noi, ci conosce come non ci immaginiamo, e sa molto bene quello che ci è necessario per quella serenità che va oltre questa terra, sconfina nel cielo.

Pregare, allora, è "stare con Dio", in totale abbandono a Lui, gustare il Suo amore, lasciarlo parlare come solo un papà, che conosce l'amore, sa fare e poi dirgli ciò che ci sta a cuore, ma sempre con tanta fiducia aggiungendo: "...Se vuoi...se questo è il bene per la mia vita eterna".

Gli apostoli, che dividevano la vita con Gesù in tutto, spesso Lo vedevano farsi in disparte, solo, a pregare, notti intere, in un dialogo irrepetibile, quale è facile immaginare tra Figlio e Padre: un dialogo che doveva poi essere la trama della Buona Novella, tutta intrisa di amore, e quello che contava ancora di più, la sua totale donazione nella morte e resurrezione.

Ci sarà anche per Gesù il momento di "confronto" con il Padre: la voglia quasi di farGli modificare il Suo piano di amore per la nostra salvezza, che era la sua morte in croce. Quante lacrime di sangue nel Getsemani! E come fa impressione quella preghiera - che tante volte è la nostra preghiera di fronte ai grandi confronti con la vita - "Padre, se è possibile, passi da me questo calice...però si compia la tua volontà". Una preghiera, quella del Getsemani, che credo nessun uomo ha mai provato: una preghiera al Padre talmente dolorosa e difficile, da essere intrisa di sangue.

"Un giorno, - racconta Luca - Gesù si trovava in un luogo solo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Ed egli disse loro: "Quando pregate dite: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, si compia la tua volontà in cielo e in terra. Dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano; perdona i nostri peccati, come noi perdoniamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male". Vi dico: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà, al posto del pesce, una serpe?...Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che lo chiedono"".

Solo chi prega e sa pregare, come Gesù, come tanti, ma tanti, che sanno stare come figli accanto al Padre, magari in silenzio, ma amando, sa quale forza ha la preghiera. Gli uomini di preghiera, i giovani, le donne, si distinguono subito per quella serenità e luce che hanno e sanno diffondere. Sono gli uomini della speranza...gli uomini della preghiera...gli uomini che sanno farsi amare da Dio e che sanno dare alla vita "un sapore incredibile", anche nella sofferenza.

Diceva S. Alfonso MAria de' Liguori: "Chi prega si salva, chi non prega si danna". Forse il nostro mondo è senza speranza, senza pace, perché è senza preghiera. La Sacra Scrittura ci offre oggi un esempio di preghiera che è bello conoscere e imitare. Tra Dio e Abramo correva tanta confidenza, come vorremmo forse noi. "Dio disse: "Il grido contro Sodoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccate è molto grave. Voglio scendere e vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me: lo voglio sapere!" Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse ci sono 50 giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo a cinquanta giusti che vi si trovano? Lungi da te il fare morire il giusto con l'empio, lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" Rispose il Signore: "Se a Sodoma troverò 50 giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò tutta la città". Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere...Forse ai 50 ne mancheranno 5: per questi 5, distruggerai tutta la città?" Rispose Dio: "Non la distruggerò se ne trovo 45". Abramo riprese ancora a parlargli e gli disse: "Forse là se ne troveranno 40". Rispose: "Non lo farò, per riguardo a quei 40". Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse se ne troveranno 30"...forse se ne troveranno 20...Forse 10" E Dio: non la distruggerò per riguardo a quei dieci" (Gen. 18,20-32).
Avessimo noi questa familiarità nella preghiera!

Un modello insuperabile di preghiera sono i Salmi. Lì veramente abbiamo l'insegnamento, non solo di quale sia la "relazione" con il Padre. C'è tanta gente che li conosce e lì trova il "modo" di pregare.

Poi c'è la grande preghiera liturgica; quella che è per esempio nella Eucarestia, dove davvero l'uomo dialoga con Dio che gli parla nella Parola e poi si dona nella comunione. E' il culmine della preghiera.

Mi diceva un giorno il grande Card. Ballestrero: "Se un prete non prega almeno tre ore al giorno, combina niente di buono".

"E per chi non è prete", gli chiesi? "Dovrebbe fare della preghiera il momento più importante della vita, perché quel momento è sentire Dio vicino a noi".

 

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