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TESTO Vedenti e capaci di larghe vedute

padre Gian Franco Scarpitta  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (30/03/2014)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Anche la luce, come l'acqua, è sinonimo ed elemento di vita. La luminosità è effettivamente fautrice e garanzia di ogni sistema vitale e in un ecosistema nel quale non vi sia energia solare difficilmente la vita prenderebbe forma. la pedagogia di Gesù Figlio di Dio a questo riguardo è ben nota: Egli, come via, verità e vita, è la luce del mondo, il cui riflesso viene emanato da quanti, cioè noi, si fanno latori ad altri di codesta luminosità.

L'intervento di Gesù su questo giovane non vedente che tale è sin dalla nascita assume però un carattere del tutto particolare inerentemente alla connessione luce/vita perché ci introduce negli ambiti di novità che Dio Padre apporta nelle parole e nelle opere di Gesù: il Regno di Dio, del quale ogni uomo è destinatario e di cui beneficiano soprattutto i peccatori e gli emarginati. Come nel caso della Samaritana, anche per il cieco nato si prospetta la novità di vita e di salvezza e anche in questo caso essa ha valore universale e valica i confini e i pregiudizi umani propriamente detti.

Nell'intervento benefico di Gesù, che appone terra mista a saliva sugli occhi dello sventurato non vedente che è tale fin dalla nascita, si raggiunge un duplice obiettivo, o meglio Gesù dimostra quale debbano essere i veri obiettivi: non solamente guarire fisicamente un infermo da un disturbo fisico faticoso, ma anche superare quelle vetuste e vacue congetture, fino ad allora vigenti, di malattia connessa al peccato: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio". La malattia è una realtà misteriosa che reca smarrimento e sofferenza; è uno dei morbi che la nostra società è tenuta a combattere con tutti i mezzi e non sarà mai abbastanza qualsiasi sforzo per arginarla come pure non basteranno tutti quegli atti necessari di solidarietà e di condivisione verso gli ammalati. Come conciliare il dolore e la malattia con la realtà di un Dio giusto e misericordioso, capace di tutto a vantaggio dell'uomo, proclive anche verso i malati. Noi rispondiamo associando l'infermità al patimento di Cristo sulla croce, che è sempre redentivo e di salvezza, e il dolore fisico di ogni uomo è condivisione con tale sofferenza del Dio crocifisso. Nel proprio dolore, l'ammalato contribuisce alla missione di riscatto dei peccati propri e di quelli dell'umanità e già questo è un rendersi solidali e partecipi con il mondo intero nella configurazione della propria sofferenza con quella di Cristo. Soffrire per soffrire non è mai utile e in certi casi diventa anche deleterio. Ma accettare il dolore e la sofferenza in ragione della croce è contribuire alla redenzione e alla salvezza del mondo. Già in questo si evincono le opere di Dio: nel completare i patimenti di Cristo con la croce del suo Figlio. Del resto, come potrebbe palesarsi la misericordia divina se non esistessero situazioni di grave infermità fisica? Come potrebbe Dio mostrarsi onnipotente e Amore se non vi fossero le occasioni di esternare tale misericordia e solidarietà nel dolore? Come nel caso dell'intero libro di Giobbe, nel quale finalmente si sciolgono dubbi ed enigmi sulla permissione divina del male, anche nel caso di Gesù luce del mondo la malattia non è sinonimo di colpa ma diventa occasione di amore e di misericordia.

E in tal caso essa diventa anche occasione di luce perenne e di vita eterna. In effetti che Gesù conceda la vista materiale a questo malcapitato cieco nato, seppure sarà per lui un dono e un vantaggio per il quale essere grato, non costituisce poi un grande favore: se uno è nato non vedente, al recupero della vista dovrà faticare non poco nella distinzione degli oggetti alla percezione sensoriale dei colori e delle immagini. un conto è guarire una cecità acquisita nel tempo, altro è guarire una cecità innata. Nel primo caso si effettua un vero e proprio miracolo per il quale esultare, nel secondo caso si realizza un prodigio certamente piacevole e di grande utilità, ma esso comporterà anche non poche difficoltà.

La verità è che Gesù realizza questo prodigio per proporre se stesso luce del mondo e perché l'uomo acquisisca e viva sempre nella luce che rischiara le tenebre. La luce che illumina ogni uomo rende anche capaci di vista e anzi di larghe vedute, a condizione che si abbandonino i pregiudizi e i parametri umani di giudizio per accogliere e far propri i criteri di Dio che non guarda alle apparenze bensì al cuore dell'uomo.

C'è chi si ostina a non vedere nonostante la luminosità preferendo continuare a brancolare nel buio del peccato e del pregiudizio, come nel caso di tanti e tali farisei e scribi che negando l'evidenza delle grandi opere di Dio sogliono processare e condannare chi ha ottenuto la luce vera pur di non dischiudere essi stessi i propri occhi, ma Gesù non si stanca di renderci capaci di giudizio sano e di retta visione. Egli ci vuole non soltanto uomini vedenti, ma anche di larghe vedute, capaci di superare barriere personali di presunzione e di falso orgoglio per giungere all'obiettivo della conversione e della comunione con lui per la riedificazione del mondo.

 

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