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TESTO L'incontro con la Samaritana

mons. Antonio Riboldi

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III Domenica di Quaresima (Anno A) (23/03/2014)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il racconto dell'incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe, è narrato dall'evangelista Giovanni con particolari quasi da cronista, come a non volersi fare sfuggire neppure una briciola della bellezza che contiene. È davvero una perla del Vangelo, in cui nulla sfugge delle meraviglie, anche nascoste, della vita di Gesù.

È un momento intenso che si addice bene al nostro cammino quaresimale, sempre che lo stiamo facendo. Una divina occasione che dovrebbe arrivare a noi, forse amareggiati per la condotta della nostra vita. L'amarezza della Samaritana è la nostra, di chi sente di non riuscire a raggiungere il segreto della gioia dell'anima.

Sono davvero tanti i fratelli che vivono questa sensazione di scoraggiamento, di inquietudine: lo notiamo bene noi sacerdoti.

Sapere cogliere l'amore del Padre che ci ispira e ci mostra la ragione del nostro malessere interiore è una grande grazia. È come guarire da una grave malattia.

La Samaritana, di cui ci narra il Vangelo oggi, appartiene ad un popolo considerato ‘eretico' e quindi, ai suoi tempi emarginata per motivi religiosi, ma è anche conosciuta dall'opinione pubblica come una peccatrice.

Quante donne, anche oggi, sono considerate notoriamente da noi come ‘peccatrici', senza che conosciamo il perché vero della loro scelta, a volte dettata, non necessariamente - come tanti sono portati troppo facilmente a pensare - per una reale volontà di svendersi per denaro, ma per motivi di sfruttamento violento o di vera sopravvivenza.

Davanti alla Samaritana emerge - come è sicuramente in tante donne anche oggi - la voglia di uscire da una triste ‘scelta'. Lei va, casualmente al pozzo per attingere acqua - ma esiste davvero il caso o non è meglio credere nella Provvidenza? -

La possiamo facilmente immaginare, tutta presa dai suoi pensieri.

La donna normalmente ha coscienza della sua dignità e vera bellezza e quando questa viene sfregiata, il tormento interiore si fa ossessivo.

La Samaritana aveva reso la sua vita una merce da vendere. È duro quando si giunge a questa consapevolezza, anche se forse non è stata una scelta libera, ma per sopravvivere o per chissà quali altre ragioni. È comunque una donna con la nausea in bocca e nel cuore, desiderosa sicuramente di un'altra vita, che però si trova tra le mani solo una povera vita che ha il sapore amaro delle ‘cisterne screpolate'.

Gesù, stanco, assetato, si ferma proprio vicino a quel pozzo, Lui, che è la vera ‘sorgente di acqua viva'.

È l'unico che, incontrandolo, ci può davvero dissetare. Gesù non ha pregiudizi, non guarda alle appartenenze etniche o politiche, alle differenze culturali o religiose. Gesù non considera se sei uomo o donna, malato o sano, ricco o povero, giovane o anziano. Gesù guarda alla persona, guarda negli occhi la Samaritana, guarda me, te. Quando egli incontra qualcuno, legge nel suo cuore e lo conosce fin nelle profondità del suo essere. Per Gesù la Samaritana è una donna che è assetata di vita vera. Questo solo conta per Lui.

Non fa prediche, non distinzioni o elucubrazioni su differenze sociali. Semplicemente mostra il suo stesso bisogno: ha sete e chiede un poco di acqua.

La reazione della donna è quasi arrogante. A causa della vita vissuta sembra abbia dimenticato quella naturale dedizione che di fronte ad una necessità dell'altro trasforma ogni donna in madre, facendo mettere da parte ogni tensione o divisione: la tenerezza di una donna può cancellare ogni amarezza e viene sempre al primo posto.

Gesù che comprende perfettamente la sua reazione non si scompone e diviene Messia, cioè mano tesa del Padre, che non si ferma di fronte ai muri che creiamo, ma desidera abbatterli, per liberarci... anche da noi stessi.

"Non sono venuto per giudicare - dice - ma per salvare. Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: ‘Dammi da bene', tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva'.

La donna, quasi schernendosi da quella mano, diffidente, resiste: ‘Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva?'.

E' facile immaginare come lo sguardo di Gesù sia entrato profondamente nel cuore di quella donna, come un fascio di luce, quella vera, che si fa strada tra le pieghe malate dell'anima, sfogliandone le pagine, sradicando il malessere profondo in esse nascosto, facendo cadere ad una ad una le squame che impediscono di vivere in pienezza e serenità, offrendo una prospettiva di vita, che forse era tanto attesa, ma che nessuno aveva mai indicato e reso possibile.

La Samaritana è una donna che si lascia ‘processare' da un Amore che non rivela astio, né voglia di condannare, ma solo desiderio di salvarla. Ed è proprio questo Amore che, ispirandola, le consente di lasciarsi prendere per mano con una nuova intensa voglia di uscire da una vita che altro non otteneva che tristezza e vergogna, nuovo desiderio e volontà di resurrezione.

Resurrezione, sì, cioè felicità di poter essere quello che desiderava nel profondo, che tutti desideriamo, una persona vera, senza maschere o avventure che sono come una fossa che ingoia.

Sono quei pensieri e desideri che solo Dio riesce ad ispirare, facendosi strada con il Suo Amore nella nostra esistenza. Il nostro Dio non è mai dolore o disprezzo, ma solo volontà di Bene: per noi desidera solo la pienezza della vita e, quindi, la gioia del vivere.

È Lui che può ravvivare la sorgente di acqua viva che con il Suo stesso Spirito ci è stata donata: sorgente zampillante per la vita eterna.

Davvero immenso il dono della salvezza che ci è donato, in un mondo che non sa cosa voglia dire aiutare a risorgere, che rende spesso la vita amara e sbagliata.

Dio è amore e altro non fa' che ‘cercare la pecorella smarrita'. Ricordiamolo sempre: il Suo Amore non punta il dito come facciamo noi contro chi sbaglia - e tutti sbagliamo! - Ma continua sempre, pazientemente, a tenderci la mano e il cuore per riabilitarci, sollevarci, rasserenarci. Davvero meraviglioso Dio!

La Samaritana, vedendo ormai con chiarezza la via della vera vita, indicatale da Gesù, cambia tutto: questa è la conversione, che ha come frutto immediato il forte desiderio di partecipare della grazia ricevuta i fratelli. Va a cercare i suoi compaesani, proprio i suoi giudici. Non c'è più amarezza o rabbia nel suo cuore: è diventata un'altra creatura, una donna vera.

Come vorremmo anche noi, durante questo nostro cammino quaresimale, ritrovare la gioia. È possibile: cerchiamo Colui che ci cerca... rendiamoci disponibili all'incontro con l'unica ‘sorgente di vita', Gesù.

È certo, se vogliamo, Gesù si fa sempre vicino, offrendo il Suo amore, mettendo dietro le spalle quello che forse siamo e non vorremmo essere.

Saremo capaci di seguire l'esempio della Samaritana? Non farlo sarebbe scegliere di vivere nella tristezza, che troppo spesso sperimentiamo e fa tanto male.
Gesù ci attende per donarci il Suo Amore che rende diversi.

È l'augurio che faccio a me e a voi in questa Quaresima: come la Samaritana lasciamoci incontrare da Gesù.

 

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