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TESTO Ascoltiamo il Figlio diletto del Padre

mons. Antonio Riboldi

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Chi di fatto, come me, ha esperienza di un viaggio in Terrasanta, ricorderà il fascino che prende quando si prega sul Monte Tabor: il monte della Trasfigurazione, che sembra ideato apposta, nella meravigliosa e immensa pianura di Esdralon, come un tabernacolo, posto in alto, vicino a Dio, per manifestare la Sua Gloria, per ricevere il Suo mandato, per accogliere la Sua volontà.

A volte, il silenzio della preghiera, è interrotto dal vento, che solitamente soffia fuori della chiesetta della Trasfigurazione, simile ad un canto interiore, il solo che si può udire.

Si ha la sensazione di trovarsi sul Monte Sion, avvolto da nubi, dove Mosè un tempo ricevette le Parole dell'Alleanza con Dio, un patto di amore del Signore con il Suo popolo.

Altre volte si ha l'impressione di essere in compagnia di Abramo sul colle dove fu chiamato ad immolare il proprio figlio, Isacco, come prova di fede.

Ma soprattutto ci si sente inondati dalla Luce con cui Gesù venne trasfigurato davanti ai suoi amati discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni.

"Il suo volto - racconta il Vangelo - brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui"' ed in questa atmosfera tutta spirituale, comprendiamo lo stupore espresso dalla sempre grande generosità di Pietro: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". E mentre Pietro stava ancora parlando "una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: ‘Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo'. (Mt. 17 1-9)

Senti che da quelle colline nascono le grandi vie, indicate dal Padre ai Suoi, che egli, incredibilmente copre di immenso amore.

E queste ‘vie', che sono l'espressione del pensiero e dell'amore di Dio, noi le conosciamo, grazie alla testimonianza di tanti, anche se a volte le scordiamo, perdendo così tutta la nobiltà e bellezza donataci da Lui.

Ci torna alla mente lo sbigottimento e il senso di debolezza e insufficienza che provò Mosè di fronte al roveto ardente e ancora di più ascoltando la voce di Dio che lo mandava a liberare il Suo popolo: una missione rischiosa, che tutti ora conosciamo leggendo la Bibbia, ma agli occhi di Dio necessaria. E Dio, quasi per proteggerlo, per dargli autorità, lo fascerà di luce, segno della Sua potenza e Presenza.

Così come comprendiamo quel senso di povertà e insicurezza interiore che avrà sentito Abramo, quando Dio gli disse: "Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò". (Gen. 12, 1-4)

Oggi ne abbiamo la certezza: la loro obbedienza è sta essenziale nella storia della nostra redenzione, della nostra salvezza.

Questa consapevolezza, questo dono della Quaresima, dovrebbe riuscire a farci scoprire nella meditazione, nell'ascolto della Parola di Dio, quanto veramente siamo cari, da sempre, al Padre celeste: un amore profondo e di immense dimensioni, che forse ignoriamo.
Cosa rimarrebbe a noi, senza questo Amore del Padre?

Gesù si sta avviando verso la fine drammatica della sua missione.

Anche il successo presso il popolo sta venendo meno, del resto tutti sappiamo bene come l'opinione pubblica possa innalzarti spropositatamente oggi e domani calpestarti.
Fa parte della nostra povertà interiore!

Gesù deve così preparare i suoi. Gesù conosce la nostra debolezza e sa quando è il momento di portarci sul Tabor, per renderci forti nella fede, per quando le difficoltà e le contraddizioni della vita ci metteranno a nudo: la Sua è una pedagogia preventiva!

Egli conosce bene le Scritture, sa di essere il Servo sofferente.

Deve gradualmente far venire meno le sicurezze dei suoi, demolendo ogni idea di regno fondato sulla forza e potenza solo umane.

Il Regno del Padre è Regno di amore, che si fonda sul sacrificio di sé. Non stupisce dunque quello che il Vangelo racconta subito dopo...

Gesù annuncerà la sua passione, scandalizzando Pietro: ‘Dio te ne scampi, Signore, questo non ti avverrà mai', e determinando il duro rimprovero di Gesù: ‘Vai lontano da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini'.

È un poco la storia di chi vorrebbe vedere in Dio uno che spiana la strada della vita... senza alcuna prova. Sappiamo tutti, invece, che nessuno, ma proprio nessuno, nella vita può evitare la sofferenza: fa parte della nostra condizione umana, compresa la morte.

Non è qui in terra che possiamo vivere solo di festa e felicità.

Qui sarà sempre un alternarsi di gioia e tristezza, senso di sicurezza e paura.

È la nostra storia: un cammino, fatto di fatiche e riposo, di serenità e timore, ma un bel cammino, se consideriamo la mèta, il Cielo.

Ed è davvero breve il tempo del cammino in confronto all'eternità.

È un cammino in cui occorre essere illuminati interiormente, per essere forti e capaci di seguire il Signore Gesù, anche nella sua passione, che è la nostra stessa passione.

Paolo dice: ‘Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo". (2Tm 1, 8b-10)

Ma questo diventa possibile solo se accogliamo l'invito che il Padre oggi ci rivolge: ‘Ascoltatelo!'.

La Quaresima è un tempo privilegiato per questo ascolto, che può aiutarci ad accogliere tutto, nella vita, con fede e serenità.

È questo il vero spirito di penitenza che la Chiesa propone in questo tempo.

Un tempo i nostri padre vivevano la Quaresima come tempo di fioretti e penitenze.

Oggi ci basterebbe vivere tutto con fede, sapendo soprattutto vedere nelle sofferenze - di qualsiasi tipo siano - il nostro purgatorio per entrare in Cielo.

Scriveva il presto santo Giovanni XXIII: "Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle iniquità sociali e personali è così grave che non basta un cenno di carità ordinaria e perdonarla. Si invoca una grande misericordia. È detto bene che le nostre miserie sono il trono della Misericordia divina. È detto meglio ancora che il Nome più bello di Dio è Misericordia".

Non resta allora che vivere la Quaresima come tempo di revisione della vita, correzione del male, fissando gli occhi solo su Gesù, per seguirlo.

Sarebbe davvero da stolti vivere questa Quaresima senza questo lavoro interiore.

Dio ci renda capaci di accogliere il Suo invito, di percepire la Sua Presenza reale nella nostra vita, di aprire il cuore alla Sua voce e ascoltare la Sua Parola, l'unica che ci salva... se glielo permettiamo.

 

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