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TESTO Commento su Matteo 17,1-9

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Commento a cura di don Eduard Patrascu

Devo confessare che ho incontrato parecchie difficoltà nell'abbordare le letture di questa domenica, non perché non scorgo il messaggio che trasmettono - tra l'altro molto semplice - ma per il fatto di dover spiegare, mettere dentro delle parole umane il modo, la modalità con cui Dio chiama; un modo per noi - uomini calcolatori e incapaci di assumerci grandi rischi - cosi assurdo, cosi impensabile. Pertanto, tutte e tre le letture hanno come idea di fondo la chiamata che Dio rivolge all'uomo, la chiamata a sperimentare sulla propria pelle chi è realmente lui.

Andiamo con ordine: la prima lettura narra questa spettacolare e incredibile chiamata. Abramo vive circa 2 mila anni prima di Cristo: Dio non era conosciuto, non c'era la Bibbia, i profeti e altre istanze simili capaci di fare da guida per un uomo che volesse capire chi fosse Dio; ebbene, in un tale contesto scatta un comando: "Abramo, lascia tutto e va verso ciò che ti mostrerò". Incredibile: il testo dice che era il Signore a chiamarlo; ma come faceva a sapere Abramo che era il Signore? Non si dice che apparve ad Abramo, ma solo che il Signore disse, parlò ad Abramo. Possiamo immaginare qualsiasi cosa, ma ciò che è straordinario è il fatto che Abramo obbedisce a questa voce e parte. Dove? Non sa nulla in quel momento, ma si fida, diremmo, ciecamente di quella voce. Il motivo? Delle promesse che la stessa voce gli fa e che sono desideri di qualunque uomo: diventare grande, essere benedetto da Dio (= avere fortuna). Il brano finisce cosi: Abramo parte, s'incammina fidandosi solo della voce.

Nel vangelo pure si dice che Gesù prende con se (cioè chiama) tre discepoli che non accennano alcuna reazione: li conduce sul monte e lungo la strada nemmeno Pietro chiede dove vanno o cosa vanno a fare. Ebbene, il vangelo ci racconta la trasfigurazione: i tre sperimentano che Gesù è Dio, vale a dire incontrano, vedono Dio. Di Abramo sappiamo che diventerà l'amico di Dio, come dice S. Paolo, colui che è con Dio.

Allora, entrambe le chiamate portano a fare l'esperienza di Dio, a conoscere meglio Dio: ma questo è scontato per noi. Ciò che ci toglie il respiro è il modo brusco con cui Dio chiama Abramo. Dice il libro di Giuditta: Abramo dovette passare molte tribolazioni (pensate la prova di Isacco) nel suo cammino di conoscenza di Dio. E il testo di oggi ne mostra il duro inizio. Sappiamo che ai 3 discepoli non è bastata l'esperienza della trasfigurazione per il loro cammino di conoscenza di Cristo: ci vorrà la dura prova della passione, che trova poi compimento nella risurrezione. Allora, sembra essere questo il metodo attraverso cui Dio si fa conoscere: e lo fa con tutti in maniera diversa, personale (pensiamo a Giobbe: dopo tutte le sofferenze subite dirà: "io ti conoscevo per sentito dire, ma appena ora i miei occhi ti hanno visto").

Abbiamo iniziato la Quaresima: capita magari a tutti pensare: "tanto sarà come gli anni passati, non scoprirò nulla di nuovo", vale a dire, non prevedo niente di nuovo rispetto a ciò che già so. La domenica scorsa pregavamo: "con la celebrazione della Quaresima, concedi a noi signore di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo". Allora, abbiamo pregato e manifestato che vogliamo conoscere di più Gesù, ma d'altra parte ci sono i pensieri che accennavo sopra: insomma, cosa posso ancora imparare su Gesù? Ebbene, io vedo questa provocazione nelle letture di oggi: anche se non (pre)vediamo la novità che il Signore vuole darci in questa quaresima, cioè la conoscenza di Cristo, il nostro grandissimo sbaglio sarebbe di rassegnarci e rinunciare a camminare. Abramo parte anche se non sa verso dove: si fida e basta. Noi siamo più fortunati di lui perché abbiamo Gesù, nel vangelo, che ci fa da guida, maestro. Tra l'altro è questa la sintesi del vangelo di oggi. Il padre ci dà questo comandamento: Ascoltatelo ed è l'unico comando che fa Dio nel NT: ascoltare Gesù vuol dire mettersi in cammino per conoscere Dio, per sperimentarlo nella propria vita.

Forse la sofferenza più pesante per noi è il fatto di non poter prevedere il percorso di questa conoscenza di Dio. Ma proprio qui sta la bellezza, il sorprenderci di Dio: quando noi pensiamo di fallire, è allora che Dio ci fa fare i più grandi passi. E questo per insegnarci che è lui a rivelarsi a noi e non è frutto dei nostri sforzi. Dio usa la via della sofferenza per abbattere le nostre certezze-segni del nostro orgoglio: solo l'umiltà è capace di affidarsi interamente a Dio. Ed è questo ciò che ci chiede il Signore oggi e in questa quaresima. Solo chi ha sperimentato la bellezza dell'incontro di Dio nella propria vita, solo questi capisce quanto poco vale qualsiasi tipo di sofferenza in confronto alla conoscenza di Cristo.

Chiediamo oggi al Signore il dono della fiducia totale in lui, di aprirci alla sua chiamata, di avere il coraggio di dire di si anche quando non capiamo granché o i nostri schemi saltano, per poter sperimentare la dolcezza, la bellezza della scoperta di Dio in Gesù. E ci aiuti in questo Maria, madre e maestra della fiducia.

 

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