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TESTO Commento su Es 20,2-24; Ef 1,15-23; Gv 4,5-42

don Raffaello Ciccone  

II domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)

Vangelo: Es 20,2-24|Ef 1,15-23|Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 4,5-42

5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Esodo. 20, 2-24
Dopo aver affrontato il potere del Faraone e i suoi dinieghi, soprattutto dopo avere assistito ai drammi delle 10 piaghe verso cui è andato incontro il popolo egiziano che ha reso schiavo il popolo di Dio, il Signore mantiene la promessa della liberazione e fa ottenere il permesso di uscire per camminare verso il monte del deserto e sacrificare al proprio Dio. Ma poi Faraone ha un ripensamento e insegue il popolo su quel cammino strano che Mosè ha imboccato, scendendo a sud fino ad arrivare ad avere di fronte il mare, impossibile da attraversare senza barche. Eppure la mano di Dio protegge coloro che ha liberato e proprio quel passaggio nel Mar rosso rompe definitivamente il rapporto con i propri persecutori. Il popolo è libero e nella libertà può iniziare a costruire la propria storia.
Ma un popolo schiavo non ha una legge propria poiché finora la legge è stata dettata dai propri oppressori. Ora deve inventarsene una per vivere liberi, per essere in pace, per superare le violenze che hanno subito dai più forti, e debbono organizzarsi con regole e norme perché ogni persona sia rispettata.
Il Signore ha fissato un appuntamento sul monte: vuole concludere il patto di alleanza e suggerire scelte di comportamento che permettano di mantenere la libertà conquistata. L'appuntamento è al Sinai, nel deserto che già hanno imparato a conoscere e in cui sono vissuti, da tre mesi, vegliati dalla previdenza del Signore che ha fornito pane, acqua e carne. Il Signore, sul monte, detta le 10 Parole, non norme giuridiche o ordini di un monarca assoluto. Sono le raccomandazioni di stile e di comportamento per sopravvivere a se stessi e al male del mondo. Saranno conservate nell'Arca dell'Alleanza come tesori in uno scrigno, e andranno difesi poiché costituiscono la vita nel tempo. E non sono proclamate come legge universale ma come confidenze di un Dio benigno che si confida con amorevolezza e sapienza con il suo popolo. Così non si possono cogliere appieno le 10 Parole (c'è una seconda versione in Deuteronomio(5,6-21), se non si riprende il significato profondo della introduzione in cui il Signore si presenta come liberatore: "Io sono il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù". Sono 10 Parole, che fondano i criteri morali della vita di un popolo come 10 sono le Parole della creazione attraverso cui Dio crea il mondo per poterne fare poi, un giorno, un dono all'umanità che ne sarà padrona, ospite, responsabile. Così la creazione di Dio e la condotta morale del suo popolo hanno il compito di ricostruire ogni giorno un mondo di pace e coerente alla sapienza di Dio. Il Signore, con le 10 Parole, si fa conoscere nella bellezza della creazione e nella sapienza della legge morale: fuori, nel creato e dentro, nella coscienza di ciascuno e del suo popolo, Dio crea l'umanità a sua immagine, in pienezza, collaboratrice nel creato, con la prospettiva di un progetto di armonia e di sviluppo gioioso e sereno. Vengono aggiunte altre raccomandazioni: il primo è il superamento della paura: il rapporto con Dio è corretto quando si pone come rispetto e consapevolezza dei propri limiti (il timore di Dio diventa antidoto al male). Il secondo vieta la costruzione di idoli. Infine il Signore suggerisce i riti essenziali di culto con offerte di animali sacrificati su un altare di terra.
Così il Signore ha indicato l'amore per la libertà del suo popolo, ed ha offerto le istruzioni per l'uso. Le 10 Parole non sono strumenti di oppressioni ma ancora criteri e comportamenti per mantenere la propria libertà. I dieci comandamenti sono segni e suggerimenti di libertà.
Efesini. 1, 15-23
La lettera agli Efesini è uno di quei testi che fanno parte degli "scritti della prigionia", e si colloca negli anni tra il 58 e il 60 d. C. Dopo il saluto (1,1-2) e la preghiera (1,3-14) si sviluppa il testo vero e proprio della lettera in cui Paolo comincia a rendere grazie a Dio (1,15-16) perché questa sua comunità si distingue per la fede in Gesù e per la carità verso i fratelli. Infatti " la fede si attua nella carità" (Galati 5,6). Paolo continua dicendo che, nella sua fatica, li sostiene pregando perché maturino dentro di loro uno Spirito di sapienza e di rivelazione. Il riferimento è fatto al Dio del Signore nostro Gesù Cristo. Paolo chiede, facendosi eco di Gesù che prega il Padre nel Getsemani, uno spirito di sapienza per vivere da veri credenti in Dio nella storia quotidiana e chiede la rivelazione di una conoscenza sempre più profonda nel Signore che ci rende suoi amici. Chiede che i loro occhi siano illuminati dal cuore (v 1, che questo sguardo affettivo sulla creazione apra gli orizzonti della speranza e faccia intravedere un futuro bello e nuovo quale ha una mamma che guarda il suo bambino. E se vede una realtà fragile nel presente, intravede la persona adulta e la grandezza di un suo comportamento che daranno onore a lui e a tutta la famiglia. Questi occhi, per la fede in Gesù, fanno scoprire "i tesori di gloria e la straordinaria grandezza della potenza di Dio verso di noi" (vv 18-19)..
La garanzia che il Padre ci offre è la vicenda di Gesù che ci schiude orizzonti di gloria anche dopo la morte poiché "Gesù è stato risuscitato e siede alla sua destra nei cieli" (v 20).
Concludendo con l'immagine di Cristo risorto, capo di quel corpo che è la Chiesa, tutto il mondo è nello stesso tempo "dominio di Dio Signore", vincitore della morte e del male e pienezza, liberazione e "perfetto compimento di tutte le cose". (vv 22-23).

Giovanni. 4, 5-42
Gesù, racconta l'evangelista Giovanni, dopo il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana (2,1-12), la salita a Gerusalemme e l'intervento di purificazione del tempio (2,13-22), l'incontro con Nicodemo nella notte (2 23-3,21) e le tensioni tra i discepoli di Giovanni il Battista, viene chiaramente proclamato nella sua identità da Giovanni Battista come lo sposo mentre il profeta si proclama amico che si rallegra dello sposo (3,22-36). A questo punto Gesù abbandona la Giudea e torna a nord, in Galilea, passando attraverso la Samaria (4,5-42). Il racconto della samaritana sviluppa i grandi temi della rivelazione di Gesù, della missione nel suo popolo, anche quello considerato eretico, su cui garantisce il suo Spirito e la pienezza del culto.
Il testo è molto complesso, aperto a molte spiegazioni, e mentre non si può negare la possibilità di un incontro tra Gesù e la donna al pozzo, bisogna recuperare tutte quelle dimensioni teologiche che ci fanno approfondire, secondo Giovanni, la presenza di Gesù nel mondo. Il racconto si svolge in due grandi scene: il dialogo di Gesù con la Samaritana (vv 7-26) e quello con i discepoli (vv 31-38) in un itinerario in cui ritornano i discepoli mentre la Samaritana va in città ad annunciare (vv 27-30). Il colloquio con i discepoli è diviso in due parti (vv 31-34 e 35-38).
L'incontro con Gesù e la samaritana inizia presso un pozzo. Nel linguaggio biblico spesso il pozzo richiama luogo di convegno, di incontro e anche del fidanzamento: così è avvenuto per Mosé (Sippora Es 2,16), per il servo di Abramo che cerca la sposa per Isacco (Gen 24 Rebecca), per Giacobbe (Rachele Gen 29).. Il simbolismo è anche trasparente. Gesù cerca il suo popolo, che è la sposa di Dio, e sposa del messia, per rivelare che Dio mantiene le sue promesse di sposo a tutto Israele, a Giuda e a Samaria. La donna è la meno adatta poiché al pozzo non arriva una ragazza nubile, ma una donna con cinque matrimoni alle spalle e una attuale situazione irregolare. Non si dice che la donna abbia offerto acqua né si dice che Gesù abbia bevuto. L'incontro è solo un dialogo. In tutto il testo si sviluppa la conoscenza progressiva dì Gesù: un giudeo (v 9), uno più grande di Giacobbe (v 12), un Signore, capace di compiere un prodigio (v 15), un profeta (v 19), il Messia che viene alla fine della storia (vv 25-26,29), l'inviato del Padre che, a sua volta, risulta essere (vv 3438), il Salvatore del mondo ( v 42).
L'acqua viva è l'acqua che rigenera, che disseta la sposa assetata (Osea 2,5), è la bocca del giusto (Pr 10,11) è il timore del Signore (Pr 14,27) ma è anche la sapienza stessa paragonata ad una fonte (Baruc 3,12). L'acqua viva è l'azione vivificante del Dio d'Israele nell'alleanza che ha come immagine una relazione eterna. Isaia ricorda: "O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha danaro venga ugualmente" (55,1-3). In un incontro che va oltre le regole, tra una donna samaritana, eretica e Gesù, un maestro giudeo, si assiste ad una sconcertante rivelazione di Gesù stesso: si presenta come mendicante che però garantisce di avere un dono eterno. La donna presta un'attenzione coraggiosa e profonda. Prende coscienza del suo bisogno e della esigenza di chiarezza interiore e Gesù capisce che, al di là delle apparenze, la donna è desiderosa di capire e di ricevere. Ma, per ricevere il dono, bisogna accettare di pronunciare una verità che mette a disagio: "Vai a chiamare tuo marito." La donna, in fondo, si nasconde dietro ad una parola: "non ho marito", ma è sincera e Gesù accetta la risposta e gliela riconosce come una risposta vera, corretta, coerente: la donna parla di cinque mariti precedenti e Gesù aggiunge: "il compagno, l'attuale, non è tuo marito". A questo punto la samaritana diventa, ancora una volta, l'immagine del suo popolo contaminato dagli idoli dai cinque popoli della Mesopotamia introdotti, secoli prima, dagli eserciti conquistatori assiri nella Samaria (2 Re 17,2441). Perciò questa popolazione è stata inquinata dagli idoli.
La ricerca della verità conduce, insieme, al significato della propria fede e all'espressione di fede che è il culto. Da qui la domanda: "Dove adorare?". Gesù risponde: "Né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano" (vv21-23).
Il culto non ha più una collocazione geografica ma il rapporto con lo Spirito e la verità, che è poi Gesù e la sua Parola. E quando si vuol rimandare il problema all'insegnamento chiarificatore di un profeta- Messia che chiarirà, Gesù risponde che quel profeta- messia è qui.
La sete della donna e la sete di Gesù portano agli incontri che vanno valorizzati come segni e attesa di rivelazione. Gesù ha iniziato il suo cammino missionario e la donna, per prima, avendo accolto la novità di Gesù, si fa missionaria presso i suoi concittadini, abbandonando la brocca..
Con i discepoli inizia un nuovo dialogo mentre si sentono sconcertati dal fatto che il maestro parli con una samaritana e dal rifiuto del cibo. Allora la missione ridiventa ancora elemento rivelatore delle scelte. La volontà di Dio è l'opera per cui Gesù è venuto. Questa volontà ha in sé il progetto del raccogliere e il progetto di liberare. I discepoli iniziano a scoprire il vero progetto della vita di Gesù. Cominciano anche a intuire il cibo vero della Chiesa.

 

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