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TESTO Commento su Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

mons. Vincenzo Paglia  

I Domenica di Quaresima (Anno A) (09/03/2014)

Vangelo: Gen 2,7-9; 3,1-7|Sal 50|Rm 5,12-19|Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Introduzione
Gesù viene presentato come il nuovo Adamo che, contrariamente al primo, resiste alla tentazione. Ma egli è anche il rappresentante del nuovo Israele che, contrariamente al popolo di Dio durante la traversata del deserto che durò quarant'anni, rimette radicalmente la sua vita nelle mani di Dio - mentre il popolo regolarmente rifiutava di essere condotto da Dio.
In ognuno dei tre tentativi di seduzione, si tratta della fiducia in Dio. Si dice, nel Deuteronomio (Dt 6,4): "Ascolta, Israele: Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze". Significa esigere che Dio sia il solo ad essere amato da Israele, il solo di cui fidarsi. Ciò significa anche rinunciare alla propria potenza, a "diventare come Dio" (Gen 3,5).
A tre riprese, Satana tenta Gesù a servirsi del suo potere: della sua facoltà di fare miracoli (v. 3), della potenza della sua fede che pretenderebbe obbligare Dio (v. 6), della dominazione del mondo sottomettendosi a Satana e al suo governo di violenza (v. 9). Gesù resiste perché Dio è nel cuore della sua esistenza, perché egli vive grazie alla sua parola (v. 4), perché egli ha talmente fiducia in lui che non vuole attentare alla sua sovranità né alla sua libertà (v. 7), perché egli sa di essere impegnato esclusivamente a servirlo (v. 10).
Omelia
Il Figlio rimane tale anche davanti alle tentazioni, anzi proprio perché resta Figlio può respingere e scacciare il tentatore. E figli lo siamo anche noi. Le tentazioni provate da Gesù sono quelle di Israele verso la terra promessa e sono le tentazioni per noi oggi. Israele ha passato 40 anni nel deserto, Gesù 40 giorni. Entrambi tentati, ma a differenza di Israele, Gesù esce vincitore, rimanendo fedele a Dio.
La figura di Giobbe mostra la tentazione come un momento delicato, rischioso, ma non solo negativo perché l'uomo, con tutte le sue debolezze e fragilità, non si trova solamente davanti al Nemico, ma in certo senso anche davanti a Dio. Anche per Gesù, fu lo Spirito a condurlo nel deserto. Siamo sempre nella relazione tra Padre e Figlio.
Le tre perle. Nel superamento delle tentazioni Gesù svela alcune perle splendide del suo rapporto filiale che valgono anche per noi.

La prima è la povertà, essenziale nella vita secondo Dio. Il Figlio di Dio vive della Parola. Dio è il suo cibo. La povertà in spirito vuol dire essere niente e avere niente, ma anche non volere altro che la Parola nella quale è tutto. Sullo sfondo dell'Israele infedele, che nel deserto ha paura di morire di fame, Gesù afferma la sua fiducia nella Parola, dalla quale dipende la vita.
La seconda è l'umiltà. L'uomo non può tentare Dio, non può metterlo alla prova. La fede chiede abbandono totale e infinita fiducia nel Dio che ci viene incontro e che accogliamo con umile abbandono. La seconda tentazione si svolge sul cornicione del tempio, luogo dove si pensava sarebbe avvenuta la manifestazione del Messia. Gesù annuncia che non ci si può servire di Dio, strumentalizzandolo per i propri fini, allo scopo di rendere sicura la propria vita.
La terza è la beatitudine dei puri di cuore, è lo splendore del nostro rapporto, in povertà e umiltà, con lo Sposo, unico Signore. Tutto questo sempre a partire da quel se sei figlio di Dio. Nel Figlio, anche noi figli. Nell'ultima tentazione, su un monte, il diavolo offre il dominio universale al prezzo di un'adorazione idolatra, che spesso Israele ha conosciuto nella sua storia.
Nella scena conclusiva Gesù è nutrito dagli angeli, ricevendo come dono di Dio e in risposta alla sua fedeltà, quel pane che aveva rifiutato di ottenere col potere messianico. Anche noi, a somiglianza del Figlio, siamo condotti in quaresima a rinnovare la scelta di fondo, Dio come unico Signore, ricordando sempre che la tentazione fa parte della nostra vita di uomini.
Negli antichi codici, c'è la storia di una fanciulla, una delle donne che avevano accompagnato Gesù fin sul Calvario. Alla notizia della Risurrezione, aveva creduto subito. E si era fatta pellegrina per annunciare le parole di Gesù. Non aveva più paura. Un giorno le si avvicinò un uomo che, impressionato dalla sua testimonianza, le chiese: Dimmi, qual è il segreto del tuo coraggio? L'umiltà. Così mi ha insegnato il Maestro.

 

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