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TESTO Siamo chiamati a vivere la Quaresima

mons. Antonio Riboldi

I Domenica di Quaresima (Anno A) (09/03/2014)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,1-11

In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Confesso che ogni volta, da vescovo, annunciavo l'inizio della Quaresima, provavo quasi un senso di sbigottimento, di timore, quello che ci prende pensando che un Mistero di infinito Amore, come il Mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, nostro Signore, sostanza della nostra vita cristiana, possa disperdersi nel nulla delle notizie di poco conto, quelle che si sentono di sfuggita da un giornale radio e che, dopo pochi minuti, non ricordi neppure più, a meno che non ti abbiano davvero toccato o ferito dentro.

"Il Mistero pasquale - avverte la Chiesa - risplende al vertice dell'anno liturgico. Il tempo di Quaresima ha lo scopo di preparare la Pasqua; la liturgia quaresimale guida alla celebrazione del Mistero pasquale, sia i catecumeni, attraverso i diversi gradi dell'iniziazione cristiana, sia i fedeli per mezzo del ricordo del Battesimo e dalla Penitenza". (dal messale)

All'inizio di questo tempo di salvezza la Chiesa ci fa contemplare Gesù ‘condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo'.

Leggiamo e meditiamo il Signore e Maestro che cammina davanti a noi, per indicarci la via.

"Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane'. Ma egli rispose: ‘Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio'. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù: sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra'. Gesù gli rispose: ‘Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo'. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: ‘Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai'. Allora Gesù gli rispose: ‘Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto'. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco gli angeli gli si avvicinarono e lo servivano". ( Mt. 4, 1-11)

Anche noi, oggi, ci facciamo condurre dallo Spirito nel deserto con Gesù. Lui stette quaranta giorni senza mangiare, in continua e profonda preghiera, per farsi modellare dallo Spirito del Padre, per forgiare la sua volontà di uomo sulla Volontà del Padre, fino in fondo, per mai tradirla, sapendo che l'avrebbe portato sulla croce, unica via alla resurrezione per la salvezza di tutti.

Forse ci può, in un primo momento, creare un senso di impotenza questo stare con Gesù nel deserto in questo tempo santo. Siamo troppo abituati ai rumori, esterni ed interni, della nostra vita quotidiana: inquietudini, agitazioni, competizioni, stress emotivo e spirituale... Troppo spesso, quasi senza accorgercene, subiamo un'intossicazione che non permette neppure di cogliere le possibilità di bellezza interiore a cui siamo chiamati.

Senza il deserto, come vicinanza a Dio, non possiamo più vivere la gioia che Lui ci vuole dare continuamente, fasciandoci della Sua tenerezza, donandoci Se stesso, che è poi il manto della nostra vera natura, di conseguenza rischiamo di interpretare la nostra vita da sbandati, vivendo molte volte di insicurezza, soffocati dall'ansia, da un senso di solitudine che altro non è che un vagare nel silenzio cupo dell'anima per le vie del mondo.

La Quaresima può invece diventare un tempo provvidenziale, in cui riscoprire il vero senso del nostro esistere. Ma perché questo accada occorre riconquistare la consapevolezza che Dio ci è vicino, ci aiuta a pregare, a stare con Lui, a fare penitenza, cioè a toglierci di dosso tante cose inutili, trasformandole in gesti concreti di bontà, di solidarietà, che ci scrostino dall'egoismo, vera patina di morte.

Un tempo in cui, lasciandoci plasmare dallo Spirito di Dio, possiamo ‘lasciarci trasfigurare', ritornando alla verità della vita, che è quella di essere buoni, cioè ‘essere santi, come il Padre nostro è santo'. Sentiamo molte volte, e magari con fastidio, pronunciare una frase che nulla ha di cristiano: ‘Lo sai chi sono io?' È un modo di sentire del mondo, molte volte correlato da atteggiamenti superbi, arroganti, inconciliabili con la verità e la bontà, che sono le caratteristiche, il vero volto, di un uomo o una donna santificati dalla Grazia e dal Battesimo.

Al posto di esibire potenza e strafottenza, ricordiamo la vera ragione della nostra creazione.

Il primo uomo e la prima donna Dio li aveva creati buoni e innocenti, ‘a Sua immagine', infinitamente belli e buoni, infinitamente amati. Null'altro era chiesto loro che accogliere un tale Amore, ricambiandolo nella libertà.

Il Padre, quando ci ha pensati, ha sognato per noi solo la felicità di amare ed essere amati.

Ci può essere felicità più grande? Solo Dio poteva pensarla e crearla, in un dono pieno e fedele di Sé, della Sua stessa vita divina alle sue creature.

Ma, giustamente, l'amore non può essere obbligato, costretto.

L'amore ha la sua vera natura nella libertà, quella di accettare il dono o scegliere altro.

Sappiamo come finì, come troppo spesso l'uomo continua a rispondere, e quali sono le terribili conseguenze di un uomo che vuole sostituirsi al Suo Dio, rinnegandolo o anche solo sfrattandolo dalla propria vita. È un rischio e un dramma la nostra libertà.

Ecco perché è fondamentale il tempo della Quaresima, un tempo dello Spirito, in cui stare con Gesù per ritrovare il nostro vero volto di uomini, per evitare i tranelli quotidiani che la vita ci pone dinanzi, cioè tutto quanto è negazione dell'amore.

Invochiamo lo Spirito, rileggendo come anche Gesù fu tentato da Satana nel deserto e chiediamo la Grazia di saper come Lui rifiutare tutto ciò che nella vita è offuscamento dell'Amore, dono del Padre.

E' un invito, che ci offre anche Papa Giovanni XXIII, il Papa buono, presto Santo, ascoltiamolo:

"La Santa Quaresima è tempo singolarmente adatto per quanti intendono vivere secondo i dettami del Vangelo, risollevarsi dalle mancanze, purificare l'anima.

Quante volte recitiamo il confiteor per riconoscere le nostre colpe. ‘Per mia colpa, per mia grandissima colpa' davanti al Cielo e alla terra, davanti ai Santi apostoli Pietro e Paolo, che saranno i nostri grandi giudici.

Quanto alla Penitenza, essa è agevolmente comprensibile. Anche se si ha lo sguardo levato in alto, sui calzari, sugli abiti, può posarsi più o meno intensa la polvere di questo mondo; possono avvenire cedimenti anche all'attivo lavoro di bene e di perfezione.
Comunque quando c'è colpa, è necessaria la penitenza.

I dieci comandamenti permangono in tutto il loro valore; in più abbiamo il precetto della carità, insegnataci dal nostro Signore Gesù Cristo, e la imitazione delle Sue sofferenze.

Egli, il Giusto, l'Uomo-Dio, ‘senza peccato', volle addossarsi espiazione e dolori per tutti i peccati del mondo: invita così noi stessi a sopportare ogni avversità e angustia, appunto in riparazione e di quelle di tutti gli altri."

 

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