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TESTO Commento su Gen 12,1-4; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

II Domenica di Quaresima (Anno A) (16/03/2014)

Vangelo: Gen 12,1-4|2Tm 1,8b-10|Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Abram partì. Senza opposizione, senza fare domande, senza obiezione e soprattutto senza sapere dove andava in una totale sottomissione di fiducia in Dio. Abram, che secondo la Genesi aveva 75 e una moglie, Saraì, considerata sterile, parte da Carran per una destinazione ignota. Solo quando avrà attraversato la terra di Canaan, giungendo a Sichem, saprà dal Signore che quella è la terra promessa alla sua discendenza.
Il collegamento tra testo di San Paolo e il brano della Genesi è l'antico cammino di preparazione ai riti di iniziazione nella veglia pasquale che aveva come seconda tappa il confronto con la trasfigurazione di Gesù. In questa domenica, accanto alla missione di Abram, si manifesta in tutta la sua splendida realtà la nuova missione di grazia che Cristo ha offerto all'Umanità: "Ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo".
E veniamo al collegamento del Vangelo di Matteo, con il testo della Genesi e quello di San Paolo. In questa domenica si proclama la narrazione della trasfigurazione che segue subito quello della tentazione, alla quale come uomo non si sottrae nell'infinita fiducia in suo Padre e nella sua natura anche divina.
Bene, quando abbiamo letto questi collegamenti la domanda che ci siamo posti è stata quella di capire il collegamento con la famiglia, con la coppia e con ognuno d noi, ma soprattutto cosa è e cosa significa oggi la "trasfigurazione"?
Prima di tutto ogni giorno siamo chiamati ad affrontare le sfide di quel "vattene" che Dio chiede ad Abram, spesso senza sapere come affrontarle, come coppia, come famiglia, come comunità, ma alle quale sappiamo dover dare una risposta, affidandoci o a Lui o alle soluzioni mondane, insomma a quella più credibile o conveniente del momento...e speriamo in bene.
Poi, al di là dell'emozionalità della testo evangelico, un primo ragionamento sulla trasfigurazione potrebbe essere un richiamo a trovare modalità di cambiamento del proprio comportamento come famiglia, nella famiglia e per la famiglia...e se ci si riesce... allora quello sì che sarebbe uno stupore, magari non eclatante come quello evangelico, ma che di certo lascia il segno.
Oggi, quindi, "trasfigurazione" dovrebbe essere una vera esperienza relazionale interiore che diventa luce abbagliante per il prossimo.
Trasfigurarsi oggi è un affidarsi e fidarsi del "prossimo", non come concetto astratto di persona, ma come concretismo di azioni fatte di solidarietà, di attenzione, di misericordia, di condivisione, di delusioni e di soddisfazioni, di ricerca e di fallimenti, ogni giorno, questa è la trasfigurazione, questo è il dire un "sì" alla chiamata di Dio, che poi non è altro che la chiamata all'Amore, la chiamata dell'Amore, per te, con te, in te.
Il "Signore, è bello per noi essere qui!" quindi dovrebbe diventare l'esclamazione di soddisfazione quando abbiamo agito concretamente per gli altri dimenticando noi stessi; la gioia di fare bene il bene ci deve far stare bene, ossia riempici di vera gioia a tal punto da costringerci a ripetere questo stato di "piacere interiore" continuando a fare bene il bene per far stare bene e stare bene noi stessi, con la mente, con il corpo e con il corpo.
Infine una breve considerazione sulla 2a Timoteo di San Paolo, là dove scrive "Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui, ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo."
Cosa vuol dire per noi questo passo?
Semplice: il richiamo ad essere testimoni fedeli e credibili, anche qui confidando in Dio, cioè fidandosi di Lui, sulla "Parola".
Professare il Credo, in fin dei conti è avere "Fiducia", ossia nella Coppia e nella Famiglia dobbiamo riprendere il nostro agire cambiando o migliorando la nostra relazione personale, riscoprendo il nostro vedere come tenerezza, il nostro giudicare come misericordia e il nostro agire come carità.

La parola chiave di questa 2a Domenica di Quaresima è "fare esperienza".
Sì! Dobbiamo fare esperienza di fede (Abram), esperienza di speranza (San Paolo) ed esperienza di carità (Trasfigurazione), perché la Quaresima non diventi uno sterile rito devozionale della tradizione. E da dove incominciare?
Madre Teresa di Calcutta ci indica un percorso accessibile a tutti e praticabile da tutti secondo tempi e modalità di ognuno di noi: "Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l'amore. Il frutto dell'amore è il servizio. Il frutto del servizio è la gioia."
La gioia della nostra "trasfigurazione" in N.S.G.C., ogni giorno.
Domande:
1) Come singolo quanto silenzio interiore riesco a fare in me per fare esperienza dell'ascolto della Parola?

2) Come coppia il nostro vedere, giudicare, agire è improntato alla tenerezza, alla misericordia e alla carità?

3) Come genitori riusciamo a essere testimoni verso noi stessi, verso i figli e verso la comunità, di quell'amore che dovrebbe trasfigurarsi in esperienza di concreta solidarietà?

Maria Grazia e Claudio Righi - CPM di PISA

 

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