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TESTO Commento su Is 49,14-15; Sal 61; 1Cor 4,1-5; Mt 6,24-34

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VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (02/03/2014)

Vangelo: Is 49,14-15|Sal 61|1Cor 4,1-5|Mt 6,24-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.

Ad una settimana di distanza dall'inizio della Quaresima, la Parola ci invita a fidarci di Dio. La prima lettura ci ricorda che un senso di abbandono pervade la storia dell'umanità nella relazione con Dio: Sion si lamenta perché le vicende del tempo hanno portato ad una situazione di sofferenza, il popolo ebraico alza il suo grido, come Gesù sulla croce: mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato? Il Dio non tangibile sembra davvero lontano, quando le vicende umane sembrano prendere il sopravvento e ci sconvolgono. Questo è un atteggiamento profondamente umano: conosciamo il pianto dei bambini più piccoli che si sentono lasciati soli, dimenticati, nonostante i genitori dedichino loro ogni cura. Se potrebbe capitare che un genitore si dimenticasse del proprio figlio, Dio invece non si dimenticherà certo di noi! Egli è presente, sempre! Come può il creatore dimenticarsi della sua creatura? La stessa fiducia che un bambino inerme ripone in chi lo ama dobbiamo averla anche noi in Dio: il salmo ci dona l'immagine materna di un bimbo che si addormenta fra le braccia del genitore, perché lì trova la sua pace e la sua sicurezza.
Della fiducia parla anche il Vangelo. Gesù pone la scelta tra due modi di vivere, indica la possibilità di scegliere tra due padroni: Dio o la ricchezza, le cose celesti o quelle umane, lo spirito o il mondo. A noi oggi il paragone con la ricchezza -e con i beni terreni- è più vicino che mai: per esperienza, diretta o indiretta, percepiamo quanto essa possa coinvolgere tutto di noi stessi, il nostro cuore e le nostre azioni, e guidare la nostra vita. Possiamo intendere il senso di pace e sicurezza che può fornirci e il desiderio di conservarla o incrementarla. Gesù usa questa similitudine perché gli uomini di ogni tempo possano percepire l'alternativa di scegliere Dio, il coinvolgimento totale, l'orientamento del cuore e della vita verso di Lui, il desiderio di cercarlo e di mantenere la relazione con Lui. La differenza sta nella prospettiva temporale: i beni dovranno essere lasciati un giorno, lo stesso in cui la nostra relazione con Dio potrà diventare piena.
Come si può adattare questa pagina di Vangelo alla nostra vita? Non bisogna che la leggiamo come un invito al disimpegno: Gesù infatti non vuole che siamo poveri o diseredati, ma ci vuole liberi di scegliere e consapevoli di che cosa è importante e cosa non lo è. Se ci fidiamo del Padre, il cibo diventa suo dono e sostentamento per il nostro corpo: senza di esso saremmo deboli e incapaci di ogni azione (chi fa l'esperienza della fame ben lo sa...), ma riconoscere che proviene da lui ci rende simili agli uccelli del cielo che sanno cogliere ogni briciola, senza sprecare e senza accumulare. Anche nell'apparire, nel relazionarci con il mondo dobbiamo fidarci di lui: l'averci creati Lui, a sua immagine e somiglianza, ci rende talmente "belli" e importanti da non aver bisogno di essere nobilitati da qualcosa di esterno, proprio come i gigli del campo, opera del suo creato. Quindi, guardando con questi occhi il nostro prossimo, sapremo riconoscerne la bellezza senza fermarci all'aspetto esteriore.
Se dunque due contenuti fondamentali per la vita di ogni uomo sono da considerare poco importanti, che cosa dobbiamo mettere al primo posto, per che cosa dobbiamo darci da fare? Anche su questo Gesù è chiaro: il regno di Dio e la giustizia. Il primo è la ricerca di Dio in ogni evento della nostra vita e il prepararci per essere degni di poter un giorno stare alla sua presenza; il secondo è considerare le nostre azioni e relazioni con i fratelli, renderci strumento perché nessuno abbia patire la fame o sia senza vestito. Ecco che le nostre vite si riempiono allora di pace e di serenità, possiamo vivere pienamente ogni giorno che ci è dato senza preoccuparci di ciò che sarà domani, poiché siamo sicuri che Lui opera nella nostra vita per renderci felici.
A noi sposi e famiglie cristiane questa domenica porta in dono due inviti: il primo è il prepararci al cammino quaresimale rivedendo la lista delle nostre priorità e provando a fare spazio per qualcosa di importante, anche se piccolo; il secondo il non lamentarsi per ciò che non abbiamo, ma ringraziare ogni giorno per quel che abbiamo immeritatamente ricevuto ed operare con giustizia perché chi ha ricevuto di meno sia comunque sazio e al caldo. Riconosciamo soprattutto quando abbiamo più del necessario e facciamo buon uso dei nostri beni per diventare più ricchi di Dio e di vera felicità.
Per la riflessione personale e di coppia:
- In che cosa dimostriamo di fidarci di Dio? Quando abbiamo fatto esperienza di abbandono in lui? Dove troviamo la nostra pace e sicurezza?

- Quali sono i beni che riteniamo irrinunciabili nella nostra vita o ai quali dedichiamo più tempo? Come possiamo riconoscere ciò che è importante da ciò che è solo utile? Iniziando il nostro cammino quaresimale, quali cose potremmo riposizionare nella scala delle nostre priorità e quali mettere al primo posto?

- Come cerchiamo il regno di Dio e la giustizia nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, sul lavoro?
Gianna e Aldo Sartori di Genova

 

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