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TESTO Commento su Giovanni 16,12-15

mons. Ilvo Corniglia

Santissima Trinità (Anno C) (06/06/2004)

Vangelo: Gv 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

"Credo in un solo Dio". Questa professione di fede è comune anche agli Ebrei e ai Musulmani. Sulla bocca dei cristiani ha però un significato molto diverso. Infatti i credenti in Cristo proseguono specificando: "Padre...Figlio...Spirito Santo". Il nostro Dio non è un Dio solitario, in compagnia soltanto di se stesso, nella sua beatitudine inaccessibile. Ma è una famiglia, una pluralità di persone unite nell'amore, una comunità d'amore.

Il mistero del Dio unico in tre Persone è il principio, la sorgente da cui deriva tutta la realtà creata.

Ce lo richiama velatamente il brano dei Proverbi (8, 22-31: I lettura). La Sapienza creatrice di Dio si presenta quasi come una persona, che lo assiste nel "fare" il mondo, è "con Lui come architetto", è la sua "delizia ogni giorno", "si rallegra davanti a Lui in ogni istante...e pone le sue delizie tra i figli degli uomini". Questa descrizione evoca la gioia che Dio prova nel creare, insinua una pluralità di persone in Dio e la presenza di una di loro in mezzo agli uomini. Nel Nuovo Testamento Gesù sarà presentato come la "sapienza" di Dio.

Dalla pietra al filo d'erba, al fiore, alle galassie, all'uomo, agli altri esseri spirituali, tutto esiste perché le tre divine Persone lo hanno voluto, continuano a volerlo e quindi continuano a crearlo, cioè a mantenerlo nell'essere. La creazione è sempre in atto, è sempre in corso. Non ci inganniamo quando fissando lo sguardo su una realtà creata, soprattutto sulla persona umana, è come se la vedessimo uscire in quel momento dalla mano di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo e la ricevessimo in dono da loro per la nostra felicità.

Non ci inganniamo neppure quando, cogliendo l'armonia e l'interdipendenza fra gli esseri creati, pensiamo che al di sotto della realtà tanto varia e molteplice c'è l'amore che tutto pervade e unifica, spingendo ogni cosa a incontrare e servire l'altra, quasi innamorando ogni cosa dell'altra. Nella relazione che lega tra loro le realtà create si riflette "l'amor che fece il sole e l'altre stelle" (Dante). Ma soprattutto nelle relazioni sociali, che costruiscono tra loro, gli uomini imitano e richiamano i rapporti d'amore che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vivono all'interno della Famiglia divina. In tal modo gli uomini realizzano la loro identità più profonda, quella di essere immagine di Dio.

Come mi pongo davanti alla realtà creata? "Il mondo è come un libro in cui risplende la Trinità creatrice" (s. Bonaventura). E' solo fantasia, allora, prendere l'amore come chiave interpretativa di tutto il movimento dell'universo? Pensare, per es., che per amore i fiumi vanno al mare, la pioggia feconda la terra, la terra ruota attorno al sole e produce fiori e frutti..., per amore avvengono le combinazioni chimiche e i processi vitali etc.? Quando i rapporti tra gli uomini non sono spiegati dall'amore, sono ancora rapporti veramente umani?

L'opera della Trinità è la creazione, ma soprattutto la redenzione. Il Padre ci ha amati per primo e ci ha mandato il suo Figlio. Il Figlio ha condiviso integralmente la nostra condizione umana fino a morire. Una morte d'amore supremo sfociata nella risurrezione. In tal modo ci ha salvati, riconciliandoci con Dio, riportandoci in braccio a Dio. Lo Spirito Santo, poi, il Padre e il Figlio lo hanno donato perché portasse alla perfezione l'incontro dei credenti con Dio. Nell'evento del Figlio che si fa uomo e nel dono dello Spirito la Trinità intera si immerge nell'umanità, tre Persone divine si impegnano e si affaccendano per innalzare l'uomo al loro livello, per introdurlo nella loro intimità.

Questo mistero la Chiesa lo ha conosciuto – senza per altro poterlo esaurire e spiegare – soltanto perché Dio lo ha rivelato attraverso Gesù. Perché lo ha fatto? Si trovano cristiani che rischiano di vivere la fede alla maniera ebraica o musulmana. Per loro infatti poco importa che in Dio siano tre invece che due o uno. In realtà Dio ci ha rivelato tale mistero perché ci chiama alla "comunione" con Lui. Ora agli amici non si tiene nascosto nulla, per gli amici non ci sono segreti. Così, Dio ci ha rivelato la struttura intima della sua vita, perché ci chiama a vivere un rapporto d'amore con Lui già da ora, per partecipare un giorno in modo pieno e definitivo alla sua infinita beatitudine.

In questa luce si comprende la parola di Gesù: "Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera". Gesù è la verità, cioè ci ha rivelato pienamente Dio Padre e il suo amore per gli uomini. Anzi, è Lui stesso questa rivelazione. "Lo Spirito di verità" è chiamato così perché la rivelazione di Gesù la fa comprendere, interiorizzare, vivere. Porta gradualmente i discepoli di tutti i tempi a entrare e inabissarsi in questa Rivelazione e in tal modo li trascina verso il cuore di Dio, verso la sua vita intima che è la "comunione d'amore", cioè la "comunione trinitaria".

"L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5: II lettura). Il dono dello Spirito e la sua presenza nel credente lo rassicurano che Dio lo ama. "L'amore di Dio" non è tanto il nostro amore per Lui, ma il suo amore per noi. Non solo. Ma grazie allo Spirito, che congiunge inseparabilmente il Padre e il Figlio, nel credente dimora tutta la realtà di Dio. Che è vortice di amore dove i Tre si incontrano unendosi e distinguendosi in una eterna danza di tenerezza e felicità. In effetti, l'amore non è un attributo di Dio, ma il suo stesso essere. E l'amore è essenzialmente reciproco, trinitario. Ecco il tesoro favoloso che il credente porta in sé. Che incanto se mi vedessi dentro! Che incanto se vedessi dentro il fratello! Saremmo stupiti e pieni di stima gli uni per gli altri. Io, tu, siamo la casa della Trinità. Ma anche la Trinità è la casa dove noi dimoriamo, il grembo caldo in cui siamo custoditi e in cui si svolge la nostra vita. Ci pensiamo? Il saperlo cosa cambia in noi?

Qualche suggerimento concreto.

- La Trinità è il mistero centrale della nostra fede. In ogni preghiera, in ogni sacramento, in ogni atto di culto la Chiesa si rivolge al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.

- Saremo più attenti a cogliere la struttura trinitaria di ogni formula di fede e di ogni preghiera. Attenti in modo particolare alla recita del "Gloria al Padre..." e al segno della Croce.

- Attiverò il dialogo con la SS. Trinità.

Posso rivolgermi a tutti e tre insieme: "Mio Dio, Trinità che adoro" (Elisabetta della Trinità).

Personalizzando il rapporto, posso rivolgermi ora al Padre: "Il Padre tuo vede nel segreto" (Mt 6,4)..."Abbà=papà" (Rm 8,15).

Ora al Figlio, a Gesù, che è inseparabile dal Padre e dallo Spirito. Quando ricevo l'Eucaristia, Gesù mi introduce nel seno del Padre, nel cuore della Trinità.

Ora allo Spirito Santo: cfr. la parola ascoltata la scorsa domenica.

-L'esistenza cristiana è, in definitiva, una relazione d'amore col Padre e Figlio e Spirito Santo.

Non si esaurisce, però, nel dialogo ecclesiale e individuale con le tre divine Persone.

Si esprime, bensì, nel trasferire il ritmo della vita trinitaria dentro i nostri rapporti sociali. Gesù è venuto a trapiantare sulla terra la civiltà, la cultura della Trinità che è l'amore scambievole. E' venuto a insegnarci "l'arte di amare" che è specifica della famiglia di Dio.

Ogni rinuncia all'egoismo, ogni gesto d'amore vero contribuisce a rendere la nostra comunità familiare, ecclesiale e sociale sempre più immagine e trasparenza della Trinità.

"Vedi la Trinità, se vedi la carità" (S. Agostino). Gli uomini hanno una nostalgia insopprimibile della Famiglia trinitaria dalla quale provengono e alla quale sono chiamati a tornare. Quando sperimentano l'amore vero di una persona o di una comunità, incontrano e quasi toccano con mano, anche se forse in modo ancora inconsapevole, la Trinità che lì è presente e si dona.

 

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