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TESTO Ma cosa facciamo mai, di straordinario?

don Alberto Brignoli  

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/02/2014)

Vangelo: Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Voler bene, volersi bene a vicenda, provare affetto verso qualcuno ed essere ricambiati...in definitiva, amare, credo che sia una delle cose più belle che l'umanità riesca a sperimentare. Quando una persona si sente amata e riesce ad amare, tutta la sua vita è diversa, si trasforma, si riempie di gioia e di entusiasmo. Lo si vede in maniera evidente sin da bambini: quando un bimbo arriva in una famiglia atteso, desiderato, magari cercato a lungo e anche con fatica, subito la sua vita si riempie di amore, che difficilmente lo abbandonerà, anzi, a sua volta, divenuto adulto, sarà capace di riversare amore sugli altri. Ma lo stesso vale per due persone adulte: una persona amata è a sua volta piena d'amore, soprattutto quando si tratta di un amore sofferto, passato attraverso mille prove, tenace, costante... l'amore rende felici. Prova ne è che quando termina, o non è corrisposto, o non riesce a trovare la sua giusta dimensione, tutto crolla: si entra in un vortice fatto di solitudine, di asprezza, d'irritabilità, di buio interiore, quando non addirittura di disperazione, e la cronaca di ogni giorno - quella scritta ma anche quella silenziosa - è piena di episodi in questo senso. C'è poco da fare, l'amore trasforma la vita delle persone: e quando poi è pienamente corrisposto, non c'è forza che tenga e che riesca a distruggerlo. "Forte come la morte è l'amore", narra il Cantico dei Cantici.

Sì, grazie... è facile amare felicemente quando si è amati. E quando invece non lo si è? Quando non si è corrisposti? Quando non si è capiti? Quando si viene fraintesi? Quando si è sopportati? Quando - addirittura - si è odiati? Voler bene ai propri amici è bello e gratificante: ma con coloro che non ci vogliono bene o addirittura, ci odiano? Beh, è sufficiente ripagarli con la stessa moneta! Ti sto antipatico? Anche tu a me! Non mi sopporti? Neppure io! Mi odi? Idem... magari sai, sono un po' più educato, e allora ti dirò che "mi sei indifferente". Che forse è ancor peggio... D'altronde, cosa devo fare? Mica sono chiamato al martirio! Se uno mi vuol bene, gliene voglio anch'io; se uno non me ne vuole, lo tratto allo stesso modo. L'importante, è essere chiari e dire le cose come stanno, senza troppi giri di parole: "Pane al pane, e vino al vino". Che poi, tradotto in comportamenti, suona: "Occhio per occhio e dente per dente".

Macché... non va bene neppure così. C'è Qualcuno che si è inventata una logica d'amore ancor più complessa e radicale. Ti danno una sberla? Non reagire, anzi: fattene dare un'altra. Ti han rubato il cappotto? Inseguilo, e dagli anche il maglione! Un collega di lavoro pedante ti chiede di dargli uno strappo fino alla fermata dell'autobus? E tu portalo a casa, direttamente! Ma... stiamo scherzando? Che logica è, questa? Non dirmi che devo amare anche quelli che mi odiano, o pregare per il bene di quelli che mi augurano il male!

Che ci piaccia o no, questa è la logica del Vangelo, almeno stando a quel brano che oggi la Liturgia ci propone e che - caso mai domenica scorsa non ci fosse parso sufficientemente esigente, il "ma io vi dico" di Gesù - gioca a carte scoperte mostrandoci cos'ha in testa il nostro Dio quando ci parla di amore. Amare chi ci ama è facile e gratificante, lo sanno fare tutti. Dare il saluto e la confidenza solo agli amici è facile e gratificante, lo sanno fare tutti. Ma il nostro Dio - ci pare abbastanza chiaro, ormai - vuole molto, molto di più.

Come mai il Dio di Gesù Cristo vuole che diamo di più? Forse perché noi cristiani siamo migliori? O forse perché siamo più bravi? Non credo proprio... E allora? Perché mai dobbiamo amare tutti, anche quelli che non ci amano o addirittura ci odiano, se non abbiamo alcun dono soprannaturale in più degli altri? Stando al Vangelo, dobbiamo fare questo "affinché siate figli del Padre Vostro che è nei cieli", che tratta bene tutti, buoni e cattivi. E stando alla prima lettura, dobbiamo essere "santi, perché il Signore, nostro Dio, è santo": quindi, per essere come lui. Ma chi mai ha avuto la pretesa di essere come lui? Chi ha mai pensato di essere santo come Dio, o anche solo essere simile a lui? Noi siamo uomini, e Dio è Dio. Due storie e due entità ben distinte!

Questo in ambito morale e comportamentale. Poi, però, quando si tratta di teologia e di storia della salvezza, le cose cambiano. "Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio", siamo "concittadini dei santi e familiari di Dio", "ci hai fatti di poco inferiori agli angeli"; nel Natale, "Dio si è fatto uomo perché l'uomo si facesse Dio". "Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio!". E via discorrendo. Tutto vero, per carità! Lo sappiamo bene che è così!

Anche Gesù Cristo lo sa bene. Non c'è nulla da meravigliarsi! E Gesù non ci chiede affatto di meravigliarci di queste affermazioni così forti e così vere: ci chiede solo un po' di senso di responsabilità. Un po' tanto, a dire il vero... Quasi a dire: "Sei familiare di Dio, fatto a sua immagine e somiglianza? Dimostralo con i fatti. Ama come Dio ama".

Cosa c'è di strano o di straordinario? "Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?". Sono parole di Paolo nella seconda lettura di oggi, che prosegue: "Nessuno ponga il suo vanto negli uomini: tutto è vostro, perché voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio". Tutto ciò che siamo e che facciamo, in definitiva, non viene dalle nostre buone capacità, perché di straordinario non facciamo nulla, quando amiamo quelli che ci amano, o quando salutiamo quelli che ci salutano. Se allora non viene dalle nostre capacità, significa che viene da Dio, e che tutto è opera sua: anche la capacità di amare i nostri nemici e di pregare per quelli che ci perseguitano, se ci crediamo, sarà per un suo dono.

Che bella sfida... amare anche quando ricevo odio, voler bene anche quando sono preso in giro, dare fiducia anche quando la mia fiducia viene puntualmente tradita... Se però è vero che ci pensa Dio a darci una mano... perché non provarci?

 

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