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TESTO Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro

mons. Gianfranco Poma

VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/02/2014)

Vangelo: Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

Continuiamo, nella domenica VII del tempo ordinario, la lettura del "discorso della montagna". Nel brano che oggi ci è proposto, Matt.5,38-48, Gesù, contro coloro che affermano che la sua venuta ha come conseguenza l'abolizione della Legge e dei Profeti, continua a proclamare che in Lui tutte le Scritture trovano il "compimento": Gesù, nella sua persona, mostra il vero senso della Legge e delle promesse profetiche.

Così, il Vangelo di Matteo ci guida a comprendere in modo sempre nuovo, chi è Gesù e che cosa significa per noi l'incontro personale con Lui.

La conclusione del nostro brano (v.48), che è pure il termine della prima parte del discorso, ci apre la vita verso orizzonti infiniti: "Siate dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste". Certo, per gli esegeti rimane sempre aperto il problema di comprendere esattamente il senso di questo invito di Gesù: la Liturgia ci stimola ad entrare con Lui in un'esperienza nella quale l'uomo non rimane ripiegato su se stesso ma si apre ad una relazione che lo dilata all'infinito.

Gesù è il "compimento" delle Scritture. Matteo che, conoscendo bene le Scritture, intende dimostrarlo, non può non rimandare alla prima pagina del libro della Genesi che parla dell'uomo come "immagine di Dio".

Gesù è il compimento anche di questa Scrittura: la sua relazione filiale con il Padre, realizza pienamente in Lui l'immagine di Dio.

Il libro del Levitico 19,2 (è la prima lettura della Liturgia di questa domenica) ricorda la parola detta dal Signore a Mosè: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo". Il popolo ha sperimentato nel corso dei secoli che cosa significhi la santità di Dio: non è il rimanere chiuso nella sua irraggiungibile alterità, ma, al contrario è il suo compromettersi nella storia senza esaurirsi mai, il suo coinvolgersi per salvarla, il farsi piccolo per donare ad essa la sua grandezza inesauribile.

Gesù è il "santo", proprio perché è l' "Emmanuele", "Dio con noi", che è disceso per stare con i peccatori, mangiare con loro, soffrire e morire con loro per essere il Dio "per" loro. Anche per questo Gesù di Nazareth è l' "immagine" di Dio: di un Dio che rivela la sua onnipotente divinità, la sua santità, nell'immergersi nella carne. È il Figlio che riceve tutto dal Padre: si svuota di tutto per accogliere tutto dal Padre. In questo consiste il "compimento" che porta al termine, in modo inatteso, il progetto di Dio: tutto è grazia, dono, vita del Padre donata al Figlio, e tutto è così "carne", fragile, debole.

Nella novità di Gesù, prende senso anche la novità del "discorso della montagna". "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno dei cieli". Gesù non intende proporre un'etica più alta come impegno attraverso il quale l'uomo possa raggiungere una più piena realizzazione di sè. Egli offre all'uomo la propria esperienza filiale di apertura a Dio, l'accoglienza della vita del Padre che genera nell'uomo la vita divina. Offre all'uomo la sua esperienza di Figlio di Dio che vive la vita dell'uomo, con e per gli altri uomini, mostrando, perché lo vive, il senso pieno della parola del Levitico: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo...Amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore". Gesù sperimenta nel suo cuore umano l'infinito amore del Padre e con il suo cuore umano trasmette agli uomini l'amore infinito del Padre. La santità di Dio è l'Amore con il quale egli ama la sua creatura. La santità di Gesù è il suo essere Amore che si incarna nella storia: ed è questa la via proposta da Gesù ai suoi discepoli, essere con Lui, segno dell'Amore di Dio nella quotidianità della vita. Non si tratta di un'etica perfetta ma della vita dell'uomo nuovo, del Figlio di Dio, Gesù, l'immagine piena di Dio, donata a chi come Lui si lascia amare dal Padre.

"Non sono venuto ad abolire ma a dare compimento". "Avete inteso che fu detto...ma io vi dico...": con una serie di cinque antitesi, Matteo ricorda alla sua comunità in che cosa consista il compimento portato da Gesù. Si tratta di un orizzonte che si allarga all'infinito: si tratta di vincere il male credendo nella forza del bene, di credere l'Amore nelle situazioni più comuni, anche più oscure, della vita. E questo è possibile solo ascoltando la parola di Gesù: "Io dico a voi...". E Lui conosce, sperimenta personalmente ciò di cui parla.

Il punto di arrivo, l'ultima antitesi di Matteo 5,43ss. esprime il respiro più profondo del cuore di Gesù. Riprendendo il testo del Levitico: "Amerai il tuo prossimo" con l'aggiunta che veniva dalla normale consuetudine umana "e odierai il tuo prossimo", Gesù dice: "Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano". E spiega con una delle frasi evangeliche più profonde, nella quale rivela e comunica tutta la sua esperienza più intima, la sua relazione con il Padre, la sua esperienza di Dio che fonda la novità dell'agire cristiano: "affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli". Solo l'esperienza dell'Amore del Padre rende l'uomo capace di vivere fino in fondo l'Amore filiale e fraterno. E Gesù aggiunge: "egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti". È qui, tutta la novità dell'esperienza di Dio di Gesù: Dio è Padre. È un Padre che dona il "suo sole", la vita; opera, "fa sorgere...fa piovere". Il suo è Amore operante che travolge tutte le discriminazioni umane, morali e religiose: "cattivi e buoni...giusti e ingiusti". Chi crede in questo Padre, vede come lui, ama come lui: anche in una persona sommersa dal male, in qualunque situazione tragica o drammatica si trovi, scorge un figlio amato dal Padre, un fratello da amare e dal quale ricevere Amore.

E Gesù esplicita ancora di più il suo invito con un richiamo forte, che deve risvegliare anche noi, abituati a leggere queste parole con superficiale disattenzione, senza accorcerci del rischio di non viverle perché diamo per scontata la nostra relazione con il Padre: "Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto solo ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?". L'esperienza di Dio Padre, l'esperienza filiale e fraterna, l'Amore come vita nuova è la differenza cristiana: Gesù sottolinea la diversità dell'agire cristiano capace di cambiare anche il senso sociale delle relazioni umane. Il Padre fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti: chi crede l'Amore ricrea la vita in tutti.

La conclusione, meravigliosa, è la sintesi del progetto di vita del "discorso della montagna": "Siate dunque, voi, perfetti, come il Padre vostro celeste è perfetto". Gli esegeti facendo il confronto con il testo parallelo di Luca 6,36 "siate misericordiosi come è misericordioso il vostro Padre", si chiedono quale sia la forma più vicina alle parole autentiche di Gesù. Certo Matteo porta al termine il discorso rivolto alla sua comunità. Gesù è il compimento delle Scritture, è il "santo", l' "immagine" di Dio, il Dio con noi, il Figlio mandato dal Padre per essere con gli uomini. In nessun testo la Scrittura parla di un Dio " perfetto" come noi potremmo pensare alla luce delle nostre filosofie. Per la propria esperienza, Gesù conosce un Padre che nella storia continua a comunicare il suo Amore inesauribile, senza limite: continua a far sorgere il sole. La sua "perfezione", il suo "compimento" non è mai finito: l'Amore si dilata nella storia. Ai suoi discepoli Gesù dice: "voi siate dunque, nella vostra storia, con la vostra vita, oggi, lo spazio in cui si compie l'Amore del Padre".
Tutto è per noi!.

 

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