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TESTO La sola grandezza di ciascuno è l'amore

mons. Antonio Riboldi

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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/02/2014)

Vangelo: Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

La pagina che il Vangelo offre oggi alla nostra riflessione, come un pezzo di pane che deve sostenerci nel cammino della vita, è certamente una delle più difficili da capire e vivere, ma nello stesso tempo è proprio ciò che distingue i cristiani dai non cristiani e non credenti.

Se vogliamo, è una pagina che svela da sola quale sia l'amore del Padre verso di noi: un amore che Gesù, Parola del Padre fatta carne, e quindi esperienza di vita, ha vissuto fino in fondo.

Nel Levitico, ossia nel Vecchio Testamento, prima della Rivelazione e della Incarnazione di Gesù, Dio aveva così ordinato: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un perccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore". (Lev. 19, 1-2.17-18)

Gesù questa norma, che può sembrare precisa e ‘fredda', la sublima in questo altro modo:

"... Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". (Mt. 5, 38-48)

Guardiamo dunque all'esempio del Padre nostro che è nei cieli. Se c'è uno che non si è mai sognato di fare il male agli uomini è proprio Dio, che ci ha creati. E se c'è uno che avrebbe tutte le ragioni per punire il male assurdo che riceve, le disobbedienze, le ribellioni, i rifiuti, l'indifferenza, che noi continuamente ripetiamo con i peccati, è proprio il Padre.

Ma Dio ci ha creati per amore, cioè gratuitamente, e la sola ragione per cui ci ha creati e vuole la Vita per noi, è che Lo amiamo, perché sa che in questo sta la nostra piena realizzazione di creature ‘a Sua immagine e somiglianza'. L'amore è la sola e grande ragione della nostra creazione, cioè della nostra breve presenza in questo mondo, per una eternità di pienezza di Vita in Dio e con tutti i fratelli, soprattutto quelli che dal Padre ci sono stati affidati quaggiù.

E la nostra fiducia è che il Padre non rinnega mai chi ha creato, cioè ciascuno di noi. Neppure ci abbandona, anzi ci colma di un'infinita ed incredibile tenerezza, soprattutto verso chi sbaglia e quindi si trova maggiormente in pericolo di perdere la Sua gioia, che ha solo origine nell'amore.

Basterebbe rileggere la parabola della pecorella o della dracma smarrita o la splendida parabola del figliol prodigo. Si era allontanato dall'amore infinito del Padre, credendo di trovare chissà quale gioia più grande ed immediata: ‘il tutto e subito' che guida molte scelte sbagliate nella vita di tanti. Alla fine perse tutto, toccando il fondo della disperazione, dovendosi accontentare di ghiande, destinate ai porci... finché si ravvede e decide di tornare dal Padre. Umiliato e pieno di vergogna, pensa di farsi accogliere non più come figlio, ma come uno dei servi. Quanto poco ha capito del cuore del Padre! E così troppe volte pensiamo anche noi. Ma arrivato a casa trova il Padre che lo attende e gli butta le braccia al collo, senza recriminazioni: un Padre la cui sola gioia è nell'aver ritrovato suo figlio.

Quanto siamo lontani dal comprendere un tale profondo Mistero di Amore. Lo stesso Amore vissuto da Gesù, per noi, fino al sacrificio della croce.

Se davvero lasciassimo operare lo Spirito in noi, comprendendo con la Sua Grazia, la grandezza incommensurabile di un tale Amore, come potremmo mancare di fiducia in Dio?

Non solo Dio ci ama, ma è sempre pronto a perdonarci ed accoglierci. Ricordiamoci che per lui noi siamo figli e i figli non si abbandonano mai... anche se sbagliano... sempre che il figlio, dopo aver sbagliato, si ravveda e, come il figlio prodigo, ritrovi la via del ritorno al Padre.

Tutto questo amore Gesù ce lo ha raccontato meravigliosamente e concretamente attraverso tutto il Suo insegnamento, ma soprattutto con la sua stessa vita.

Solo credendo con tutto il cuore ad un tale amore, che ci interpella, potremo, con la forza della sua Grazia cambiare la nostra stessa vita e davvero ‘diventare simili a Lui'.

Capita tutti i giorni che noi, vivendo gomito a gomito, ci offendiamo, ci facciamo del male, proviamo sentimenti diversi dall'amore, o addirittura giungiamo a sentirci in collera tanto da considerare di fatto ‘nemico' un fratello. Nel vocabolario, ma soprattutto nella vita di un cristiano, non dovrebbe mai neppure esistere il concetto di ‘nemico' o avversario o ‘indifferente', ma solo la volontà amorosa di considerare tutti ‘prossimo', ‘fratello'.

Spesso la prima reazione che viene dal nostro orgoglio ferito, che esige sempre una riparazione, è quella di rispondere con le ‘armi', che purtroppo tutti abbiamo in qualche misura, in certi momenti sperimentato: la rabbia esplosiva, il silenzio rancoroso, la voglia di farla pagare, o l'indifferenza ostile. Insomma è sempre di moda per il nostro egocentrismo esasperato la vecchia regola infausta: ‘occhio per occhio, dente per dente'. E diamo anche le nostre giustificazioni: Se uno mi ha fatto del male, se ha rotto i ponti con me, se ha dichiarato guerra nei miei riguardi, se mi ha offeso, è giusto che abbia il contraccambio. Se l'è voluto.

E così viviamo, in famiglia, nei rapporti sociali una continua lacerazione, divisione, inquietudine, irritazione, dove tutti diventano ‘nemici' da colpire e l'esistenza una guerra perenne, in noi stessi e contro troppi, tanto da non sapere più a chi dare la mano con amore.

Penso che - al di là di tutte le analisi filosofiche, sociologiche, economiche sulle varie ‘crisi' della nostra società moderna - sia questa situazione la vera e profonda origine di tanti... stress!

Gesù cancella con la Sua Parola di Vita ogni falsa ‘giustizia umana', che tale non può essere se toglie di mezzo l'amore. Gesù dice - e Lui ne ha pienamente diritto, dopo la grande dimostrazione di amore che ci ha dato, dando la vita in riparazione a tutto il male che gli uomini hanno commesso e noi continuiamo a causare - che l'amore non deve mai essere spezzato.

Per questo il Maestro pronuncia la regola di vita, che può scandalizzare tanti, apparire difficile a tutti, ma che è il segreto del Cuore di Dio, la nostra unica vera salvezza e la perla della nostra fede: "Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori".

Dobbiamo cercare la fedeltà nell'amore, in famiglia e fuori, cercando sempre di riparare i ponti che altri o noi stessi abbiamo rotto.

Affermava Giovanni XXIII: "Il cuore di un fedele e ancora più di un sacerdote deve essere riempito di amore, come la testa deve essere splendente di verità e di dottrina. Amare Gesù ardente, piissimo, vibrante e aperto a tutte quelle effusioni di mistica intimità che rendono così attraente l'esercizio della pietà e della preghiera... Amare la Santa Chiesa e le anime, specie quelle affidate ai sacerdoti nelle sacre responsabilità. Amore a tutti i ceti sociali, ma con particolare interesse ai poveri di ogni specie, dando testimonianza concreta della bellezza della carità... come era in Gesù grande Maestro di amore, che per salvarci non ha esitato a dare la vita".

Che le persone con cui viviamo o incontriamo possano assaporare quella soavità che era propria delle parole e della vita di Gesù.

Quello che colpisce, nella vita dei santi, grandi e semplici, è proprio la sollecita e tenera carità, capace di far toccare con mano che Dio è tra noi.

Papa Francesco a Rio de Janeiro aveva detto: "Dio dona un messaggio di ricomposizione di ciò che è fratturato, di compattazione di ciò che è diviso. Muri, abissi, distanze presenti anche oggi sono destinati a scomparire. La Chiesa non può trascurare questa lezione: essere strumento di riconciliazione." Ai Grandi della Terra ha più volte rivolto il monito: "Non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo".

E a ciascuno di noi, continua a ripetere che non bisogna "avere timore della bontà e della tenerezza .. Custodiamoci gli uni gli altri accogliendo con affetto e tenerezza l'intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli". E in un'altra occasione ha ribadito: «Non possiamo seguire Gesù sulla via della carità se non ci vogliamo bene prima di tutto tra noi, se non ci sforziamo di collaborare, di comprenderci a vicenda e di perdonarci, riconoscendo a ciascuno i propri limiti e i propri sbagli».

È questa la strada della Vita per ogni cristiano, per ciascuno di noi. Seguiamola insieme a Gesù.

 

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