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TESTO Marta e Maria: l'accoglienza e l'ascolto

don Roberto Rossi  

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/07/2004)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Seguendo l'indicazione della liturgia, dobbiamo parlare oggi,

come prima cosa, della virtù dell'ospitalità. Questo è, infatti,
il tema unitario della liturgia della parola. Nella prima
lettura, Dio stesso si presenta come ospite ad Abramo (la
tradizione cristiana ha sempre interpretato i tre uomini, o
angeli, visti da Abramo come simbolo della Trinità); nella
lettura evangelica Gesù è accolto come ospite nella casa di
Marta e di Maria. Un tema, questo dell'ospitalità, che nella

nostra società individualistica e anonima è tutto da riscoprire.
La Bibbia ci aiuta a capire in profondità che cosa è

l'ospitalità; essa non è solo un segno di umanità, ma un aspetto

del comandamento nuovo di Cristo; accogliere l'ospite, cioè il

forestiero, per noi cristiani significa accogliere Cristo stesso

che si è identificato con tutti i bisognosi e che, nell'episodio
dei discepoli di Emmaus, ha preso lui stesso l'aspetto di un
pellegrino; significa aprire la propria casa - come fecero

Abramo, Marta e Maria - per far riposare Gesù che passa ancora

oggi ed è in viaggio per il mondo. Dirà Gesù: «Qualunque cosa

avrete fatto a uno di questi, lo avete fatto a me». Significa,

ancora, ricordarci che tutti noi siamo su questa terra ospiti,

cioè forestieri e di passaggio, in cammino verso il Signore. Mi

ha colpito in un paese ricco vedere un giovane immigrato, che

dopo aver lasciato lontano la moglie e due figli, per procurare

un po' di soldi per il loro mantenimento, è a servizio di una

ditta di costruzioni. Dove vive? Vive in una piccola roulotte,
in fondo al prato della grande villa del padrone. In quella
villa ci sono tante stanze, sale, pro-servizi, seminterrato.

mansarda... Per quel giovane papà non si è riusciti a trovare

neanche una stanzetta, pur a se stante, per non creare disagio

nella vita di quella famiglia. Nella grande villa, dove ci si

rincorre nelle varie stanze, dove si perde la testa dietro ai

capricci dell'unica figlioletta, non c'è posto per un minimo di
ospitalità, per un lavoratore serio. Un tempo, questo non

sarebbe successo. Le situazioni oggi sono certamente cambiate,

ma occorre tornare a riflettere sulla virtù dell'ospitalità, nei

fatti concreti del nostro tempo, per inventare modi nuovi per

accogliere e amare veramente il prossimo.

Un secondo aspetto che emerge nella liturgia di oggi è il
bisogno dell'ascolto della Parola di Dio e il rapporto tra
azione e contemplazione, tra la vita materiale e vita

spirituale, tra le tante cose che facciamo in una giornata e il

posto che diamo a Dio.

Gesù è accolto nella casa di Marta e Maria. "Marta si affatica a

preparare, perché vuole offrire una ospitalità dignitosa; Maria

invece dimentica tutto e si ferma ad ascoltare Gesù.

Abbiamo sentito il racconto. Ad un certo punto Gesù dice:
"Marta, tu ti preoccupi per molte cose, ma una sola è

necessaria".

Cosa vuol dire Gesù? Certamente non vuol condannare il lavoro di
Marta, non vuol condannare l'impegno. Anzi Gesù è venuto per

scuotere la pigrizia e per ricordarci che nella vita dobbiamo
fare il più possibile, che dobbiamo far fruttare in pieno i
talenti che abbiamo. Ciò che Gesù corregge in Marta è il suo
lasciarsi travolgere dalle occupazioni, il suo affannarsi

eccessivo, l'eccessiva importanza che dà alle cose esteriori e
materiali e al proprio lavoro, fino a perdere il senso delle

proporzioni e dei valori.

Gesù condanna l'affanno, l'ansia, la preoccupazione; invita a
non contare solo sulle nostre forze, ma soprattutto sulla

potenza di Dio e della sua Parola. Gesù non pone un dilemma: o

pregare o lavorare, ma vuole ricordare questo cosa: è efficiente

non chi fa tanto, ma chi fa con Dio". (v. Comastri, Predicate la

buona notizia, LDC). E chi fa con Dio fa molto di più, perché

vive nella maniera giusta.

Anche a noi dunque Gesù dice: "Ti preoccupi e ti agiti per

troppe cose e trascuri l'unica veramente importante"! Come sono

vere queste parole del Signore! Egli ha ragione: la nostra vita
è un correre affannoso dietro a mille cose: sogni, progetti,
affari, occupazioni; siamo delle «Marte affaccendate» che
credono di fare le cose più importanti del mondo e invece

perdiamo tempo, facciamo cose inutili, ci agitiamo per cose che

sono soltanto urgenti per noi ma non importanti, per cose che

spesso non accadranno mai.

Gesù dice: "Non preoccupatevi di ciò che mangerete e di ciò che

berrete, di ciò che vestirete... Preoccupatevi prima di tutto
del regno di Dio". Pensiamo alle nostre famiglie: in esse
veramente ci si preoccupa di tutto (mangiare, bere, vestire,
aver soldi, divertirsi...). Ma c'è la preoccupazione di dare

Dio, di costruire la vita con Dio, ascoltando il suo vangelo e

seguendo i valori che esso ci porta?

Gesù dice: "Io sono la vite e voi i tralci, come il tralcio non

può dar frutto se non rimane unito alla vite, così voi rimanete

uniti a me, perché senza di me non potete fare nulla".

Ciascuno di noi può chiedersi: Quanto tempo do alla preghiera,
all'incontro, all'ascolto, al dialogo con Dio nella mia

giornata?

Per la mia vita personale, per la famiglia, per il lavoro, per

le mie preoccupazioni, devo ricordare quanto è detto nel Salmo:
"Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i
costruttori". Dall'episodio di Marta e Maria ricaviamo anche

questo insegnamento: che il miglior modo di essere Marta è di

essere Maria. L'ascolto attento della parola di Dio, il tenere
l'occhio fisso su Gesù, l'abitudine alla preghiera e alla
riflessione, se non proprio alla contemplazione, purifica

l'azione, impedisce di ricercare se stessi anche quando si fa la
carità ai fratelli; permette di scorgere e rispettare le

priorità; fa fare tutto con calma che poi è il sistema migliore

di fare bene le cose e di farne di più.

Comprendiamo allora che la nostra vita deve essere attiva, che

dobbiamo compiere i nostri doveri, che dobbiamo far fruttare al
massimo i nostri talenti, ma nella fede, cioè secondo il

progetto di Dio, secondo la luce della sua parola, nel desiderio
di compiere la sua volontà, che vuole la vita e il bene di

tutti.

Ho sentito una volta una preghiera che diceva così: "Aiutami o

Signore a vivere le mie giornate con le mani generose di Marta e

con il cuore pieno di amore di Maria". Possiamo farla anche noi.

 

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