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TESTO Commento su Matteo 5,38-48

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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (23/02/2014)

Vangelo: Mt 5,38-48 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 38Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, 40e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.

43Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

COMMENTO ALLE LETTURE

Commento a cura di don Davide Arcangeli

All'inizio della prima lettura che abbiamo ascoltato, Dio esorta così il popolo: "Siate santi come io sono santo". Questa frase è molto importante, perché è la motivazione profonda di tutta la legge.

JHWH è il Dio che ha fatto uscire il suo popolo dall'Egitto, lo ha fatto nascere come popolo nel deserto, lo ha curato come una mamma con un bambino e ne ha fatto un suo possesso, abitandovi in mezzo all'accampamento nella nube. Dio è santo e santifica il popolo in mezzo al quale abita.

Ma cosa vuol dire essere santo? Nel Salmo che abbiamo ascoltato troviamo una spiegazione: Dio è misericordioso e pietoso, lento all'ira e grande nell'amore.

La sua ira infatti non è come la nostra, che ad un certo punto ci stufiamo e perdiamo la pazienza. Essa è piuttosto una forma di amore, che ci spinge ad avere un po' paura di perderlo. Dio ama sempre, anche quando si arrabbia, e questa è la sua santità.

Se siamo chiamati anche noi ad essere santi sul modello di Dio, ciò vuol dire che, con tutte le nostre debolezze, il Signore è in grado di donarci quella pazienza e quell'amore con cui possiamo anche correggere il prossimo. Non si tratta di fare i primi della classe, ma di non avere paura di dire la verità anche se essa può ferire. Infatti il peccato del mio fratello tocca anche me se non lo avverto.

Un'altra immagine che Gesù usa è il "porgere l'altra guancia". Si tratta di rimproverare il fratello, non per vendicarmi di lui o per sfogare il mio risentimento, ma per fargli capire quanto gli voglio bene e quanto il male che ha compiuto è veramente brutto.

Dio ha risposto al nostro male donandoci il suo Figlio. Ossia ha permesso che noi lo mettessimo in croce e lo uccidessimo. Solo così, lasciando che si manifestassero le conseguenze ultime del nostro male, lui con il suo amore ci ha convertito, ci ha fatto comprendere che il male fa veramente male e che Dio ci vuole un bene immenso, infinito! Perché Dio è nostro Padre, che non esita a dare tutto per noi, perfino il Figlio suo.

Non c'è nessuna giustizia in questo mondo se non nella pace. E non vi è pace se non nella riconciliazione. L'aveva capito Nelson Mandela che, ormai vent'anni fa, esortava i neri del sud Africa a non vendicarsi dell'oppressione e delle violenze subite da secoli. Non è infatti la vendetta a costruire una società, ma il disarmo degli spiriti. Così anche in Italia solo la riconciliazione e il lavoro unanime per il bene comune potranno ricostruire il tessuto sociale e la solidarietà, in un tempo di crisi, di conflitti politici e di inutili divisioni.

 

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