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TESTO Commento su Matteo 5,13-16

dom Luigi Gioia  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/02/2014)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Una maniera certamente sbagliata di leggere il vangelo di oggi sarebbe quella di credere che il Signore si fa illusioni a nostro riguardo. Potremmo credere che il Signore ci stia dicendo che abbiamo qualcosa da dare, che contiamo qualcosa, che siamo capaci di qualcosa per la salvezza del mondo, per la venuta del regno di Dio. Potremmo essere tentati di sentirci lusingati, di attribuirci qualcosa. In fondo il Signore ci dice: Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Potremmo cominciare a fare la lista delle cose che abbiamo fatto per il Signore o che crediamo di aver fatto per il Signore o per gli altri. Oppure potremmo essere tentati di pensare che il mondo è migliore, che in esso c'è più luce e più sapore perché uomini e donne hanno visto le nostre opere buone.

Un vero cristiano capisce subito che questa non può essere una strada buona, che non può essere questa l'interpretazione giusta del vangelo di oggi.

Proprio nel Vangelo di Matteo e in questo stesso discorso sulla montagna, Gesù stigmatizza l'ipocrisia dei farisei dicendo loro: State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini, per essere ammirati da loro. Poi Gesù entra nei particolari: Quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle piazze, per essere adorati dalle genti. Invece quando fai l'elemosina la tua sinistra non sappia ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto.

La liturgia della parola di questa quinta domenica del tempo ordinario ci mette davanti la testimonianza di Paolo. Chi più di lui è stato luce del mondo, grazie alla sua parola appassionata e alla sua proclamazione del Vangelo? Chi più di lui è stato sale della terra grazie alla sapienza, al gusto straordinario che hanno le sue lettere che sono tra i testi fondamentali del tesoro di saggezza dell'umanità? Eppure mai Paolo si è presentato come luce e come sale del mondo. Come lo attesta nel passaggio di oggi tratto dalla prima lettera ai Corinzi, mai si è presentato ad annunziare la parola di Dio con l'eccellenza della parola e della sapienza umana. Ci prova una sola volta, sull'agora ad Atene (cf. Atti 17), dove cerca di parlare come un filosofo, cerca cioè di presentarsi con la sapienza umana, ma fallisce completamente: non solo non ci sono conversioni, ma addirittura i filosofi lo prendono in giro, lo deridono, gli dicono: Ti ascolteremo un'altra volta. La forza di Paolo non è nel presentarsi come luce e come sale, nel contare sulla propria eloquenza, sulla propria sapienza. Al contrario la forza, la luce, la saggezza, il sapore, il genio di Paolo risiedono nella consapevolezza assoluta, profonda, unica che ha della sua debolezza, della sua incapacità, del fatto che tutto quello che è, tutto quello che fa è grazia, del fatto che nulla può attribuire a sé stesso. Ne era tanto più consapevole in quanto proprio lui era stato un persecutore dei cristiani. Dice nella prima lettera ai Corinzi 15, 10: Per grazia di Dio sono quello che sono. E poi nella liturgia di oggi, nel passaggio dalla prima lettera ai Corinzi, dice: La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza - cioè non si basarono sulle mie capacità retoriche, sulle mie conoscenze - ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Quindi vediamo Paolo non presentarsi come luce, non vantarsi delle sue opere, non ritenere di dover mettere se stesso in evidenza perché ci sia luce nel mondo.

E' allora legittimo chiedersi cosa voglia dire Gesù nel vangelo di oggi quando afferma: "Dovete essere luce del mondo, dovete brillare, dovete essere posti come una luce sul lampadario, come una città sul monte".

Per capirlo dobbiamo cominciare con l'interrogarci sull'identità di questo ‘voi'. Voi siete la luce del mondo. Voi siete il sale della terra. Chi sono i ‘voi' a cui Gesù dice queste parole?

Questo brano viene subito dopo la pagina delle beatitudini, nella quale dopo una lista nella quale Gesù parla alla terza persona (Beati coloro che sono poveri in spirito, beati coloro che sono miti, beati i...), improvvisamente passa al voi: beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Quindi, quando Gesù dice: Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo, vuol dire questo: Voi poveri in spirito siete sale della terra e luce del mondo. Voi miti, voi misericordiosi, voi puri di cuore, voi operatori di pace, voi perseguitati per causa della giustizia, cioè del Vangelo: voi siete sale della terra e luce del mondo.

Questo dettaglio apre ampio spazio a meditazione. Ci fa capire che incarnando queste beatitudini si aprono per noi degli orizzonti immensi, vivendo queste beatitudini diventiamo sale della terra e luce del mondo.

Per capire meglio cosa tutto questo voglia dire, non potendo commentare tutte le beatitudini, concentriamoci soprattutto sulla prima, nella quale sono riassunte tutte le altre: Beati i poveri in spirito.

Beati voi poveri in spirito. Voi, poveri in spirito, siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo. Cioè voi, consapevoli della vostra povertà; voi, consapevoli del fatto che tutto quello che avete e tutto quello che siete è dono e grazia di Dio; voi, che non attribuite nulla a voi stessi, ma riconoscete che tutto quello che fate di buono è dono di Dio: si, voi siete sale della terra e luce del mondo. Perché solo così siete come Paolo, che non cessava di proclamare: Per grazia di Dio sono quello che sono. Ma ancora di più, solo così siete come Maria che osa affermare: D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata! Maria certamente è luce della terra e sale del mondo, ma solo perché, come lo dice lei stessa nel Magnificat, il Signore ha guardato all'umiltà (alla povertà, alla piccolezza, all'insignificanza) della sua serva. Anche Maria proclama che non ha nulla da poter attribuire a se stessa, ma che tutto quello che ha, tutto quello che è e tutto quello che fa', è grazia, è dono di Dio.

Ma occorre andare ancora più in profondità ancora per scoprire che possiamo essere sale della terra e luce del mondo, non solo se siamo poveri e consapevoli della nostra insignificanza e della nostra povertà come Paolo e come Maria, ma se siamo poveri come Gesù e con Gesù.

Gesù, è vero, ha proclamato: Io sono la luce del mondo, ma dichiara, al cap. 11 del Vangelo di Matteo: Tutto è stato dato a me dal padre mio. Gesù è povero, perché è consapevole che tutto quello che ha e tutto quello che è, è dono del Padre, e vive in questo modo nella sua vita umana il mistero trinitario, nel quale essere Figlio è riceversi interamente dal Padre. Tutto viene dal Padre e tutto deve ritornare al Padre.

Il povero in spirito è colui che dice in verità il Padre Nostro, che lo dice da figlio nel Figlio, che lo dice con Gesù e in Gesù. Accedere alla povertà in spirito, diventare sale della terra e luce del mondo è una maniera di vivere la dinamica del Padre Nostro e soprattutto delle sue due prime frasi: Padre nostro, sia santificato il tuo nome.

Infatti, basta vedere come termina il vangelo di oggi: Gesù vuole che siamo sale della terra e luce del mondo perché risplenda la vostra luce davanti agli uomini e rendano gloria al padre vostro che è nei cieli. Dovete essere sale della terra e luce del mondo perché gli uomini diano gloria, cioè santifichino il nome del Padre: Sia santificato il tuo nome. Come lo santificano, come gli rendono gloria se non essendo uniti a Gesù come i tralci alla vite, se non cioè essendo consapevoli che senza Gesù non possono fare nulla? Se non credendo in lui? Se non accettando di fare di tutta la propria vita un sacrificio di lode e di ringraziamento gradito al Padre?

Dunque è vero: dobbiamo essere sale, dobbiamo preservare il nostro sapore, dobbiamo essere luce del mondo. Una luce deve poter passare attraverso di noi per raggiungere l'umanità, la nostra società, il nostro mondo. Ma non dimentichiamo mai che è luce riflessa, che non siamo noi il sole, ma che siamo piuttosto la luna: tutta la nostra luce ci viene da un altro, ci viene dal Padre attraverso Gesù, proprio come la luna che brilla nella notte, ma la cui luce viene dal sole. Il sole è Gesù, noi siamo al massimo la luna.

Allora capiremo quali sono i tre segreti per essere sale e luce.

Primo segreto: non attribuire nulla a noi stessi, non contare sulle nostre qualità, sulle nostre capacità, sulle nostre forze, come Paolo.

Secondo segreto: abbandonarci, affidarci in tutto, senza riserve, senza paure, al Signore, accettando di ricevere tutto da lui, di ricevere la nostra vita dalle sue mani come dono, e questo non una volta per tutte, ma costantemente.

Terzo segreto: su questa base, serenamente, coraggiosamente spenderci, donarci, sapendoci guidati, portati dallo Spirito del Risorto.

Il vero sale dà il sapore non perché vuole darlo, ma perché non può fare altrimenti, è nella sua natura. Mettete il sale nell'acqua e l'acqua sarà salata. Non deve decidere di dare sapore: lo da perché è sale. La vera luce non può non illuminare, non perché lo vuole, ma perché è luce e non può fare altrimenti: accendete la luce in una stanza e la stanza sarà illuminata.

Sale e luce sono presi come esempio da Gesù, perché hanno una spontaneità, una libertà, una forza che viene dalla loro natura. Il cristiano deve essere così, il cristiano deve essere colui che autenticamente, veramente mette le radici in Cristo, vive con Cristo, vive di Cristo. A quel punto non può non irradiare la luce di Cristo, non può non portare ovunque il sapore di Cristo, non può non essere come Paolo che a un certo punto arriva a dire: Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me.

Alla fine, dunque, il segreto profondo della vita cristiana è cercare di essere sempre più profondamente uniti a Cristo, consapevoli che tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo, tutto quello che facciamo, lo dobbiamo ricevere da lui. E' così che senza volerlo, a volte, anzi la maggior parte del tempo senza neanche rendercene conto, saremo sale della terra e luce del mondo in questa beata inconsapevolezza, in questa beata spontaneità, in questa beata libertà che costituisce la vera bellezza del cristiano.

 

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