PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Ma che c'è più bisogno di persone così

Marco Pedron  

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/02/2014)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Questo vangelo segue quello delle beatitudini che avremo dovuto sentire domenica scorsa al posto di quello di Lc per la festa della Presentazione di Gesù al tempio.

In realtà non si può capire questo vangelo senza capire cosa c'è prima. Questo vangelo dice infatti: "Voi vivete così (luce e sale)!". "Sì, d'accordo, ma così come?". Questo (il come) lo diceva il vangelo di domenica scorsa.

Allora prima commentiamo questo vangelo e poi velocemente torniamo indietro a quello di domenica scorsa.

Dopo aver proclamato le beatitudini, Gesù si rivolge ai suoi discepoli che l'hanno accolto e dice loro: "Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13).

Qual è il significato di questo sale? Da sempre nell'antichità il sale aveva il significato di quell'ingrediente, di quella cosa, di quella sostanza che conservava gli alimenti. Una volta non c'erano i frigoriferi, così gli alimenti si mettevano sotto sale e questo permetteva la loro conservazione.

Da questo fatto di conservare gli alimenti, il sale passò a rappresentare quello che rende vero e valido, "che conserva, garantisce" un'alleanza. Per esempio su di un documento, per affermare la sua validità, si spargeva sopra del sale.

Questo sale è diventato allora il segno della fedeltà tra Dio e il suo popolo. Nel Levitico ad esempio si legge: "Non lascerai mancare il sale (cioè la fedeltà) dell'Alleanza del tuo Dio" (Lv 2,13). Quindi il sale è quella cosa che rende valida e continua l'alleanza tra Dio e il suo popolo.

Gesù nelle beatitudini ha proclamato la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, ebbene quelli che la accolgono, i discepoli, devono essere con il loro atteggiamento, con la loro vita, i garanti di tutto questo.

Allora: chi vive le beatitudini, una vita vissuta così, è garante, "sale", segno di come si può vivere. Quando vivete così, voi siete i continuatori certi, sicuri, affidabili, del mio messaggio (il regno). Quando vivete così, come io vi propongo nelle beatitudini, coi siete il sale, i garanti, i testimoni che vivere così rende davvero e veramente felici.

Poi Gesù dice: "Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?" (Mt 5,13).

Mt usa un verbo (in greco moraino) che non si applica alle cose ma agli uomini. Infatti Mt scrive: "Se il sale impazzisse". Ma come può il sale impazzire?

Si rifà ad un termine che ritroviamo in Mt 7,26 dove si dice che c'è un "pazzo" (moros) che è andato a costruire la sua casa sulla sabbia: chiaramente quando arriva la tempesta, la casa viene travolta. E questo pazzo che costruisce sulla sabbia è "colui che ascolta le parole del Signore ma poi non le mette in pratica" (Mt 7,26).

Allora il sale che impazzisce indica l'atteggiamento di quelli che accolgono con entusiasmo il messaggio di Gesù ma poi non lo mettono in pratica.

Quindi: "Se il sale impazzisce", cioè: "Se non mettete in pratica queste mie parole", null'altro riesce a renderlo salato.

Cioè: se tu non vivi secondo le beatitudini ma in un altro modo, non servi a nulla. Sei un sale senza sapore: non servi a niente, sei inutile, non hai senso. L'unico sapore dei suoi discepoli è vivere così. Vivere diversamente non serve. Lo fanno già molti altri!

"A null'altro serve che ad essere gettato via (lett. "fuori") e calpestato dalla gente" (Mt 5,13).
"Fuori" in Mt ha sempre un significato di lontananza da Dio.

"Calpestato dalla gente". Il verbo calpestare (katapateo) indica proprio un "essere triturato, pestato".

Cioè: "Se voi discepoli non siete fedeli a questa nuova alleanza, alle beatitudini, meritate il disprezzo della gente. La gente che attende da voi un'alternativa a questa società, che attende una modalità diversa della vita, se poi vede che voi che lo avete accolto, lo accogliete solamente a parole ma non con la vita, rimane delusa e si perde".

Se voi cioè vi dichiarate miei discepoli ma poi non vivete secondo lo spirito delle beatitudini, non servite proprio a nulla, a niente. Questo stile di vita può tranquillamente essere calpestato!

Poi Gesù fa un altro esempio: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,14).

Luce del mondo si consideravano Gerusalemme e Israele. In Is 60, 1-3 si dice di Gerusalemme: "Alzati, vestiti di luce (Gerusalemme), perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere".

Ma adesso la "luce del mondo" non è più Gerusalemme, un luogo, un tempio, qualcosa di statico ma qualcosa di dinamico e vivo. E' il gruppo di discepoli che Gesù manderà in tutto il mondo ad annunciare la buona notizia (Mt 28,20).

Gesù fa degli esempi di questa luce: "Non può restare nascosta una città che sta sopra un monte" (Mt 5,14).

Una casa sopra un monte è visibile da tutti: così chi vive le beatitudini, il messaggio di Gesù, sia visibile.

Non che "si metta in mostra", ma che mostri a tutti che si può vivere in maniera diversa, nuova: che c'è un altro modo di vivere, di essere, di sentire, di relazionarsi e di amare.

Poi Gesù dice: "Né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa" (Mt 5,15).

Perché si usa il termine "moggio"? Era il recipiente che si adoperava per misurare o conservare i cereali e in particolare il grano. Il moggio era simbolo di quello che si dona, di quello che si dà.

Così questa luce dev'essere donata, dev'essere cioè "messa sul candelabro" in modo che sia luce per tutti.

Questo modo di vivere deve essere visibile, lo devono vedere tutti non per gloria personale: "Guarda che bravo! Ma che santo! Ma che forte! Che grande persona!", ma perché sia una possibilità per tutti: "Anch'io voglio vivere così!; anch'io voglio vivere diversamente; io voglio essere come lui".

Mt poi lo spiega bene dicendo: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,16).

La luce sono le "opere buone". Sono le opere che manifestano questa luce. Gesù non invita ad insegnare una dottrina ma la pratica delle beatitudini che manifesteranno chi è Dio, chi è l'uomo e questa luce che inonda la società.

Ma queste opere "rendono gloria al Padre dei cieli", non l'orgoglio di ciascuno. In Mt 6,16-18 Gesù dice: "E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà".

Gesù, cioè, dice: "State attenti, guardatevi dai teatranti che cercano la propria gloria, il proprio riconoscimento, la propria fama". E' il peccato dell'idolatria: quando si fa qualcosa per averne fama, successo, gloria, onore, ammirazione, prestigio, per sentirsi dire "bravi", per essere ritenuti "qualcuno" dagli altri. La gloria di queste opere non è dell'uomo ma di Dio.

E qui per la prima volta in Mt Dio viene presentato come "Padre". In quella cultura il padre è colui che dà la vita. Quindi "rendere gloria al Padre" è permettere che, attraverso la nostra vita, si veda come si possa vivere. Tutti vivono in un modo ma c'è qualcuno che vive diversamente. In una società piena di luce c'è qualcuno che vive da illuminato, diversamente. Chi vive così, oltre a vivere bene lui, è "gloria di Dio", segno di Dio per gli uomini.

Il vangelo di domenica scorsa ci presentava Gesù come il nuovo Mosè. Mosè sale sul Sinai e Gesù sale sulla Montagna (non su una, ma Sulla Montagna: è chiaro il riferimento al Sinai). Mosè s'era "seduto per un po' di tempo", c'era stato un po' di tempo e anche Gesù come Mosè si mette a sedere. Dio aveva dato a Mosè i 10 comandamenti, Gesù, invece dona le 8 beatitudini. I 10 comandamenti erano l'Antica Alleanza, le 8 beatitudini sono la Nuova Alleanza, che chiude quella vecchia. L'osservanza dei 10 comandamenti ti faceva gradito, accettato a Dio, il vivere le beatitudini ti fa felice.

Allora: Gesù dando le beatitudini, volutamente vuole essere il Nuovo Mosè, che chiude l'Alleanza precedente ed apre quella nuova. Questa è completamente diversa da quella precedente. E quali sono le leggi, i "comandamenti" della nuova alleanza. Eccoli!

"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,3).

E chi proclama beati Gesù? I poveri in spirito. Qui c'è un problema di traduzione perché ci sono tre possibilità di traduzione dell'espressione "beati i poveri in spirito".

1. Poveri di spirito: beati i cretini, le persone limitate, carenti (poveri, assenti) di spirito. Ma non è possibile che Gesù intenda beati i tonti!

2. Poveri nello spirito: cioè persone che pur possedendo dei beni ne sono materialmente distaccati. Questo è smentito da Gesù perché quando incontra il ricco non gli chiede di spogliarsi "spiritualmente" dai beni ma materialmente e radicalmente.

3. Poveri per lo spirito. Gesù proclama beati non quelli che la società o le situazioni hanno reso poveri (mica lo volevano loro, anzi!!!) ma quelli che liberamente, per amore, entrano in questa condizione di povertà. Ma per fare cosa?

Non per aggiungersi ai tanti poveri che già ci sono e che la società ha creato, ma anzi, per eliminare le cause della povertà. Gesù non chiede di spogliarsi ma di vestire gli altri. Gesù chiede di diminuire il tuo livello di vita per permettere a quelli che ce l'hanno troppo basso di innalzarlo un po'.

Gesù cioè ci invita a condividere quello che abbiamo e quello che siamo. Non si tratta di fare elemosina (rimane uno in alto che ha e da, e uno in basso che riceve) ma di diventare fratelli. L'altro, mio fratello, ha diritto tanto quanto me.

C'è una famiglia, che spesso viene anche qui nella nostra chiesa, che ha deciso di aiutare la famiglia vicina di casa (entrambi i genitori all'improvviso senza lavoro), destinandole un quarto del loro stipendio. Il padre ha riunito i figli e la moglie, insieme hanno deciso di fare delle rinunce e da sei mesi aiutano i vicini di casa. E mi ha detto: "Sai mangiamo meno pizze e andiamo meno al cinema, ma siamo felici di vedere i nostri vicini che perlomeno ce la fanno ad arrivare a fine mese".

Ma che c'è di più bisogno nella nostra società di persone che vivono così, rinunciando a qualcosa perché anche altri siano felici?

In At 20,35: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere". Quindi più uno dona all'altro e più uno è felice. Questa è la condizione per cui poi esistono tutte le altre beatitudini.

2. "Beati gli afflitti" (Mt 5,4): il contrario è il non saper piangere, il non sentire il dolore che si vive.

Mia nonna quando la guardavo e vedevo che andava avanti con l'età, mi diceva: "Sai perché ho le rughe?". "Perché sei vecchia nonna!". "No, bambino mio. Perché ho amato e pianto tanto". Guardate i personaggi televisivi: sono artefatti, maschere di cera, lucide, senza vita, piene di lifting e di "ritocchi" come a togliere la vita. Non c'è più spazio per la gioia e per il dolore: tutto è mascherato e inespressivo.

Ma che c'è di più bisogno in questa società di qualcuno che sappia piangere, di qualcuno che sappia mostrarsi vulnerabile, debole, di qualcuno che sappia dire: "Io in certi giorni, sono fragile"?

Che c'è di più bisogno di qualcuno che abbia il coraggio di dire: "Scusa, ho sbagliato... scusa ho fatto un errore... ti chiedo perdono...".

Che c'è di più bisogno di qualcuno che dica: "Mi sei mancato (invece della pretesa: "Non ci sei mai!"); oppure: "Che bello vederti oggi (invece di: "Era ora che ti facessi vedere!)"; oppure: "Ho bisogno di te (invece di dire: "Tu non pensi mai a me, pensi solo a te!"); oppure: "Ho bisogno di aiuto (invece di dirsi: "Bah, me la posso cavare anche da solo!").

In una società di forti, quanto bisogno c'è di persone che vivano così, che abbiano il coraggio di chiedere scusa, di piangere, di emozionarsi, di commuoversi, di essere in certi giorni fragili e vulnerabili? Tantisssimo!!!

Tu non sei una macchina, ricordatelo. E ricordati che una macchina, che sempre va, che sempre corre, che mai si ferma, un giorno sarà rottamata. Quando si fermerà, si fermerà per sempre.

Un giorno la lingua e i denti conversavano. I denti erano fieri del loro splendore e del fatto che loro trituravano sempre tutto e tutti. La lingua allora disse: "Ma vi siete mai chiesti perché voi vi spaccate e dopo un po' anni vi perdete tutti, mentre io rimango sempre la stessa?". "No", dissero i denti". "Perché io sono flessibile e voi siete rigidi".

"Beati i miti, perché erediteranno la terra" (Mt 5,5). Cosa c'entra la terra con il fatto dei miti! Si è cercato di spiritualizzare la beatitudine per cui la mitezza è diventata l'obbedienza, specialmente verso l'autorità e la terra da ereditare è diventato il regno dei cieli. Nulla di tutto questo.

Qui Mt si rifà al Sal 37: cos'era successo? Quando le tribù di Israele erano entrate nella terra promessa, la terra fu divisa fra le varie tribù ed ogni tribù la divise fra le proprie famiglia. Così ognuno aveva un pezzo di terra: aveva la sua dignità. Avere la terra voleva dire "vivere", mangiare, nutrirsi, avere una casa. Per questo ancor oggi c'è un proverbio arabo che dice: "Un uomo senza terra è un uomo senza dignità".

Ma poi, come sempre, in poche generazioni era successo che i più furbi, prepotenti e violenti si erano impossessati della terra di questi "miti" (qui ha un'accezione di diseredati), che dovevano andare a lavorare come braccianti nella terra che un giorno avevano posseduto. Così poche persone avevano grandi terreni.

Ecco allora: nella comunità di Gesù non c'è ingiustizia, sopraffazione (come il Sal 37 lamenta).

Che c'è più di più bisogno in questo tempo, di qualcuno che sia giusto?

Petro Grigorovic Grigorenko era un fedelissimo di Stalin. Ma l'incontro con alcuni reduci dei gulag lo mandò in totale crisi. Il suo senso di giustizia lo portò a criticare apertamente il partito nel 1954 e a pronunciare la parola "democrazia" nell'allora Unione Sovietica! Fu dichiarato incapace di intendere e volere, ricoverato in ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock.

Un ragazzo di 15 anni trova un portafoglio vicina alla chiesa con dentro molti euro. Lo prende e lo porta al parroco. Quando viene il legittimo proprietario, il parroco glielo dà: i documenti ci sono tutti. La persona dice: "C'erano anche 1250 euro!". Il parroco, prima di darglielo, guarda, conta i soldi: 1250!

Ci sono due campeggiatori in Canada. Ad un certo punto si trovano davanti un orso. Allora uno dei due si mette le scarpe e l'altro gli dice: "Perché ti metti le scarpe? Non puoi correre più veloce di un orso". Allora l'altro gli risponde: "E chi ha bisogno di correre più veloce dell'orso? Mi basta soltanto correre più veloce di te".

Che c'è di più bisogno di persone "miti" che non si impongono, che non competono, che non ti "fanno le scarpe" e non come quelle che "non guardano in faccia nessuno"?

"Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia" (Mt 5,7).

Qui Gesù non parla dei "buoni samaritani", cioè di quelli che fanno una buona azione. Parla dei misericordiosi, di quelli cioè, che la misericordia ce l'hanno come stile di vita.

Il misericordioso è quello dal quale tu sai che puoi sempre andare, perché lì c'è sempre l'amore, l'accoglienza, l'aiuto, la disponibilità. Sono quelle persone che lo fanno e non te lo fanno mai pesare: lo fanno, come dire, per amore.

Un giorno in seminario giocammo a pallone in aula-studio, cosa vietatissima. E cosa peggiore fu che una pallonata mandò in frantumi la Madonna "speciale e amatissima" del nostro assistente. Ci pescò in flagrante, ci guardò (e tememmo veramente di tutto), poi dopo aver un attimo digerito la collera verso di noi ci disse: "Dai raccogliamo insieme tutti i pezzi che vediamo se riusciamo a ricomporla". In quel giorno capimmo che da quell'uomo lì saremmo potuti sempre andare perché lì c'era un cuore dove pulsava l'amore. Aveva perso la statua della Madonna ma aveva guadagnato cinque ragazzi!

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5,8).

Il cuore nella cultura ebraica indica non gli affetti ma la coscienza. E quel verbo "vedere" (orao) indica una profonda esperienza interiore. Allora è l'occhio di chi vede in maniera limpida, trasparente, diversa.

Che c'è di più bisogno nella nostra società di persone non ingenue ma dall'occhio puro, che sappiano vedere il bello delle persone, la positività nella loro vita, i talenti che hanno loro e gli altri, che sappiano mettere in luce non ciò che non va ma ciò che va, non ciò che manca ma ciò che c'è di buono.

Guarda tuo marito/moglie e scrivi su di un foglio tutto ciò che non ha, che fa di sbagliato, che dovrebbe fare. Dimmi, leggendo tutto questo, come stai? E adesso scrivi su di un foglio tutte le cose belle che ha, le capacità, i doni, tutto ciò che fa per te. Dimmi, leggendo tutto questo, come stai?

Cosa faceva Gesù? Quando guardava un pubblicano, un peccatore, Zaccheo, certo che vedeva il suo lato d'ombra. Ma lui metteva sempre in luce il lato buono, positivo. Non diceva: "Zaccheo, sei un farabutto e un ladro, se non cambi sono guai...". Ma: "Zaccheo, oggi vengo a casa tua". E questa gente si sentiva veramente voluta bene perché qualcuno sapeva riconoscere, vedere, quella purezza, quella parte buona che nessuno, neppure loro, vedeva.

"Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).

Questi non sono i pacifici, i tranquilli, quelli che non si arrabbiano mai, ma coloro che invece di portare la guerra, portano la pace, quelli che cercano di unire e non di dividere, di incontrarsi e non di scontrarsi.

Quanto bisogno ne abbiamo di uomini così?!

"Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli" (Mt 5,10).

In Gv 16,2 si dice: "Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio". Ecco qua: tu porti la giustizia, la verità, l'amore, la misericordia e il vangelo, e vieni trattato così.

Madre Teresa: "Fa' il bene e ti prenderanno a pesci in faccia. Ma tu continua a farlo lo stesso. Quello che hai costruito in una vita può essere distrutto in un'ora, ma tu continua a farlo lo stesso".

Ma quanto bisogno c'è di uomini che non si lascino scoraggiare dalla disapprovazione, dall'odio delle tenebre, quando loro portano la luce!?

Ecco il vangelo di Gesù: gli uomini che vivono così (i discepoli) sono il sale della terra, la luce del mondo.

Il mondo ha bisogno di uomini così: tutti vivono in un modo (alienante, tenebroso, diabolico, competitivo) ma alcuni, per fortuna, mostrano che si può vivere diversamente (umano, luminoso, spirituale, solidale).

Il mondo ha bisogno di uomini così. Il mondo ha bisogno di te.

Pensiero della Settimana
Non nasconderti:
fai risplendere la bellezza che vive in te.

 

Ricerca avanzata  (54031 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: