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TESTO Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino

mons. Antonio Riboldi

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/01/2014)

Vangelo: Mt 4,12-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

A trent'anni Gesù lascia alle spalle il lungo silenzio e l'ombra dell'umiltà della sua vita nascosta a Nazareth. Una vita semplice, come la vivono quasi tutte le persone in questo mondo.

Una vita, in quanto uomo, certo intensamente e tutta tesa a capire, accogliere e vivere la missione che il Padre gli aveva affidato per la nostra salvezza. Lui era il servo vivente dell'amore che Dio ha per noi. Difficile entrare in questo incredibile dono che il Padre ha concesso all'umanità, a ciascuno di noi, inviando Gesù per vivere come noi, con noi ed alla fine dare la vita per riaprire il Cielo che si era chiuso, per il nostro no al Suo Amore. Gesù tra noi era ed è il segno inconfutabile dell'amore del Padre.

Viene da chiedersi se comprendiamo la bellezza che siamo e la preziosità che abbiamo agli occhi del Padre, che non ci abbandona, ma ci fa dono del Suo stesso Figlio per ‘ricrearci'.

Gesù ha tracciato la strada per fare ritorno a Dio, con Lui, per Lui e in Lui possiamo ‘morire e risorgere', ma tocca a noi, con la nostra libera volontà di amore decidere di camminare per questa strada, che è la santità.

Gesù non aveva fretta di mettersi al lavoro pubblicamente. Era necessario un lungo tempo per poter meditare e tessere quella dottrina del Vangelo che è il modello di vita per tutti... sempre che comprendiamo il senso e la ragione della nostra vita.

Dio non ci ha donato la vita per un momento di prova su questa terra, ma, ai suoi occhi, nel suo progetto per l'umanità, la mia, la vostra vita è un dono che, seppur in diverse forme, dovrebbe essere tutta indirizzata - almeno così dovrebbe essere - a capire la volontà di amore del Padre, costruendo giorno per giorno quella santità, che è semplicemente tornare ad essere veri figli, degni del Regno dei Cieli. Ricordiamocelo sempre: vivere è costruire il nostro vero domani, dopo questo breve pellegrinaggio terreno. Ma diciamocelo anche con verità: è questo il senso profondo ed il cammino della nostra vita o a volte non è piuttosto, il nostro, quasi un girovagare senza senso?

Gesù ha vissuto la sua missione tra noi e, così facendo, ha tracciato il cammino della vita verso il Cielo, unica ragione del nostro esistere. C'è davvero tanto da meditare e seriamente su come viviamo, se lo confrontiamo con la vita di Gesù e con il fine che il Padre ha dato alla nostra vita.

La vita qui è un momento, un passaggio, una prova se vogliamo, ma qual è il senso che le diamo? Perché viviamo? Come viviamo? Per chi viviamo? È un cammino verso il Cielo o un vagare nella confusione e verso il nulla?

Gesù inizia la sua missione nel momento in cui Giovanni Battista, l'ultimo profeta, mandato a ‘preparare le vie del Signore' e indicare la venuta tra noi del Messia, dal deserto, in cui viveva, invita tutti a cambiare mentalità e vita, senza eccezioni. Giovanni esprimeva questa necessità di cambiamento con un segno pieno di significati biblici: il battesimo di penitenza, ossia immergersi nel Giordano, come a morire a questa vita, per poter ritrovare quella vera, come il Padre aveva pensato. Anche Gesù, uomo tra gli uomini, si fa battezzare.

Giovanni viene arrestato e tutti sappiamo il perché: era ‘una voce', che dava fastidio e che conveniva far tacere, e così fu gettato in carcere. Narra il Vangelo: Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nazareth e andò ad abitare a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: ‘Terra di Zabulòn e terra di Neftàli, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta'. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: ‘Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino'. (Mt. 4, 12-17)

Vorremmo fermare la nostra storia qui, per un attimo: noi, che ci diciamo cristiani e con troppa facilità sbandieriamo a proposito e a sproposito questa qualifica, che invece esige grandissima responsabilità, guardiamo a Gesù. Nel momento in cui inizia la sua missione, realizza tutte le profezie che erano state fatte su di Lui, Verità incarnata, senza più tentennamenti.

Ormai non era più tempo di promesse, ma di mantenere le promesse del Padre, fatte al Suo popolo, con la Sua stessa vita, tutta donata. Dio fino a quel momento aveva preparato il terreno, il suo incredibile disegno di amore, per ‘un popolo che camminava nelle tenebre', ma ora in Gesù, nella semplicità, che nulla ha a che vedere con il chiasso delle nostre parole spesso vuote, inizia il compimento della Sua opera, attraverso l'immensa e divina missione del Figlio.

Anche Gesù ha iniziato l'opera di salvezza per gli uomini nel silenzio, non ha cercato pubblicità, ma con la Sua stessa vita donata è diventato, ieri come oggi, la ‘grande Luce che viene ad illuminare‘ ogni uomo, senza eccezioni, per condurci con Sé nel Regno del Padre, ‘preparato per noi, fin dalla fondazione del mondo'.

Da qui viene l'annuncio che Dio ci rivolge anche oggi di convertirci e credere alla Sua Parola, che ci ha lasciato in Gesù.

Ma conta davvero nella nostra vita la Parola di Gesù? La conosciamo? La meditiamo? La sentiamo viva ed efficace? O ci lasciamo sommergere da tante vuote e insensate parole, in cui siamo immersi? Sentiamo come rivolto a noi, a me, l'invito di Gesù, il Vivente: ‘Convertitevi, ora è vicino il Regno di Dio'?

Quel momento della vita di Gesù, l'inizio della sua missione, è stato il momento di svolta per tutta l'umanità. Si sono aperte le porte per un Paradiso, che nessuno poteva minimamente sognare, ma che oggi dovrebbe essere l'unico domani di speranza, che costruiamo con Gesù vicino.

È la primaria necessità, almeno per chi sa che questa vita, qualsiasi cosa facciamo, acquista senso solo se diviene un'offerta al Padre, per preparare l'Incontro definitivo con Lui. Non possiamo nemmeno immaginarci di poter rendere questa nostra esperienza terrena un fallimento, con drammatiche conseguenze su quella eterna. È compito di ciascuno pensarci sempre e pregare. Il Signore ci ama, continua a parlarci, vuole solo il nostro bene, ‘qui‘ e ‘dopo'. Fidiamoci di Lui: questo solo conta!

 

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