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TESTO Commento su Siracide Sir. 15,16-21; Salmo 118; Prima Corinzi 1Cor. 2,6-10; Matteo Mt. 5,17 - 37

CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)  

VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/02/2014)

Vangelo: Sir. 15,16-21; Sal 118; 1Cor. 2,6-10; Mt. 5,17 - 37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

La liturgia di domenica scorsa ci ricordava l'insegnamento di Gesù ai suoi discepoli in modo che comprendessero quale testimonianza dovessero dare con la loro vita.
In questa domenica le letture cercano di farci comprendere quale debba essere il ruolo del cristiano, che solo se invaso dallo Spirito di Dio può vivere con "sapienza ed essere veramente luce nel mondo.
La prima lettura è tratta dal libro del Siracide. Questo libro prende il nome da colui che lo ha materialmente scritto, cioè Ben Sirach, ma nella traduzione latina veniva chiamato con il termine "Ecclesiastico" perché era molto usato dalla comunità ecclesiale cristiana. Il libro conteneva una vastità di argomenti che sono, dall'autore, riportati e riferiti ai tempi in cui veniva scritto. Era pieno di massime e proverbi.
Ha come soggetto la "sapienza divina"ed è diviso in tre grandi sezioni: quella dove si parla della sapienza quale collegamento fra Dio e gli uomini, quella degli ebrei, e quella di Dio che ha creato cose meravigliose perché gli uomini fossero felici.
Nei versetti riportati in questa domenica il profeta puntualizza come la sapienza deve essere usata anche per osservare la legge cioè i comandamenti, ma l'uomo deve essere totalmente libero nelle sue scelte di vita.
Si parla di alcune realtà che sono messe davanti all'uomo: fuoco e acqua, morte e vita, bene e male, l'uomo può stendere la sua mano su ciò che più gli piace, ma solo se possiede la "sapienza di Dio" potrà scegliere quello che è il "bene" per tutta la sua vita.
Dio infatti non ha mai comandato a nessuno di essere "empio" e non ha mai detto a nessuno di "peccare".
Con il ritornello del salmo 118 "Beato l'uomo che cammina nella legge del Signore" il salmista ricorda che la felicità per l'uomo viene dal saper "custodire nel cuore" gli insegnamenti che il Signore Dio ha dato e ha fatto conoscere, solo così potrà percorrere la strada che lo porta a lui. L'uomo chiede ancora al Signore di aprirgli gli occhi per poter vedere le meraviglie del creato e di dargli intelligenza tale da comprendere sempre quello che Dio vuole da ciascuno.
La seconda lettura, è tratta dalla prima lettera di Paolo ai Corinti. L'apostolo Paolo, quando scrive a questa comunità parla in modo molto concreto, sperando di arrivare al loro cuore, li chiamò con il termine "perfetti", perché così si sentivano molti di essi, cioè si sentivano superiori agli altri, oggi diremo: "hanno il naso all'insù".
Nel capitolo secondo, nei versetti dal 6 al 10, ricorda loro che chi è perfetto o chi è dominatore degli altri popoli non sarà mai capace di conoscere la sapienza di Dio, infatti questa è sconosciuta all'anima umana, solo chi accoglie in sé lo Spirito di Dio potrà conoscerla.
La "sapienza di Dio, che è nel mistero che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli", non può essere vissuta da mente umana ma solo dallo Spirito che è dentro di noi virtù dei sacramenti ricevuti e che illumina tutta la vita del cristiano.
Paolo ricorda come i grandi non hanno conosciuto questa sapienza di Dio, perché se l'avessero conosciuta non avrebbero messo in croce il Cristo.
Gesù, nel brano di vangelo tratto da Matteo, ricorda ai suoi discepoli che per entrare nel regno dei cieli è necessario avere la "sapienza di Dio"; chi possiede una sapienza simile a quella dei "pubblicani e farisei" non ci entrerà.
Li ammaestra dicendo che lui è venuto nel mondo non per eliminare la legge degli antichi ma per perfezionarla.
Voi avete udito di non uccidere, di non desiderare una donna, di non giurare il falso perché chi si comportava in tal modo era passibile di "giudizio", ma io vi dico che si uccide anche con la lingua, si commette adulterio solo desiderando una donna nel proprio cuore, si distrugge un fratello solo giurando il falso.
Gli antichi pensavano che i giuramenti dovevano essere adempiuti solo nei confronti di Dio, ma io vi dico non giurate affatto e mai.
Gesù termina dicendo «il vostro parlare sia sempre: "sì, sì o no, no"», bellissima questa massima che Gesù indicava come stile di vita ai suoi discepoli, e quale grande dono sarebbe per ciascuno se veramente sapessimo metterla in pratica nella nostra vita terrena.
Il cammino del cristiano deve essere sempre supportato dalla Parola, che illumina l'anima a comprendere il significato vero della legge di Dio.
Gesù è venuto nel mondo per portare "a compimento" gli insegnamenti antichi, non per eliminarli, egli vuole farci comprendere quale è il giusto modo di interpretarli.
La Chiesa viene in aiuto del cristiano con la spiegazione della Parola di Gesù affinché sia chiaro a tutti gli uomini ciò che si deve fare per avere nel cuore quella "giustizia" capace di farci entrare nel regno dei cieli.
Il cammino del cristiano è lungo e, a volte, faticoso, specialmente nei momenti di "chiusura interiore" sembra che tutto sia inutile, che niente e nessuno ci possa dare una mano, un consiglio, ma la speranza cristiana ci sostiene sempre se noi crediamo che la "sua Parola" non ci abbandona mai.
Le comunità cristiane sorte nelle parrocchie dovrebbero essere il luogo dello scambio di esperienze, la condivisione dovrebbe essere un aiuto validissimo per chi con cuore sincero ascolta chi ha bisogno in quel preciso momento della vita, dovrebbe esser il luogo della gioia vera che trascina perché viene dal vivere il quotidiano secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo.
Per la riflessione di coppia e di famiglia
- Se gli uomini fossero "tutti giusti" non avremmo bisogno di aspettare il paradiso per essere felici. Ma noi cosa facciamo per diventare "giusti"?

- Seguiamo sempre gli insegnamenti di Gesù, o piuttosto gli adattiamo alle nostre esigenze?

- Il nostro egoismo spesso ci fa sentire dei "perfetti", così ci sentiamo gratificati per quello che siamo riusciti a fare, ma questo nostro atteggiamento non ci allontana dall'avere nel cuore la "giustizia divina"?

- Nel nostro parlare, a volte, ci capita di non proprio "giudicare" ma spesso almeno di "criticare benignamente" persone e fatti a noi vicini. E' davvero così difficile parlare bene e accogliere gli altri come sono?

- La correzione fraterna è molto diversa dal giudicare: quando siamo fratelli che aiutano e quando siamo giudici? Perché?
Gianna e Aldo - CPM Genova

 

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