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TESTO Commento su Prima Corinzi 1, 10

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/01/2014)

Brano biblico: 1Cor 1,10-13.17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

"Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire."
1Cor 1, 10

Come vivere questa Parola?
Chi incontrava Gesù aveva sicuramente l'impressione di avere a che fare con una persona solida, unita in se stessa e con gli altri.
In Lui non c'erano compartimenti stagni né separazione tra pensieri, sentimenti, corporeità, volontà, preghiera, azioni. Nella sua persona tutto aveva ordine e armonia. Da qui la sua lucidità nel giudicare le situazioni, nel valutare il cuore degli uomini. Aveva una visione d'insieme dei legami della realtà che non gli faceva dimenticare nulla e nessuno.
Questa sua unità interiore si rifletteva all'esterno tanto da divenire lui stesso "luogo", segno e causa di unità tra gli uomini.
Ecco perché il richiamo di Paolo ad una unione di pensiero e di sentire non è solo un richiamo morale ma anche spirituale e teologico. I cristiani di Corinto si erano frantumati in appartenenze diverse: "Io sono di Apollo, io di Cefa..." Ma erano appartenenze malate perché sostituivano quella fondamentale, l'appartenenza a Cristo. Chi appartiene realmente a Cristo non può che nutrirsi della sua intima unità, del suo essere una cosa sola con il Padre, in se stesso, con gli uomini.
Chi appartiene a Cristo non si disperde e non disperde. D'istinto, ma è un istinto guidato dal suo spirito abitato da Dio, rigetta le parole e le azioni che portano a divisione, avverte subito la loro pericolosità. Diventa persona di unità perché in se stesso è già in "perfetta unione di pensiero e di sentire". E lo è anche con il Signore.
Se così non fosse inciderebbe poco come profeta di pace e comunione là dove Dio lo ha posto.
Quanta frantumazione vedo in me Signore. Quanta mancanza di unità anche fuori di me. Ricordami ogni giorno che appartengo a Te, il Signore della comunione, che vinci ogni divisione perché in Te non c'è divisione alcuna. Da te ricevo quell'unità interiore che mi aiuta ad essere un corpo solo anche con gli altri uomini.
La voce di un monaco
"Beato è il monaco che considera tutti gli uomini come Dio, dopo Dio. Monaco è colui che si ritiene uno con tutti, abituato com'è a vedere se stesso in ognuno."

Evagrio Pontico
Emanuela Giuliani - emanuelagiuliani@gmail.com

 

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