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TESTO Cercare Gesù

mons. Antonio Riboldi

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/01/2014)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Vi è oggi una ricerca, che si fa sempre più intensa, anche là e in chi meno ce lo aspettiamo, ed è quella di conoscere veramente, più profondamente e intimamente, Gesù.

Può anche sembrare un fatto assurdo che, dopo duemila anni, in cui tutta la civiltà occidentale è stata immersa nel Cristianesimo, tanto che questi ne ha dettato temi e linee sia nell'arte, sia nella cultura in generale, oggi pare si sia nuovamente come all'inizio della conoscenza di Gesù, come se Lui, il Signore e Maestro della storia, fosse nato solo ieri.

Ci si accorge lentamente, ma sempre con maggiore consapevolezza, - e questo è uno degli indici di speranza del nostro tempo - che Gesù non è una figura leggendaria e neppure solo un personaggio storico da tramandare alla memoria o da riporre in una nicchia.

Sentiamo che Lui, Gesù, il Risorto, è parte della nostra stessa vita.

Ci si rende conto che la nostra identità non è più solo ‘nostra', ma è chiamata a diventare ‘Sua immagine'. Ci si accorge che senza di Lui il nostro volto perde ogni contorno, si deforma, può diventare mostruoso, se non riflette il Suo volto, stupendo e vitale.

Abbiamo ormai la certezza che la nostra gioia non è più vera gioia se non attingiamo a piene mani al senso della vita che solo Lui può donarci; le nostre mani rimangono vuote di fatti veri se non diventano mani di Gesù ed infine che il nostro cuore è un baratro spaventoso, anche quando crede di amare, se il nostro amore non è continuamente rigenerato ed alimentato da Lui che è davvero l'essenza dell'amore, perché solo ‘Dio è carità'.

Ogni nostro discorso di pace diventa un vuoto scorrere di parole, che si ripetono come un ritornello per tutta l'esistenza umana, se a riempirle non c'è Lui, Gesù: ‘Vi do la mia pace'.

Il nostro stesso desiderio di verità, di bene, la stessa nostra vita diventa un girare a vuoto nella nebbia se non trova fondamento in Lui, Gesù: ‘Io sono la Via, la Verità e la Vita'.

Se per noi è come trovarci sulla sponda del Giordano, accanto a Giovanni Battista, con la volontà di una conversione, di un cambiamento di vita, in attesa di ‘Uno' che sia la vera salvezza del mondo, è già molto.

Sarebbe così tremendamente tragico se continuassimo a camminare o vivere una vita che è tenebra, scrollando le spalle al desiderio di Luce, che è Gesù: ‘Io sono la luce del mondo'.

Parlavo un giorno ad un'assemblea di giovani. Si dibatteva sul solito tema di come vincere la violenza e la mentalità dell'aggressività, che l'uomo ha e continua a diffondere intorno a sé, fino ad ‘organizzarla' nella criminalità. ‘Bisognerebbe - affermavo - che gettassimo alle spalle la stupida corsa dietro ai simboli del mondo, di ogni tempo, del nostro tempo, che sono il prestigio, la ricchezza e il potere, in sintesi la voglia di dimostrare di essere ‘qualcuno', per rivestirci delle bellezze di Cristo, fino a rivelare il Suo volto attraverso il nostro e poi scoprire il Suo volto nel volto di ogni nostro fratello. ‘Ma Padre - rispose un giovane - penso che pochi sarebbero disposti a deporre le maschere del benessere, anche se rende schiavi. Continuiamo a condannare quello che costruiamo, a soffrirne per poi magari chiederci come cambiare. E allora che fare?'.

Ci vuole la professione di fede di Giovanni Battista che oggi leggiamo nel Vangelo:

"In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: ‘Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: ‘Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me'. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele'.

Giovanni testimoniò dicendo: ‘Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: ‘Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo'. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio". (Gv. 1, 29-34)

Con questa testimonianza certamente Giovanni avrà provato tutta la pace e la gioia di chi, per dono di Dio, ha potuto contemplare il Volto del Padre nel Cristo Suo Figlio.

Come accade con tanti fratelli nella fede che, a volte, quando parlano di Gesù, testimoniano un grande Amore, possibile a viversi sopra la terra.

Non dicono solo parole, ma riflettono negli occhi e nella vita la Sua Luce, tanto da illuminare chi li accosta e l'ambiente stesso in cui vivono.

Noi purtroppo davanti a Cristo siamo spesso in contraddizione: forse lo vorremmo, ma abbiamo anche paura di appartenergli.

O Gesù molte volte ti gridiamo che Tu sei il nostro Tutto. Tutto, perché ogni realtà è nulla se non ci sei Tu. Sappiamo per esperienza quanto vuoto ci sia nel vivere senza di Te.

O Gesù ti abbiamo sempre davanti agli occhi, appeso ad una croce, ma abbiamo anche la sensazione di averti appeso noi, perché Tu non possa muoverti liberamente nella nostra vita.

Scendi, ti preghiamo, da quella croce, entra nella nostra vita, muoviti in essa liberamente, fino a diventare la nostra resurrezione, il nostro Amore senza fine, che vogliamo riversare sui nostri fratelli.

 

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