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TESTO Commento su Giovanni 1,29-34

Omelie.org (bambini)  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/01/2014)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Quando apriamo il Vangelo, quando lo leggiamo a casa, al catechismo, quando lo ascoltiamo proclamato all'Ambone durante la Messa, noi entriamo dentro un grande tesoro prezioso. Le parole che leggiamo o che ascoltiamo, sono luce, guida, orientamento, sostegno, gioia, consolazione, speranza, impegno per la nostra vita.

Gli evangelisti scrivono, non sprecano parole. Quelle che scelgono sono come delle pennellate giuste, necessarie per rendere il testo un vero capolavoro.

Le parole che usano aprono ad altre parole, rimandano ad altre storie accadute millenni prima, storie di salvezza, di liberazione, di amore: la storia di Dio a favore degli uomini.

San Girolamo, il primo che tradusse la Bibbia in latino, affermava che "la Parola di Dio si spiega con la Parola di Dio". Oggi, in particolare, possiamo capire il significato di questa espressione.

Il brano di questa domenica lo troviamo al primo capitolo del vangelo di Giovanni. Viene ancora presentata la figura di Giovanni il battista il quale, vedendo Gesù venire verso di lui, lo annuncia così: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo".

"Ecco", cioè guarda. Noi tutti oggi siamo chiamati a guardare. Chi?
L'agnello di Dio. E chi è questo agnello? È Gesù!

Cosa vuol dire che Gesù è l'agnello di Dio? Che significato ha il termine agnello?

Il termine agnello, se ci pensate, ci porta lontano, indietro nel tempo.

È il tempo della schiavitù degli ebrei in Egitto. La notte della Pasqua, la notte della liberazione, Mosè dice ai capi famiglia di arrostire un agnello e di cospargere con il suo sangue le porte delle case. Questo agnello deve essere piccolo, giovane e deve essere consumato dalla famiglia riunita e vestita con abiti da viaggio. Mosè dà indicazioni precise: i fianchi cinti, perché la veste era lunga e per camminare dovevano mettere una cintura cosicché i passi non fossero intralciati dall'abito; dovevano fare questo pasto in piedi, pronti per la partenza; dovevano farlo con il bastone in mano e i calzari ai piedi, pronti per un lungo viaggio.

La carne dell'agnello serviva a dare vigore ai loro passi. Il sangue dell'agnello sugli stipiti delle loro porte avrebbe allontanato da loro l'angelo distruttore.

A questo agnello pasquale non dovevano essere spezzate le ossa per cui bisognava arrostirlo intero.
Per quale motivo?

L'agnello era un animale che comunemente si sacrificava nell'antico oriente.

Tante volte, sfogliando la Bibbia, troviamo sacrifici di agnelli e di capri fatti al Signore. Per il pastore questi animali erano il suo bene prezioso, per questo prima della transumanza - lo spostamento dei greggi da un pascolo all'altro - essi offrivano a Dio, al tempo della Primavera, un agnello del loro gregge e glielo offrivano intero, anche nelle ossa. Significava una offerta bella e perfetta.

Giovanni Battista presenta Gesù come l'agnello che toglie, che cancella prendendolo su di sé, il male, il peccato del mondo.

Gesù, lo ricordiamo, muore nei giorni della Pasqua ebraica, proprio nel momento stesso in cui nel tempio, per questa festa, i sacerdoti sacrificavano gli agnelli.

Gesù, l'agnello di Dio, è il Servo che offre se stesso per la salvezza di tutti. Offre se stesso per togliere il peccato dalla faccia della terra. Attenzione, non i peccati degli uomini, ma il peccato del mondo.
Di che mondo si tratta e qual è il peccato di questo mondo?

Nel vangelo di Giovanni troviamo sempre queste due realtà: Dio e il mondo. Dove c'è Dio c'è luce, vita, dove c'è il mondo ci sono le tenebre, la morte.

Il mondo è tutto ciò che è contrario a Dio, che porta le persone a credere che nelle tenebre ci sia la gioia, la felicità, la realizzazione piena.
Il peccato del mondo è l'idolatria.

Idolatrare, cioè dare culto, gloria, amore agli idoli. E gli idoli li conosciamo un po' tutti. Nel tempo antico erano statue dalla forma umana, create dall'uomo, per rappresentare le divinità: Giove, Venere, Marte ecc. e gli antichi rendevano culto a queste statue.

Anche nella Bibbia si parla di idoli che vengono descritti in questo modo: "hanno la bocca ma non parlano, hanno occhi, ma non vedono, hanno mani, ma non toccano, hanno piedi, ma non camminano". Sono cioè realtà inutili. Apparentemente rappresentano uomini forti, donne belle appariscenti. Statue preziose fatte di oro e di argento ma che non donano salvezza. Non possono aiutare, non possono sostenere il nostro cammino verso il bene, verso la gioia, la condivisione, la fraternità, la comunione.

Gli idoli sono sempre presenti e ogni volta siamo chiamati a scegliere, a distinguere a dare il giusto posto alle cose e alle persone.

Il calciatore, il cantante, l'attore spesso li definiamo come i nostri idoli, ma attenzione non dobbiamo dimenticare che sono uomini come noi.

Il Signore è il Signore, a lui va il nostro amore e la nostra riconoscenza senza fine.

Il mondo ha il suo progetto che dà valore e importanza al possesso, alla prepotenza, alla violenza, al denaro, a ciò che è potente, a ciò che appare.

Gesù ci insegna ad adorare solo il Padre, a fare e a realizzare il progetto di amore che Dio ha sull'umanità

Egli toglie il peccato del mondo perché dona tutto se stesso per noi e con la sua morte e con la sua resurrezione, ci offre un nuovo stile di vita, dove l'amore, l'accoglienza, il servizio, il perdono, la bontà, la misericordia sono le strade da percorrere per imparare a vivere insieme come fratelli.

La forza per vivere tutto questo ce la offre Gesù stesso con il dono dello Spirito Santo che ci rende, insieme a lui, figli del Padre.

Commento a cura di Sr. Piera Cori

 

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