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TESTO Lo Spirito protagonista assoluto

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/01/2014)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

"Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo." Giovanni vede arrivare il Messia Unto del Signore e lo individua come l'Apportatore della salvezza definitiva, il vero Agnello il cui sangue sarà decisivo per il riscatto dell'umanità. Nell'Antico Testamento i sacrifici di espiazione avvenivano attraverso l'immolazione di vittime animali, come ad esempio negli olocausti (così chiamatati perché la vittima veniva offerta per intero) e sempre il sangue era l'elemento di conciliazione fra Dio e l'uomo. Il più importante di tutti questi sacrifici era lo Yom Kippur, il Grande Giorno dell'Espiazione (Levitico 16) nel quale un capro espiatorio animale veniva a raccogliere sul proprio capo i peccati dell'intera comunità d'Israele. Il sacerdote, attraverso un gesto rituale con cui poneva le mani sul suo capo insanguinato dell'animale ancora vivo, riversava i peccati della comunità appositamente radunata, che espiava così le proprie colpe. Il sangue della vittima veniva sparso ai piedi dell'Arca dell'Alleanza e nella tenda dell'incontro e l'animale veniva poi mandato da solo nel deserto, dove moriva esangue.

Cristo invece nel compiere il suo sacrificio non entra in santuario alcuno né necessita di immolare vittime sacrificali per spargerne il sangue o per piangere sul loro capo i peccati del popolo: egli stesso è il santuario in cui il Padre realizza il Sacrificio definitivo che riscatta l'umanità dal peccato; egli è la vittima sacrificale il cui sangue si sparge sulla croce per riscattare le nostre colpe, il tempio cultuale della nuova alleanza rappresentato nel Vangelo di Matteo, dallo squarciarsi del velo del tempio di Gerusalemme al momento della sua morte sul patibolo (Mt 27, 51-56): da allora in poi infatti egli è il vero tempio nel quale tutti i popoli saranno chiamati a rendere lode a Dio (Gv 4, 19-24). Oltre che Tempio vivente di sacrificio, Cristo è anche l'Agnello immolato del nostro riscatto,

al quale appartiene la salvezza dell'uomo (Ap 7, 10), che sta ritto in mezzo al trono, il che equivale ad essere pari a Dio (Ap 5, 6) e l'efficacia di questo suo sacrificio è identica a quella descritta da Giovanni Battista alle rive del Giordano. Questo è l'evento nel quale si esterna la speranza della salvezza che il Messia apporta non nelle opere grandiose ma semplicemente nel morire spargendo sangue per noi, affinché la sua immolazione sia propiziatoria di riscatto dalle nostre colpe. L'Agnello, come afferma ancora Giovanni, è il Figlio di Dio mandato nel mondo quale "vittima di espiazione dei nostri peccati", non solo dei nostri, ma dell'intera umanità (1Gv 4,10), Colui grazie al quale si compie quello che l'umanità stessa non potrebbe con le sue sole forze ma per cui è necessario l'intervento gratuito e misericordioso di Dio.

Ma Giovanni si rende anche testimone dello Spirito, che è con il Padre e il figlio il protagonista assoluto dell'evento salvezza. Il Battesimo che Gesù istituirà infatti, a differenza di quello del Battista che era segno esteriore dell'avvenuta conversione interiore, apporterà il perdono dei peccati rigenerando gli uomini "dall'acqua e dallo Spirito Santo." E' in forza dello Spirito che Gesù realizza il suo battesimo di rigenerazione spirituale e nello Spirito lo rende consistente donando a tutti lo stato di grazia. Lo Spirito Santo viene qui descritto come lo Spirito che guida Gesù e allo stesso tempo come Colui che Gesù elargisce a tutti; lo Spirito cioè che discendendo su Gesù appena uscito dal Giordano ha costituito Cristo Figlio di Dio e lo Spirito che, comunicato da Cristo, rende tutti Figli di Dio: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo".

Nella nostra santificazione battesimale si riscontra quindi tutto l'agire del Dio trinitario, poiché per volontà del Padre Cristo si era sottomesso al Battista e sempre per sua volontà era stato esaltato Figlio di Dio nello Spirito Santo. dello Spirito era stato rivestito per esserne poi apportatore.

Il Battesimo che Gesù ordinerà ai suoi apostoli e del quale anche noi siamo insigniti è battesimo che avviene nello Spirito Santo, unico capace di operare immediatamente la trasformazione interiore e la liberazione e di risollevare dalle misere condizioni del peccato. Il battesimo di Gesù contraddistingue anche noi che lo abbiamo ricevuto e ci rende uguali nonostante presunte differenziazioni relative alla gerarchizzazione clericale o alle varie stratificazioni di politica ecclesiastica poiché nel battesimo, primo sacramento della vita cristiana, tutti quanti ci ritroviamo come uno nell'appartenenza a Cristo, nostro Capo con il quale formiamo il Corpo.

Il che ci porta ad nutrire un senso di amore personale verso questo sacramento e a rendere testimonianza a tutti di questa consacrazione che ci ha legati a Cristo per essere di lui continui e costanti testimoni.

Vivere il nostro battesimo comporta un impegno serio e non indifferente di perfezione cristiana nella fede, nella speranza e soprattutto nell'amore vicendevole che si esterna attraverso la molteplicità delle opere edificanti che veicolano agli altri la presenza dello stesso Cristo.

 

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