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TESTO Commento su Matteo 3,13-17
Battesimo del Signore (Anno A) (12/01/2014)
Vangelo: Mt 3,13-17 
In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Nel battesimo di Gesù tutti noi, comunità credente, possiamo riconoscere l'inizio di una nuova storia per l'umanità. Quest'evento, infatti, conferma che nel profeta di Galilea, Dio si è fatto presente come Padre e come Figlio, che solo conosce il Padre e può rivelarlo (Mt 11,27). È il Padre che costituisce Gesù, Signore e Cristo: è Figlio del Padre (Mt 3,17). Tale relazione, Padre e Figlio, va letta nella luce di Pasqua, sempre in rapporto allo Spirito. Gesù è concepito dallo Spirito (Mt 1,18), su di lui scende lo Spirito (Mt 3,16; Gv 3,34; At 10,38); vivificato nello Spirito (1 Pt 3,18; Rm 1,4; 8,11), è costituito Figlio di Dio (Rm 1,4). La rilettura pasquale trova fondamento nella storia del Gesù terreno: egli possiede lo Spirito, si annovera nella schiera dei profeti, i quali possedevano lo Spirito di Dio: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato" (Lc 4,18).
Nell'evento del battesimo Egli ha compreso di essere afferrato dallo Spirito e perciò inviato dal Padre. In queste relazioni d'amore, Padre, Figlio e Spirito Santo, l'uomo non rimane fuori, viene immesso grazie alla decisione che la predicazione e l'opera di Gesù pongono al destinatario del vangelo. Si può affermare che la storia del battesimo del Signore manifesta la piena umanità di Dio. Per amore dell'uomo, il Dio cristiano, nella sua infinità libertà, è uscito da sé per farsi pellegrino nel mondo, per costruire con l'uomo un nuovo avvenire, una nuova storia. Il Padre, mediante il Figlio, chiama a sé l'uomo, e gli offre la salvezza nella storia; il Figlio che si è fatto solidale agli uomini, eccetto nel peccato, conduce l'uomo alla comunione divina. Il Dio narrato nella storia di Gesù è il Dio dalla parte dell'uomo, che decide di entrare nelle acque, cioè nelle tenebre del tempo, per illuminare il mondo: è il Dio che si fa umano, perché l'uomo entri nella sua comunione. Il racconto del battesimo di Gesù, quindi, è la storia dell'umiltà di Dio.
A questo punto, è necessario essere consapevoli che il racconto del mistero della festa odierna, come tutta la vita terrena di Gesù, provoca, deve provocare, la nostra sequela e lancia una sfida alla Chiesa di Dio: la comunione d'amore della Trinità fonda l'esigenza di una chiesa che sia in comunione con sé e con i fratelli, impegnata a farsi prossima alle vicende umane. Nell'esempio del suo Maestro, che vive nel rapporto dialogale con il Padre (Mt 11,27), la Chiesa è convocata ad essere il popolo del dialogo con il Padre, e per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo, accogliere chi è nel bisogno, frantumare le barriere dell'oppressione, del pregiudizio, dell'egoismo. Sia il dialogo con il Padre che la sequela dietro il Maestro, allora, ci aiutano a riflettere sull'urgenza reale della Chiesa: impegnarsi per gli altri e con gli altri, e, soprattutto essere povera e libera per testimoniare al mondo la vera libertà, quella rivelata da Dio in Cristo Gesù, capace di affrontare le sconfitte ed essere duratura nelle prove, e affrancare l'uomo prigioniero delle apparenze del tempo. Amen.