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TESTO Commento su Is 55,4-7; Efesini 2,13-22; Matteo 3,13-17

don Raffaello Ciccone   Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza

Battesimo del Signore (anno A) (12/01/2014)

Vangelo: Is 55, 4-7|Ef 2, 13-22|Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,13-17

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Is 55,4-7
In questo testo il profeta intravede il tempo della liberazione e parla ad un popolo che vive a Babilonia, scoraggiato dal lungo esilio e deluso che il Signore non sappia o non voglia provvedere.
In questo testo c'è un invito ad un banchetto nei primi versetti: "O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide" (55,1-3). Per riprendere forza nulla può sostituire un grande pranzo con un invito gratuito a mangiare e a bere, oltre che ad ascoltare, a somiglianza di alcuni inviti per la casa della Sapienza (Pr 9,5-6; Sir 24,19-21). Con la differenza che là parlava la Sapienza e qui è Dio stesso che incoraggia a venire e garantisce. Il Signore assicura che i suoi giuramenti saranno rispettati e ci sarà una discendenza per il misterioso nuovo Davide. E'costituito testimone per i popoli e tra essi proclamerà le lodi di Dio.
Dopo la garanzia e la presentazione del personaggio capace di "Alleanza eterna", sconosciuto ma promesso a Davide, l'invito ripropone di "cercare il Signore". E' il linguaggio dei profeti che iniziano spesso con l'impegno del servizio al tempio, ma poi si aprono e si allargano alla fede, concretizzandola in atteggiamenti di coerenza verso la giustizia e la fraternità. Come sempre accade, il profeta invita alla collaborazione, a partire da una verifica di responsabilità e di onestà, cercando quello che è costruttivo e coerenza con la parola e la presenza del Signore. Esiste sempre l'invito alla collaborazione, alla ricerca di significati.
Rimettiti a cercare poiché i tesori di Dio sono sempre disseminati sul tuo cammino e i tempi porteranno novità.
La situazione di un popolo ormai rassegnato e senza entusiasmo obbliga a scuotersi poiché non c'è più nulla che resista o aiuti a operare con entusiasmo. Altrimenti l'unica espressione del cuore che conosce è quella della sfiducia, della stanchezza, della delusione. Così non cresce nulla che valga la pena di far appassionare. Il Signore, attraverso il profeta, sta dicendo di scuotersi, di svecchiare i sentimenti e le rassegnazioni. Il mondo è nuovo ed egli è sempre presente, disponibile a riprendere cammini e attenzioni, desideroso di riconoscere responsabilità e fedeltà. Il Signore sa anche la fatica e la pena che a ciascuno porta l'incapacità di riprendere entusiasmo e di gustare ciò che è bello e ciò che è vero. Egli stesso scuote, iniziando da un grande pranzo, per ritrovare lena, fiducia, e scrollare di dosso la sfiducia e la stanchezza.
Paolo agli Efesini 2,13-22
Paolo sta ripensando ai cristiani che egli ha conosciuto ed alle comunità da lui fondate che cercano di essere fedeli al Signore. Mentre è in carcere a Roma, probabilmente, attorno agli anni 61-63, vuole incoraggiare gli abitanti della città pagana di Efeso che, probabilmente, sentono la profonda diffidenza e il disagio di credenti ebrei che non accettano o sopportano male la presenza di pagani convertiti. Ovviamente hanno stili e sensibilità diverse, non provenendo dal mondo ebraico e quindi urtano magari in piccoli gesti o comportamenti gli altri credenti. Paolo vuole incoraggiare dicendo che, "se un tempo voi, pagani per nascita, eravate senza Cristo,... ora siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo" (2,11-13). Paolo ha sempre, davanti agli occhi quel muro che a Gerusalemme, alto un metro e mezzo, circondava l'area religiosa del tempio, e su cui erano disposti 13 piccole lapidi di marmo su cui era inciso, in latino e greco, il divieto ai pagani di entrare nel recinto sacro, sotto pena di morte. E proprio con questa immagine Paolo può garantire che con la sua morte Gesù ha cancellato ogni divisione ed ha abbattuto questo muro, costituendo un popolo solo, dei due, di prima, nemici, diffidenti e lontani. Così Gesù è la nostra pace, abolendo la separazione e riconciliando i due popoli. Anzi ha riconciliato cielo e terra con la sua morte, rappacificando i popoli con Dio. Paolo ci offre una immagine splendida di processione di tutti i popoli salvati, pagani ed ebrei, in cammino verso il Padre, in un solo Spirito (2,18).
La conclusione è ricca di speranza poiché tutti siamo garantiti di essere "concittadini dei santi e familiari di Dio" (2,19). Edificati sugli apostoli e sui profeti, con "Gesù, pietra angolare, tutti crescono in un edificio che è tempio santo nel Signore" e quindi "edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito".
Si è passati, nell'immaginario di Paolo, nel ricordo nostalgico del tempio alle nuove costruzioni dei templi disseminati nel mondo poiché ogni persona credente, qualunque sia la propria origine, ospita la presenza di Dio per lo Spirito.
La nostra fede dovrebbe aiutarci a cogliere questa profonda novità e presenza. Quando siamo in luoghi affollati, in metropolitana o treni, nel supermercato o per le strade, sia pure nell'anonimato di una folla, là c'è la presenza del Signore e, comunque, ognuno di noi porta la presenza di Dio mediate il suo Spirito..
Ci stiamo accorgendo, in questi tempi di globalizzazione, di crisi, di timori e di speranze, che sta crescendo l'anelito alla pace ed alla fraternità, soprattutto tra i poveri di tutti i popoli della terra? Un grande segno di bellezza e di novità è stata la testimonianza umana, carica e portatrice di perdono e coraggio, di Nelson Mandela.
Matteo 3,13-17
Il battesimo che Giovanni utilizza, dopo ogni sua predicazione, come segno conclusivo della coscienza di peccatore, è per la purificazione di coloro che, consapevoli, vogliono ricominciare, rinnovato, il cammino di Dio. Immergersi significa lavare e cancellare il male nell'acqua che la corrente porta via; e l'emergere porta alla nascita dell'uomo nuovo.
Giovanni compie questo gesto su coloro che accettano di condividere la sua stessa vita, facendosi discepoli e cambiano vita per prepararsi al Messia. Ma per inserirsi nelle fila di chi aspetta il battesimo, bisogna riconoscersi i peccatori. Per questo farisei e i sadducei non seguono Giovanni perché si ritengono giusti (Lc 7,30).
Ma perché Gesù vuole per sé, da Giovanni, il battesimo? E' l'interrogativo che si fa Giovanni, ed è l'interrogativo della comunità di Gesù fin dopo la sua risurrezione. La domanda di Giovanni riceve una risposta misteriosa: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia» (3,15). Il tema della giustizia di Dio con il Messia ha messo in difficoltà tutti coloro che lo hanno incontrato, compreso gli apostoli, che hanno continuato a pensarlo come il potente, il re, il dominatore, il vincitore e poi lo hanno visto crocifisso, deriso e maledetto sulla croce. E' la giustizia di Dio che vuole che tutti i peccatori siano i suoi fratelli e le sue sorelle. La giustizia sarà sviluppata nei discorsi delle beatitudini: la si cerca con il Regno ogni giorno, si adempie seguendo la legge e i profeti, si accetta lo stile nuovo di Gesù.
E tutta la comunità cristiana dovrà rendersi conto che la giustizia di Dio è mettersi in fila con gli ultimi per garantire che ciascuno è amato.
Le tre immagini ci aiutano a capire il significato della venuta di Gesù, nel suo battesimo.
* L'apertura dei cieli indica che Gesù, finalmente, apre il rapporto nuovo tra cielo e terra che per secoli si era chiuso e da secoli non appariva un profeta. Importante la preghiera che Isaia ci ricorda: "Se tu squarciasse il cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti" (63,19).
Gesù apre finalmente il mondo di Dio per lasciarlo spalancato. Dio si manifesta in pienezza.
* La colomba è riferita allo Spirito, alla presenza di Dio. Egli non si presenta come distruzione, ma "come una colomba". Essa manifesta amore, tenerezza, affetto, attenzione al proprio nido.
Gesù è la nuova casa dello Spirito
* La voce indica la ricchezza e la novità della fede. Viene qui posta la sintesi della fede che si è fatta strada nella comunità cristiana dopo la Pasqua. Angosciati dallo scandalo della morte di Gesù, Matteo garantisce: "Gesù è il Figlio (Salmo 2,7). Dio si riconosce in Lui e accetta di essere riconoscibile nel Figlio. "E' il prediletto, l'unico, l'amato come il figlio di Abramo: Isacco. (Gen. 22). Eppure Dio gli chiede di sacrificarsi per la salvezza di tutti gli uomini e donne E perciò in lui Dio "si compiace". E già Isaia lo ha preannunciato quando ha parlato del "servo di Dio" (Is. 42,1): profeta sofferente e glorioso.

Gesù esce dall'acqua e inizia il suo cammino per un popolo libero.
Ognuno di noi cristiani è stato battezzato e quindi in lui si è svolto lo stesso mistero di Cristo, lo stesso riconoscimento da parte del Padre, la stessa vocazione della vita di ciascuno per il proprio tempo. E' una grandezza offerta a noi per il mondo, offerta al mondo attraverso noi.
Va richiamato il proprio battesimo con libertà, con discrezione poiché non è esibizione ma comunione, condivisione, accoglienza, tenerezza, misericordia. Ce lo ricorda papa Francesco.

 

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