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TESTO Preceduti dalla stella

don Luciano Cantini  

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Epifania del Signore (06/01/2014)

Vangelo: Mt 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 2,1-12

1Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele».

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

"Con l'Epifania si celebra la prima manifestazione della divinità di Gesù all'intera umanità, con la visita solenne, l'offerta di doni altamente significativi e l'adorazione dei magi, autorevoli esponenti di un popolo totalmente estraneo al mondo ebraico e mediterraneo"(Wikipedia). La commemorazione ha inizio nel III secolo i cristiani e il termine Epifania comprendeva le manifestazioni divine di Gesù. In particolare: l'adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù ed il primo "segno" a Cana.

La tradizione popolare, l'espressione artistica, la letteratura (Vangelo armeno dell'infanzia) ha arricchito di significati e particolari: si è addolcita la G così i maghi (termine negativo) sono diventati magi, sono stati precisati nel numero, sono diventati Re, è stato dato loro un nome e anche caratteristiche somatiche diverse così uno rappresenta il mondo occidentale, uno quello arabo e uno africano. Non è stato ribaltato il senso della pagina, ma ci siamo assai vicini.

Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei?

I personaggi, che vengono dall'oriente, sono magoi: il termine è piuttosto ambiguo, dalla descrizione sembrano astronomi, forse sacerdoti zorastriani provenienti dalla Persia, comunque sono "stranieri" rispetto a Israele e non conoscono la "Scrittura". Eppure sono questi stranieri, di altra religione, di altra cultura che "rivelano" a Israele e ai suoi sacerdoti e scribi ciò che sapevano ma che si era nascosto nella loro coscienza. La manifestazione del Messia a coloro che lo aspettavano è stata possibile per l'intervento imprevedibile di un mono estraneo. In pratica il mondo religioso e politico dell'epoca è stato "illuminato" dalla conoscenza e dalla sapienza di stranieri ritenuti pagani venuti da lontano.

Questo episodio non ci lascia senza una riflessione sul mondo di oggi che ci sembra invaso da "altri".

Il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme

Il potere politico ed il potere religioso restano turbati dalla notizia di una nascita. Una società fondata sul potere e sul successo ha paura delle novità: un bambino ha bisogno degli altri e ha fiducia, il potere è sufficiente a se stesso e ha paura degli altri. La fiducia è la forza del bambino, la paura è la debolezza del potere. I magi chiedendo, mostrando la loro debolezza offrono la loro conoscenza e illuminano di attualità le scritture sepolte dal tempo. Il potere manifesta sicurezza, mostra le certezze in cui neppure crede per muoversi, anzi manifesta i suoi sotterfugi e la sua arroganza impartendo ordini. La vicenda dei magi così come è raccontata ci anticipa una affermazione di Gesù: "Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti" (Mt 8, 11-12)

A duemila e più anni di distanza siamo ancora al medesimo punto anche se i tempi sono mutati e la tecnologia sembra aver cambiato ogni cosa.

Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti (1Cor 1,27).

Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

Non è importante l'evento astrale di per sé, lasciamo la preoccupazione agli astronomi, Giotto per primo ha immaginato una stella cometa. Quello che più interessa è il senso: "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe" (Nm 24,17). La stella è Cristo stesso (Ap 22,16), per questo non è visibile dai palazzi di Gerusalemme, i poteri umani hanno carenza di luce (Cfr. Mt 20,25) e i poteri religiosi con tutte le loro regole rendono la religione una schiavitù (Cfr. EG 43). Se la luce viene a mancare "tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione" (Lumen Fidei, 3).

La Stella si fa avanti, guida i magi, è Dio "che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita" (Lumen Fidei, 4). Matteo sembra esagerare nel descrivere la gioia dei magi nel rivedere la stella: la luce del Messia ci illumina la strada, ci guida, si riflette nella nostra vita tanto da trasformarla e rivestirla della sua gioia. La luce di Cristo illumina ogni aspetto della vita, ci fa prendere coscienza del presente come intravedere il futuro, raggiunge ciò che l'occhio umano, da solo, non può raggiungere. "Isaia poi arriva fino a dire: Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me" (Rm 10,20).

 

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