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TESTO Il Verbo della vita Bambino

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica dopo Natale (05/01/2014)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Finora abbiamo contemplato il Natale a partire dal fenomeno commovente di Betlemme: il Bambino giacente nella mangiatoia, accudito da Maria e Giuseppe, che attira a sé una moltitudine di pastori rimanda al mistero preannunciato dai profeti: il Verbo di Dio si è fatto uomo. Dio ha raggiunto l'umanità in pienezza diventando perfino innocente Bambino. L'evangelista Giovanni ci invita oggi a considerare invece lo stesso Evento da un'altra prospettiva: quella del Verbo che si fa carne per abitare in mezzo a noi. Il suo scritto ci ispira le parole della Genesi, anch'esse allusive al "principio", cioè al momento iniziale in cui Dio crea il cielo e la terra: con lo stesso linguaggio forte e profondo nel suo stile, l'evangelista afferma: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... Nulla è stato creato senza di Lui." Con questa espressione si intende sottolineare che vi è identità fra Dio e il Verbo, poiché entrambi sono eterni, uguali e allo stesso tempo distinti. Assieme allo Spirito Santo Essi formano sin dall'eternità un solo Dio in Tre Persone ug attraverso un fenomeno per il quale esse si appartengono l' Una all'Altra (pericoresi) e un altro per cui il Figlio è generato (non creato) dal Padre e si rende partecipe attivo di questa generazione. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio come da un unico principio. Tutt'e Tre le Persone sono alla parimenti operatve nella creazione: il Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo crea e sostiene il cosmo.

Venendo al solo Verbo, questi è di conseguenza Dio eterno con il Padre, partecipa della creazione e della redenzione. Qual è il significato del termine Verbo di Dio? Esso etimologicamente significa Parola divina, ossia il parlare e il rivelarsi di Dio e se già nell'Antico Testamento la parola divina (dabar) è allusiva anche dell'azione, in quanto nel solo parlare Dio agisce e realizza quanto proclama, la Parola che "in principio era presso Dio" è ancor più capace di intervenire più profondamente a vantaggio degli uomini: essa si rende carne. Il che significa che assume l'umanità per intero, si sottomette allo stato miserando e precario di essere uomini.

Dice nella sua Lettera sempre lo stesso apostolo: "poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi". Nell'Incarnazione abbiamo avuto la manifestazione cioè del mistero della vita, che si è reso manifesto pur rimanendo mistero."

Natale per Giovanni è pertanto questo: Dio eterno creatore, principio increato dal quale procede tutto il mondo, prende forma mortale e attua la sua convivenza con l'umanità. Il Dio eterno entra nel tempo, il Lontano diviene immediatamente nostro vicino di casa, anzi nostro fratello consanguineo.

Il Natale è il tempo propizio in cui la Sapienza, che era già esistente quando Dio creava il mondo realizza di scegliersi una dimora in mezzo a noi (I Lettura) e del resto Cristo stesso si configura come Sapienza del Padre e ineffabile caratteristica della vita in Dio e dell'eternità.

Come affermerà infatti Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Cor 1,24-30; Ef 3,1).

Mentre le nostre consuetudini ci spronano ad osservare con meditazione la grotta di Betlemme con il suo fascino presepiale pittoresco, la liturgia ci invita quindi a considerare che ciò che stiamo osservando è il Mistero ineffabile di Dio che ha raggiunto l'umanità rendendosi a noi vicino e comunicativo al massimo: il Dio eterno che viene ad abitare in mezzo a noi nelle fattezze di un Bambino. Siamo esortati ad ossequiare con ammirazione la vera onnipotenza del nostro Dio, la quale si caratterizza come amore di donazione assoluta. L'amore diventerà definitivamente espressivo nella croce di Gesù, che sarà il prezzo del nostro riscatto, ma già adesso esso assume aspetti di profonda concretezza e di indubbia predilezione per l'uomo visto che a vantaggio dell'uomo nel Bambino Dio si fa uomo.

In Cristo Bambino Dio dimostra che c'è grande compatibilità fra Dio e l'uomo. Non per le caratteristiche della natura umana, che è sempre fragile, precaria e limitata, ma per l'intraprendenza di Dio stesso che per amore dell'uomo può veramente tutto, anche diventare compatibile egli stesso con la nostra fragilità pur restando Dio perfetto affinché anche noi possiamo partecipare nella santità e nella perfezione della stessa vita divina: la salvezza e il riscatto dal peccato sono infatti il vero motivo per cui con urgenza il Verbo ha deciso di farsi carne e di abitare in mezzo a noi e tale possibilità di riscatto è resa possibile solamente dell'efficacia dell'onnipotenza d'amore di Dio. Lo stesso Cristo Bambino ci ragguaglia del fatto che Dio non è geloso e impuntato sulla propria divinità e grandezza, ma tende a farsi egli stesso piccolo e spaurito perché noi conquistiamo grandezza.

Il Verbo di Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi apporta innovazioni alla nostra vita e alla nostra quotidianità, assumendo il nostro tempo e configurandosi con ciascuno di noi mentre procediamo nelle nostre ansie vittime delle nostre miserie e dei mali che ci caratterizzano e che non di rado procedono da noi stessi. L'innovazione più caratterizzante consiste nel rinnovamento, cioè nella trasformazione radicale del cuore che apporti un passaggio risolutivo dall'illusorietà del male alle garanzie suscitate dal vero bene; dalla fallacia del peccato alla soddisfazione di cui si fa esperienza nell'amore e nella giustizia.

Possa davvero il Verbo della vita Bambino risollevarci e sostenerci nella nostra fatica di vivere da uomini.

 

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