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TESTO Commento su Giovanni 1,1-18

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Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2013)

Vangelo: Gv 1,1-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Durante il doloroso esilio a Babilonia, l'inviato di Dio porta parole di consolazione al popolo, come se l'esilio fosse concluso. Già vede la carovana degli esiliati verso Gerusalemme, preceduta da un messaggero che corre come avesse le ali ai piedi per dare la notizia dell'arrivo dei deportati. Il profeta contempla la scena dall'alto del monte di Gerusalemme: vede il messaggero, in città esplode la gioia, le sentinelle dalle mura scrutano lontano, gli esiliati ritornano da Babilonia e in testa li guida il Signore! Ezechiele aveva visto la gloria del Signore allontanarsi dalla città santa distrutta e seguire il suo popolo in esilio. Ora ritornano insieme. La schiavitù è finita.

La realtà fu diversa. All'arrivo a Gerusalemme il gruppo di esiliati non trovò nessuna esplosione di gioia, ma un'accoglienza fredda, con contrasti fra i residenti e i nuovi arrivati. Il profeta si era illuso? Il popolo cominciò a capire: il ritorno da Babilonia era solo l'immagine di un'altra liberazione che Dio aveva in mente. Bisognava aspettare Gesù. E Giovanni, nel Prologo compone un inno sublime che contiene il seme di tutto lo sviluppo: Gesù inviato del Padre, sorgente di vita, luce del mondo, pieno di grazia e di verità, Unigenito nel quale si rivela la gloria del Padre.

Nella prima strofa Gesù è la Sapienza di Dio, che pianta la tenda in mezzo a noi, che rivela agli uomini il volto di Dio. Egli è la Parola ultima di Dio, la stessa che ha creato il mondo. Questa Parola nel mondo divide la storia in tenebre e luce (dove c'è lui), come una spada. Alla fine la luce avrà la meglio.

La seconda strofa è sulla figura del Battista, vero testimone della luce perché ha saputo riconoscerla e indicarla.

La terza strofa mostra Cristo luce autentica, che conosce il rifiuto e la chiusura. Gli uomini - persino la sua gente - preferiscono l'oscurità. Gesù stesso si meraviglierà dell'incredulità dei suoi conterranei. Significa che la luce non s'impone, lascia liberi di scegliere fra benedizione e maledizione. Chi crede nella luce gioisce e diventa figlio di Dio, un diritto inaudito.

La quarta strofa è il culmine del prologo; parole che oggi ascolteremo in ginocchio, stupiti di fronte a Dio che per amore si spoglia della sua gloria e prende la nostra carne, diviene uno di noi.

La quinta strofa ripresenta il Battista che grida in favore di Gesù.

La sesta strofa è il canto di gioia a Dio per il dono incredibile e inarrivabile. Ora per conoscere il Messia basta contemplare Gesù in quello che fa', che insegna. Soprattutto nel momento più alto della "gloria", sulla croce. In quella il Padre ha detto tutto.

Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

 

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